MERCATO LIBERO

Arenaways aveva ragione

A dieci anni dal fallimento dell'azienda che sfidò Trenitalia sulle tratte locali, la sentenza del Consiglio di Stato che riconosce la responsabilità di Fs e delle sue controllate nell'ostacolare il concorrente. Una pronuncia che sa di beffa

Arenaways fu penalizzata da Reti ferroviarie italiane e Trenitalia (gruppo Fs) nel suo progetto di trasporto regionale alternativo tra il 2008 e il 2010, partendo dal collegamento tra Milano e Torino. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato (sentenza 1.101/2021) a seguito del ricorso promosso nel 2014 dall’Antitrust, che due anni prima aveva irrogato una sanzione di 100mila euro al gruppo Fs, cui fanno capo Rfi e Trenitalia, sanzionata per 200mila euro. Successivamente Fs e le due società controllate fecero ricorso al Tar, che lo accolse imputando non all’azienda ma al comportamento di “vari soggetti pubblici” la definitiva impossibilità di Arenaways di accedere al mercato, peraltro ancora in una fase di prima apertura alla concorrenza. Da qui il ricorso dell’Antirtust al Consiglio di Stato, che lo ha accolto parzialmente, isolando la posizione del gruppo Fs da quella di Rfi, oggetto di sanzione dimezzata a 50mila euro, e di Trenitalia, la cui sanzione rimane invariata, ritenute invece responsabili delle condotte lesive della libera concorrenza.

Insomma, ci sono voluti più di dieci anni di battaglia legale, sette solo per ottenere un pronunciamento del Consiglio di Stato (il ricorso dell’Antitrust risale, come scritto, al 2014) per avere giustizia. Intanto Arenaways è fallita e la concorrenza sui binari è rimasta una chimera. L’ultimo atto di una vicenda tutta italiana risale a quattro anni fa: “A.A.A. vendesi 6 carrozze ferroviarie, base d’asta 1,1 milioni di euro. Termine ultimo per la presentazione delle offerte il primo febbraio del 2017”. Questo il testo di un bando con cui si è conclusa la storia dell’imprenditore Giuseppe Arena, che con la sua “piccola e gioiosa macchina da guerra”, come l’aveva lui stesso definita, aveva provato a sfidare il monopolio di Trenitalia sulle tratte locali. Il fallimento risale al 2011, dopo aver visto la sua creatura deragliare contro un muro di burocrazia e omissioni di un sistema che voleva restare, di fatto, monopolistico.

Un progetto ostinato, quello dell’imprenditore, che parte con l’avventura Arenaways nel 2006: l’obiettivo dichiarato era quello di inserirsi come alternativa sulla Torino-Milano, ma per riuscire nel suo intento deve attendere 4 anni, durante i quali l’azienda si occupò del servizio treno con auto al seguito tra Amsterdam e Alessandria e Livorno. Nel 2010, dopo lunghe battaglie e numerose uscite pubbliche in cui non manca di lanciare strali a Trenitalia, accusata di volere impedire il suo ingresso nel mercato, parte il primo collegamento fra le due città, sogno del figlio di un ferroviere che, racconta in una conferenza stampa, ricordava ancora il giorno in cui ricevette il primo regalo alla Befana del Ferroviere, a 6 anni.

Il percorso, però è tutto a ostacoli e a luglio del 2011 arriva la parola fine con i libri portati in tribunale. Ma l’ostinato Arena non si arrende ancora e un anno dopo arriva l’annuncio del lancio del servizio Trenhotel sull’asse Nord-Sud grazie a nuovi investitori che rilevano il ramo d’azienda. Nonostante gli annunci e le promesse, però, dalla stazione non parte mai neanche un treno e per Arena si chiude definitivamente il capitolo ferroviario. Tentò l'avventura in politica nel 2013, candidato con Fare per fermare il declino di Oscar Giannino, ma senza essere eletto.

A dieci anni dal fallimento la pronuncia del Consiglio di Stato che ha il sapore amaro della beffa.

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