La morte della montagna

Con il nuovo governo, composto da alcune persone di indubbio valore in cui tutti ripongono molte aspettative, si sperava in una diversa gestione della pandemia con una maggiore attenzione alle esigenze economiche dei soggetti più deboli in questo momento. Non nascondiamo la delusione per la conferma di alcuni ministri come Di Maio e Speranza che non hanno certo brillato per risultati ottenuti. Per il primo, considerato la caratura internazionale di Draghi, probabilmente non sarà un problema, perché con i leader internazionali sarà il presidente del consiglio a trattare, stante la familiarità che possiede con molti di essi. Per il secondo non sappiamo bene come possano essere migliorati i deludenti risultati ottenuti. Il primo atto del ministro Speranza nel nuovo governo è stata una chiusura generalizzata della montagna fino al 5 marzo, quando era ormai tutto pronto per la riapertura delle piste da sci. È comprensibile la prudenza, ma non è possibile bloccare delle attività economiche dall’oggi a domani senza causare disagi e danni economici. Non era proprio possibile trovare una soluzione per tenere la montagna aperta?

La pandemia sta facendo danni dappertutto, ma la montagna data la sua dipendenza dal turismo sta subendo danni incalcolabili. Da decenni in montagna è in corso uno spopolamento con le eccezioni delle località toccate dal turismo di massa e questo potrebbe essere il colpo di grazia per molte di queste. È frequente visitare paesini di montagna e verificare che prima erano borghi abitati da un certo numero di abitanti, con scuole ed attività economiche, mentre ora sono un agglomerato di seconde case con scarsi o nulli servizi e quel poco di attività economica resiste grazie al turismo marginale. La chiusura delle piste da sci causerà un danno enorme a quei paesi che grazie al turismo avevano trovato nuovo slancio. Lo spopolamento della montagna determinerà il ritorno alla natura selvaggia di ampie porzioni del territorio italiano che a prima vista potrebbe sembrare un vantaggio ecologico, ma non è così. Lo spopolamento di ampie porzioni del territorio significa un maggior inurbamento di altre con le conseguenze su inquinamento, traffico, danni ambientali e qualità della vita umana. A ciò si aggiunge la prolificazione di animali selvaggi come lupi, orsi e cinghiali che sono un pericolo per gli esseri umani e per gli animali domestici con ulteriori costi per il loro controllo. Si spera che questo governo abbia maggiore attenzione alle attività economiche, procedendo verso una riduzione della burocrazia e del carico fiscale e con investimenti nelle infrastrutture sia fisiche che digitali. Considerato che purtroppo è ineluttabile che il popolo italiano sarà indebitato fino al collo, almeno che i soldi vengano spesi bene.

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