La guerra dei vaccini

Alcuni miliardi di anni fa, un piccolo pianeta arido ruotava intorno alla sua stella: il Sole. Il destino di quel mondo, privo di vita, sarebbe stato segnato per sempre se nello spazio non si fosse verificato un particolare evento catastrofico.

Secondo recenti studi di astrofisica, in tempi remoti un ammasso roccioso ricco di ghiaccio si è scontrato con Giove: dall’impatto sono state generate meteore che hanno vagato nel cosmo per poi schiantarsi in gran numero sul nostro pianeta, con il loro carico di acqua e di varie molecole. È così che con molta probabilità il nostro piccolo globo è diventato colorato di un magnifico azzurro e di un verde sgargiante. Dalle piccole molecole, tramite un processo lungo milioni di anni, si sono invece sviluppate creature marine, e poi quelle terrestri.

Animali di enormi dimensioni hanno abitato il pianeta dopo una serie di estinzioni di massa, nutrendosi di piante e vegetali giganteschi. Purtroppo per loro (ma non per noi) lo schianto di una cometa caduta al largo dell’attuale Golfo del Messico ha avvolto la Terra con una coltre di morte: quel mondo così sproporzionato è sparito nel nulla. La Vita però ha avuto ancora una volta la meglio, ed è così che infine è arrivata la nostra specie, insieme a tutti gli altri esseri viventi che animano la Terra.

La premessa non vuol essere una maldestra lezione di scienze naturali, ma un invito a riflettere su come è stato difficile, complesso, raro, costruire l’ambiente in cui sorgono le nostre comunità. Una serie di fortunate coincidenze, i cui effetti si sono manifestati nell’arco di intere epoche cosmiche. Processi delicatissimi dai ritmi ripetuti ossessivamente lungo smisurati spazi temporali. Un risultato dal percorso faticosissimo che ha dovuto fare i conti con almeno quattro cataclismi portatori dell’azzeramento dell’intera evoluzione in corso. Eppure, malgrado tutto, la Vita tenacemente ha resistito e noi siamo qui, con la nostra intelligenza e una buona dose di cieco egoismo.

Stupisce, oltre a preoccupare, il nostro eccezionale impegno diretto ad annientare nuovamente tutto. Non dimostriamo il minimo rispetto per la Natura che ci ha accolto, ringraziata sfruttandola malamente ogni giorno, così come prestiamo pochissimo riguardo per i nostri simili. Umanità afflitta da un pericoloso autolesionismo, che si lamenta di continuo per l’aggressività di un virus creato da lei stessa bruciando foreste, nonché costruendo città in quelli che in passato erano ecosistemi abitati da una fitta varietà biologica. Possiamo dare la colpa a creazioni artificiali in laboratorio per pulire la coscienza collettiva, con fare pilatesco, ma anche in una tale ipotesi il Covid19 sarebbe la conseguenza del nostro agire.

Siamo così bravi da riuscire a sfruttare pure l’epidemia, trasformandola in profitto per pochi a svantaggio dei più. Abbiamo monetizzato tutto: mascherine (modelli lux e basic), gel disinfettanti, respiratori ospedalieri, tamponi rapidi e, dulcis in fundo, vaccini.

Gli ultimi fatti sono strazianti. I partner nazionali europei hanno pagato la ricerca dei prodotti farmaceutici idonei a immunizzazione i cittadini dell’Unione. In seguito, i medesimi Stati hanno velocizzato le procedure per immettere i vaccini sul mercato e, appena possibile, li hanno acquistati in gran quantità lasciando però i brevetti ai dirigenti delle aziende produttrici. Una trafila passata sottotraccia per mesi ed emersa solo con la morte per infarto di un professore di musica, avvenuta quattordici ore dopo aver ricevuto una dose del vaccino AstraZeneca (evento eziologicamente non collegato).

Il dramma personale ha scoperchiato la pentola mettendo così in luce la spietata guerra commerciale che regge le fila della produzione e della distribuzione delle preziose fialette antivirus. La momentanea sospensione dell’inoculazione del prodotto inquisito ha dimostrato la drammatica fragilità del sistema vaccinale europeo. Un mercato farmaceutico (di questo trattasi) chiuso, monopolista e privatizzato che non ammette concorrenti. La realtà imprenditoriale del settore farmaceutico sembra costantemente impegnata a innalzare barricate invalicabili nei riguardi dei vaccini russi e cinesi (prodotti dalla macchina statale). In particolare gli scudi sono stati schierati a freno del prodotto Sputnik V: vaccino elaborato dal Centro nazionale di ricerca epidemiologica e dal Ministero della Difesa russa (gli stessi scienziati che hanno progettato il vaccino contro l’ebola).

Significativa la recente presa di posizione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel: “Non dovremmo lasciarci ingannare dalla Cina e dalla Russia, regimi con valori meno desiderabili dei nostri, che organizzano operazioni molto limitate ma ampiamente pubblicizzate per fornire vaccini ad altri”. Parole degne di una guerra fredda commerciale giocata però sulle teste dei cittadini (nello specifico dei più fragili).

A ulteriore conferma dello scontro in atto giungono le dichiarazioni rilasciate dall’Ema (European Medicines Agency), che ha definito l’utilizzo di Sputnik in questa fase “Qualcosa di simile a una roulette russa”. Affermazioni molto dure a cui il portavoce del Cremlino (Dimitry Peskov) ha replicato con forza, ricordando come il vaccino russo sia stato giudicato efficace al 91% da autorevoli riviste scientifiche e sia già stato autorizzato da 46 nazioni.

L’immagine dei soggetti a cui è stata affidata la nostra Salute non è delle più rassicuranti, e genera una sofferenza profonda leggere invece delle azioni messe i campo dalle autorità sanitarie cubane. Nell’isola caraibica la lotta al virus è affidata alla prevenzione territoriale, tramite una fitta rete di medici di base, e alla somministrazione del vaccino Soberana 2: farmaco pubblico al 100%, nonché adattabile alle varie tipologie cliniche dei pazienti a cui viene iniettato. La stessa vaccinazione del continente africano è affidata alle fiale statali fabbricate a Mosca e a Pechino.

Questa non è una goffa lezione di scienze naturali, ma semplice materiale a cui dedicare qualche prezioso attimo di riflessione personale (anche se l’articolo non sarà condivisibile a causa del tema trattato, per cui bloccato dai social preventivamente). Note da approfondire per tirare le dovute (e libere) conclusioni su un modello socio sanitario incentrato sulla visione neoliberista della società. Il primato del Mercato su ogni cosa.

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