Gavio e Ardian lanciano opa totalitaria su Astm

La famiglia Gavio lancia insieme ai francesi del fondo Ardian un'offerta pubblica di acquisto volontaria da 1,7 miliardi di euro finalizzata ad acquisire la totalità delle azioni di Astm, gruppo quotato in Borsa che gestisce 4.594 km di rete nel mondo (in Italia, Brasile e Regno Unito), di cui circa 1.423 in Italia, controllando varie concessionarie che gestiscono dalla Torino-Milano all'Autostrada dei Fiori. L'obiettivo ufficiale è il delisting della società, per consentirne il rafforzamento. Ma non è escluso che si punti anche ad avere le mani libere per entrare nel risiko delle autostrade, con il riassetto di Aspi ancora nel vivo. L'offerta, annunciata a sorpresa nella serata di sabato, è lanciata attraverso il veicolo NAF 2, società posseduta al 100% da Nuova Argo Finanziaria che a sua volta è partecipata al 60% da Aurelia (Famiglia Gavio) e al 40% da Mercure (fondo Ardian). NAF 2 riconoscerà un corrispettivo pari a 25,60 euro per ciascuna azione portata in adesione all'offerta (con un premio del 28,8% rispetto al prezzo di venerdì 19 febbraio e del 36,3% rispetto alla media ponderata delle azioni negli ultimi sei mesi). L'esborso massimo, in caso di adesione totalitaria all'offerta da parte di tutti i titolari delle azioni sarà 1.713.609.728 euro. Oggetto dell'offerta è la quota del 47,638% di Astm non ancora in mano alla famiglia Gavio e al fondo Ardian. Il capitale della società autostradale vede attualmente Nuova Argo Finanziaria come primo azionista con il 41,6%; il 41,3% è flottante, il 6,3% è in mano ad Aurelia, l'1,4% è a Nuova Codelfa, Mercure ha l'1,7% mentre il 7,6% è in azioni proprie. Obiettivo dell'operazione, "procedere al delisting della società", si spiega nella comunicazione ufficiale, per "rendere possibile una riorganizzazione" di Astm finalizzata al suo "ulteriore rafforzamento", "operazione più facilmente perseguibile nello status di non quotata". Astm va ad aggiungersi al numero crescente di società per le quali l'Opa viene scelta per portare l'azienda fuori dalla Borsa piuttosto che per acquisirne il controllo: un trend in crescita, come evidenziato da un recente studio della Consob, che ha riguardato oltre 60% dei casi tra il 2007 e il 2019.

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