LOTTA AL COVID

Vaccini, in campo solo un terzo dei medici di famiglia

E di questi appena 400 camici bianchi piemontesi somministreranno le dosi nei loro studi. Dopo lo sblocco di AstraZeneca Cirio annuncia 20mila vaccinazioni al giorno entro fine mese. Contagi a quota 3mila e continuano ad emergere casi nelle Rsa

“Ripartiamo, eravamo pronti a farlo con il dito sulla tastiera per dare il via”. Il giorno in cui, arrivato l’atteso ok dell’Aifa dopo la decisione comunicata ieri dell’Ema, riprende la somministrazione del vaccino AstraZeneca il presidente della Regione Alberto Cirio annuncia che entro la fine di marzo in Piemonte sarà raggiunto l’obiettivo delle 20mila vaccinazioni al giorno. Di queste, nelle previsioni di oggi, 3.500 saranno effettuate nei centri privati che hanno finora aderito. Al momento non ci sono grossi problemi di disponibilità: nei magazzini ci sono 104mila dosi di AstraZeneca, 16.500 di Moderna e 28mila di Pfizer. Previste anche le prossime forniture: 9.200 il 20 marzo, 9.550 tra il 22 e il 27, 88mila entro il 3 aprile per AstraZeneca; 27.200 il 20 marzo e 39.600 tra il 29 marzo e il 3 aprile per Moderna; 84.240 dosi il 23 marzo, più altre 85.410 il 29 e 126.360 il 5 aprile per Pfizer.

Resta il problema del personale. Per arrivare all’obiettivo delle 20mila dosi al giorno indicato da Cirio e, possibilmente, superarlo servono medici e infermieri. E spunta così un Cavour nelle vesti dello Zio Sam che, indice puntato, dice “Il Piemonte ha bisogno di te”. È l’appello a quello che il governatore definisce “l’esercito del vaccino”: operatori sanitari in servizio e in pensione, ma anche strutture private e volontari. Un invito che trova più di una giustificazione: basti pensare che ad oggi su oltre 3mila medici di famiglia soltanto 400 di essi ha dato la disponibilità per vaccinare nei loro studi e 805 per farlo nei centri vaccinali. Altro che la grande disponibilità sbandierata dai sindacati di categoria.

Insomma, occorre trovare personale, ma c’è pure da evitare quanto più possibile l’effetto rinuncia che quanto accaduto sul prodotto di AstraZeneca è intorno al 10 per cento, e allora ecco affidarsi anche a volti noti – da Piero Chiambretti a Evelina Christillin, da Ezio Greggio ad Alba Parietti – per una serie di spot pro-vaccino. Cambia anche la procedura di avviso per gli over 80: entro il 22 marzo tutti riceveranno l’indicazione del giorno e dell’ora in cui presentarsi al centro vaccinale, “in maniera da evitare preoccupazione in chi non avendo ancora ricevuto indicazioni teme qualche disguido”, ha precisato Cirio che ha fissato alla metà di aprile il termine per almeno le prime dosi per gli ultraottantenni. Sono invece già 128mila le adesioni raccolte nella fascia dai 70 ai 79 anni, proprio quella che avrebbe dovuto avere un pesante apporto dai medici di medicina generale.

Qui il Piano Vaccini aggiornato

Sul fronte dei contagi, oggi si fiora la quota dei 3mila, con 2.997 casi mentre salgono dopo un giorno di stati i ricoveri sia nei reparti di degenza con 53 in più per un totale di 3.332 sia nelle terapie intensive con 11 posti in piu e un dato complessivo di 326. ”Numeri ancora molto alti”, come ha osservato il governatore. E restano criticità anche nelle Rsa, i luoghi dove insieme agli ospedali, si è incominciato a vaccinare dall’inizio della campagna. Gli ultimi dati indicano 47 i casi di contagio nelle strutture assistenziali. “Da prima dell’inizio delle vaccinazioni ad oggi il tasso di mortalità nelle Rsa è passato dal 2% allo 0,58 e su una popolazione di 70mila persone i casi di Covid segnalati si aggirano attorno al centinaio ogni settimana”. Un dato che deve far riflettere e che non può che portare a considerare il problema della scelta da parte di alcuni operatori di non vaccinarsi. Una questione che riguarda anche gli ospedali e che ad oggi, in mancanza di una norma nazionale, rappresenta una pericolosa falla nel sistema.

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