PALAZZO LASCARIS

Doppia preferenza e sbarramento,
l
egge elettorale ai nastri di partenza

La Lega scopre le carte e presenta la sua riforma. Allasia: "Pronti ad andare avanti, senza strappi ma senza indugi". Pd e M5s non fanno barricate. Pericoli in vista per i piccoli: sotto il 3% si resta fuori

Chissà che non sia davvero la volta buona. Dopo tante sterili discussioni e lunghe sedute di harakiri, durante la passata legislatura, pare esserci un cambio di marcia sulla nuova legge elettorale del Piemonte. Almeno a sentire coloro che la dovrebbero votare. Ieri, durante un gruppo di lavoro informale, la maggioranza ha finalmente scoperto le carte con una proposta firmata dal leghista Michele Mosca. Tra i capisaldi ci sono la doppia preferenza e la rappresentanza di genere nelle liste, due provvedimenti particolarmente attesi e che arrivano, fatalità, proprio nei giorni immediatamente successivi alla festa della donna. “Il centrodestra intende andare avanti spedito, senza strappi ma senza ulteriori indugi” dice il numero di Palazzo Lascaris Stefano Allasia. Così, un po’ per convinzione ma soprattutto perché la legge nazionale lo impone, un’aula composta da 43 uomini e 8 donne potrebbe davvero compiere un primo passo verso la parità di genere, introducendo la possibilità per gli elettori di esprimere due preferenze, anziché una, purché di sesso diverso. Novità anche sulla composizione delle liste in cui il sesso meno rappresentato non potrà scendere sotto il 40 per cento pena l’inammissibilità.

Tra i pilastri della riforma anche l’abolizione del listino bloccato e relativa distribuzione dei consiglieri da eleggere tra i collegi provinciali che restano tali e quali a quelli attuali, con il piccolo Vco che ottiene il secondo eletto “con gran soddisfazione di Alberto Preioni” malignano dal Pd. È previsto anche un premio di maggioranza: la coalizione o il partito che esce vittoriosa dalle urne ottiene il 60 per cento degli eletti se i suoi voti sono superiori al 50 per cento. Percentuale che scende al 57 per cento se i voti si attestano tra il 40 e il 50, mentre viene garantito comunque il 55 per cento degli scranni anche qualora i vincitori dovessero scendere sotto il 40 per cento. Su questo si è manifestata qualche perplessità sia dalla maggioranza sia dall’opposizione, con Forza Italia che ha posto l’accento sulla “generosità” di un tale premio a fronte di una forza che rappresenta meno di quattro elettori su dieci.

A far saltare sulla sedia i piccoli, invece, ci hanno pensato le soglie di sbarramento, finora non previste: fuori dal parlamentino di via Alfieri tutti i partiti che, in coalizione, non ottengono almeno il 3%. A dare un’occhiata alle elezioni di due anni fa, tra gli attuali cespugli del centrosinistra si salverebbe solo la lista Monviso di Mario Giaccone (che usufrì del traino di Sergio Chiamparino il cui nome era stampato in evidenza nel simbolo), mentre rimarrebbero fuori Moderati e Luv, che infatti già si preparano a dare battaglia. Un problema che porterà un po’ di agitazione tra gli alleati del Pd, mentre la triplice di maggioranza (Lega, Forza Italia e FdI) è ben al di sopra tali soglie e al limite può tenere la “pistola fumante” sul tavolo mentre tratta su altre questioni. Per quanto riguarda le soglie, ne è prevista una al 10 per cento per le coalizioni e una al 5 per i partiti fuori dalle alleanze, stile M5s (di una volta).    

Il Pd, che si è presentato al tavolo con due sue proposte – una firmata da Domenico Rossi, l’altra dall’omonimo collega Ravetti – è pronto a discutere a partire dalla proposta della Lega, ritirando le altre. “Ci sono dei nodi politici da sciogliere: su tutti, i premi di maggioranza e le soglie di sbarramento” spiega il capogruppo dem Raffaele Gallo che tuttavia non sembra intenzionato a erigere barricate, anzi.

Tra le novità che potrebbero essere introdotte dalla riforma anche quella, mutuata dalla Toscana, dei cosiddetti consiglieri supplenti che subentrano qualora un eletto venisse promosso in giunta. Ma attenzione, qualora dovesse essere dimissionato dal presidente il consigliere si riprenderebbe lo scranno e il “supplente” tornerebbe a casa. Una strada parallela, infine, dovrebbe essere quella del cambio di statuto dell’ente con l’allargamento della compagine di assessori esterni: attualmente il numero massimo è tre, ma tutte le forze sembrano d’accordo ad allargarla.

Tra una settimana, Allasia e i capigruppo s’incontreranno per fare il punto della situazione e analizzare le simulazioni richieste sulla base di questa proposta agli uffici. A quel punto l’iter legislativo potrà formalmente iniziare.