Covid: rassegnazione locali Torino, poche adesioni a protesta

"Noi restiamo chiusi, è poco ma sicuro". I proprietari di un bar di piazza Savoia, a Torino, non hanno nessuna intenzione di aderire alla protesta 'Io resto aperto' lanciata a livello nazionale in vista del nuovo Dpcm che decreta il divieto d'asporto dalle 18 per i locali che non fanno cucina. Un tam tam che è scattato attraverso i social ma che sotto la Mole non convince, come confermano i locali di via Garibaldi. "Chiuderemo alle 18 come stabilito - dicono i commercianti - perché il rischio di essere multati o di chiusura per mano delle forze dell'ordine mi procurerebbe un ulteriore danno". Sei mesi fa tra i ristoratori c'era rabbia, ora il sentimento è di attesa e rassegnazione: "Arrabbiarsi e imprecare è un lusso che non posso permettermi più", spiega il titolare di un noto ristorante-pizzeria di via Verdi, in pieno centro dove il proprietario ha deciso di servire solo pizze e non fare più cucina. "Vista la situazione siamo stati costretti a prendere questa decisione e a ridurre il personale a malincuore, ma troppe decisioni che cambiano mentre noi dobbiamo ancora risollevarci dal primo lockdown". Chi protesta contro il Dpcm, come ad esempio le Mascherine Tricolori, tramite i social invita i ristoratori che aderiscono a 'Io resto aperto' a segnalare l'indirizzo del locale per chi vuole consumare disobbedendo. Anche a Vanchiglia, dove spesso i ristoratori hanno fatto sentire la voce del loro dissenso, confermano che non resteranno aperti: "Sceglieremo altre forme di protesta che non vadano a peggiorare la nostra già precaria situazione".

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