BANCHI DI NEBBIA

Tamponi agli studenti, i presidi frenano

I dirigenti scolastici pongono alla Regione una serie di problemi. Il consulente Presti: "Pronti a risolvere eventuali difficoltà. Rivedremo il documento, ma non cambieremo i programmi". Mentre Novara è già partita, si cerca di scongiurare ritardi

E pensare che c’era chi avrebbe voluto fare i temponi a tutti gli studenti, dalle elementari alle superiori. Intento lodevole quanto foriero, nella sua traduzione pratica, di problemi che ben si possono immaginare se già il piano Scuola Sicura che prevede solo i test, su base volontaria, per gli alunni delle seconde e terze medie, oltre che per il personale docente e non docente, incontra più di un ostacolo tanto da metterne in forse una partenza senza scossoni e il prosieguo come annunciato e auspicato, in primis dal presidente della Regione Alberto Cirio, all’atto della presentazione negli ultimi giorni dello scorso anno.

Atmosfera diversa quella della videoconferenza, organizzata dall’ufficio scolastico regionale, in cui ieri i dirigenti scolastici hanno interloquito e, soprattutto, discusso con Pietro Presti, il consulente del governatore in materia di Covid e coordinatore degli epidemiologi che ha curato il progetto di screening scolastico. Quella che sarebbe dovuta essere l’illustrazione, nei dettagli, della fase operativa con un ruolo importante, ma non certo esclusivo, degli istituti scolastici molti dirigenti hanno sollevato problemi e obiezioni. C’è chi pone il problema della raccolta delle adesioni, chi quello della comunicazione del progetto alle famiglie, chi ancora lamenta le difficoltà date dalla distanza rispetto all’hot spot più vicino dove fare i tamponi e via così. A fronte del caso di Novara dove si è partiti ancor prima che la Regione sventolasse la bandiera a scacchi, nel resto del Piemonte si annuncia un piano a macchia di leopardo e, probabilmente, a passo di tartaruga.

“L’obiettivo dell’incontro era quello di condividere con i dirigenti scolastici il progetto, già configurato per essere sostenibile sia dal punto di vista organizzativo che sanitario”, spiega Presti. “Effettivamente c’è stata una serie di rilievi e di questioni. Qualcuno ha chiesto perché i tamponi anziché negli hot spot non si facciano nelle scuole, una soluzione che è già stato spiegato non è percorribile. Altri hanno evidenziato l’indisponibilità di alcuni genitori a portare i figli a fare i test. E poi ci sono altri elementi di criticità, su cui lavoreremo in questi giorni”, ammette il manager ingaggiato da Cirio. Tant’è che il documento presentato ieri “sarà rivisto, tenendo presente che l’impostazione sostanziale non cambierà” e un incontro tra Presti e il direttore dell’ufficio scolastico regionale Fabrizio Manca è già in agenda. Nel frattempo è attesa anche una presa di posizione dell’Anp, l’associazione di rappresentanza dei dirigenti scolastici che peraltro aveva accolto con favore, così come i sindacati, il progetto di screening varato dalla Regione. 

Difficile non intravvedere, tra le questioni concrete sollevate, una sorta di resistenza da parte di alcuni présidi, anche figlia del clima di frustrazione generato da incertezze e misure contrastanti sulle riaperture delle scuole. “Ricordiamo che il piano prevede solamente che il referente Covid di ogni scuola raccolga le adesioni, una sola volta. Poi tutto il resto della procedura non richiede più l’impegno degli istituti” spiega Presti, sottolineando implicitamente come l’onere chiesto alle scuole non sia così gravoso. Nonostante ciò i problemi restano e ieri sono venuti fuori, pur tra altre posizioni decisamente favorevoli. “Sappiamo bene che le scuole in questi mesi sono state duramente provate dalle misure imposte dalla pandemia, hanno dato già molto – ammette il consulente della Regione –. Noi stiamo chiedendo ancora qualcosa in più, ma che crediamo sia del tutto sostenibile”. 

Presti annuncia anche che “laddove ci fossero delle specifiche difficoltà di ordine strutturale, legate al territorio o altro ancora, cercheremo soluzioni adeguate”. L’obiettivo, ovviamente, è quello di una adesione totale o comunque molto alta delle scuole che, nella loro autonomia, possono decidere di partecipare o meno al progetto regionale. “Quel che ancora manca è la comunicazione. Prima di tutto devono convincersi i dirigenti scolastici dell’importanza del piano, per poi trasmettere il messaggio alle famiglie”.

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