Il vuoto della politica e il silenzio della Sinistra

La Politica sta vivendo un’epoca di profonda crisi. Uno stato di salute critico che genera apprensione in chi crede ostinatamente nei valori della rappresentanza popolare, ma soprattutto uno stato perenne di ansia per chi è consapevole delle conseguenze derivanti dalla fragilità in cui versano le istituzioni democratiche.

La sfiducia crescente nei confronti del potere costituito è proporzionale all’incapacità dei leader di dimostrare autorevolezza e affidabilità nel guidare il Paese. Corruzione, rete clientelare, interessi personali sono fattori che di frequente completano il quadro in cui operano gli eletti nelle assemblee e nei consigli. Individui che spingendosi oltre ogni limite etico creano un vulnus, ossia un pericoloso vuoto nella gestione dello Stato, pronto a essere riempito da demagoghi e populisti vari.    

La rappresentanza popolare è in un buco nero che sembra voler inghiottire ogni cosa, inclusi gli esempi recenti e passati di buone pratiche di governo. Nel secondo dopoguerra una classe dirigente che ha provato sulla propria pelle il carcere, il confino e la clandestinità a causa della dittatura, ha avuto accesso al Parlamento: il ventennio fascista ha forgiato con la tortura intellettuali granitici. I sopravvissuti a quegli anni terribili hanno messo a disposizione della collettività, e dei beni comuni, la dura esperienza maturata nella lunga lotta al regime.

Inevitabilmente il tempo ha privato la nostra comunità di gran parte dei padri costituenti: politici dalle ricette economiche sovente contrapposte, ma capaci di trovare una sintesi durante la redazione della Carta fondamentale. Scomparsa di un brillante universo non accompagnata dal passaggio delle consegne alla nuova generazione, ai moderni quadri di partito. Uno strappo culturale insanabile (un ricordo è qui dovuto a Emanuele Macaluso scomparso il 19 gennaio scorso).

Il tempo ha favorito l’affermarsi di un modo diverso di amministrare la nazione e il territorio, una pratica meno attenta alla cura degli interessi comunitari ma sensibile al mantenimento del Potere, oramai trasformato nel fine anziché nel mezzo. Legislatura dopo legislatura, la volontà degli esecutivi è caduta ostaggio dei grandi interessi economici nonché delle clientele. Scandali e atti di concussione sono la conseguenza diretta di un agire politico abituato a confondere gli ambiti privati con quelli pubblici, gli interessi personali con quelli collettivi, e da cui deriva un senso comune popolare che tende ad assimilare le Camere a un bar frequentato da loschi personaggi.

Gli elettori hanno reagito al malessere in cui è caduta la nostra Democrazia (molto lontana da quella definita “Diretta”) affidandosi a soluzioni incentrate sul taglio dei seggi, dei vitalizi e delle indennità secondo il curioso principio “Sono un bubbone, almeno paghiamoli poco e riduciamo il loro numero”, purtroppo senza mai riflettere davvero sulle cause e le radici della deriva istituzionale. Abili manipolatori sono stati efficaci nell’indurre indignazione nel tessuto sociale grazie a un miscuglio di fake news e slogan dosati alla perfezione.

La fine del collante garantito dagli ideali ha di fatto personalizzato la politica, infilandola poi in un circolo vizioso dove i soldi impongono le dinamiche dei processi normativi e pure il vincitore delle elezioni. Il sistema statunitense ha fatto scuola insegnando come si consegna la presidenza del Paese a miliardari insieme al metodo idoneo per favorire le lobbies industriali e finanziarie. Potere democratico dai pedi di argilla che per non cadere è costretto a creare nuovi nemici della patria, cosicché distrarre la popolazione dai problemi reali legati alla disoccupazione e alla povertà diffusa.

Il vuoto lasciato dalla democrazia partecipata viene allora riempito da nazionalisti, sovranisti, razzisti, ossia da quelle realtà intrise di paure indotte a dovere da carrieristi ricchi e senza scrupoli. In questo modo si spiega come si possa mettere in gioco la propria vita per difendere i privilegi di un potente in delirio narcisistico, ma anche perché alcuni disagiati diano l’assalto al Parlamento americano.

Il neo assessore alla Sanità della Lombardia ha recentemente invitato il ministro Speranza a distribuire i vaccini anti Covid in base al Pil regionale: in soldoni, a premiare le aree produttive e ricche del Paese. Economia alla base delle scelte politiche, distinzione di classe quale principio della tutela sanitaria: sintesi di una comunità che affida le sue sorti al “privato profit”.

Una crisi difficile resa ancor più complessa dal confuso silenzio della Sinistra. L’unico punto di riferimento in questa tormentata navigazione è un’enciclica: Fratelli Tutti. Tocca a un Papa illuminato il compito di fare riflettere un popolo addomesticato e una classe politica mediocre.

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