BANCHI DI NEBBIA

Scuola in piazza: "Presente". Protesta per tornare in aula

Giornata di mobilitazione anche in Piemonte contro la didattica a distanza e per la riapertura. L'allarme degli psicologi piemontesi sui danni prodotti dalla chiusura: aumentate fobie, malesseri e disagi di bambini e adolescenti. Giacometto (FI): "Approvare il test salivare"

Appesi alle parole di Mario Draghi – “Speriamo di aprire le scuole dopo Pasqua, anche nelle zone rosse, se la situazione lo permette” – e con piedi ancora una volta ben piantati a terra, in piazza. A Torino sarà piazza Carignano, dalle 10 e mezza di questa mattina, in altre città altri luoghi, ovunque per portare fuori lo sciopero delle lezioni in casa. Sit-in e presidi sono previsti anche a Novara, Asti, Ivrea e in molti comuni del Cuneese dove le proteste proseguiranno anche domani.

Scriveranno “Io oggi sciopero contro la chiusura delle scuole” su un foglio che poi inquadreranno con la telecamera del computer a microfono spento per tutta la durata della lezione che non ci sarà. Come tanti anni fa quando alla tivù compariva un po’ tremolante un cartello che avvisava la ripresa “al più presto possibile” delle trasmissioni. Qui, nella scuola oscurata salvo brevi sprazzi da ormai un anno, la ripresa al più presto possibile è una richiesta che monta, pure dopo aver ascoltato quel che ha detto il presidente del consiglio e, dunque, togliendo quel “se” anteposto dal premier, perché chi protesta è convinto che le condizioni lo permetteranno. Anzi lo permetterebbero già adesso. La tesi sostenuta dal movimento Priorità alla scuola, che proprio a Torino ha avuto il suo battesimo e da qui con le pasionarie in erba Anita, Maia e Lisa si è propagato nell’Italia che vuole figli e nipoti sui banchi, è infatti quella della scuola luogo sicuro, dove non ci si contagia e dove quindi non c’è ragione che le aule restino vuote. Vuote come quella parte di vita, educazione, crescita che lascia la Dad, acronimo ormai sempre più assimilabile a quello di un virus e che come lo fosse si diffonde su una precauzione il cui eccesso ormai cede alla paura, contrasta le evidenze dei dati e finisce per avere effetti, poi mica tanto collaterali, di cui allarmarsi.

“Le decisioni prese a partire dal 2 marzo, di fronte al rialzo della curva dei contagi causati dalla pandemia, avranno conseguenze a lungo termine sul futuro della formazione, dell'educazione dei bambini e delle giovani generazioni, e della scuola”, avvertono gli psicologi piemontesi in un documento del loro Ordine. “Le scuole sono state costrette a reinventarsi, dovendo adattarsi rapidamente a un nuovo modo non solo di fare le cose, ma anche di creare relazioni e ponti con gli studenti, con le famiglie, con la comunità, in un modo finora concepito come atipico. Cogliere il senso e l'impatto che queste interruzioni ed intermittenze (apertura-chiusura-riapertura-chiusura) stanno avendo sulle bambine e sui bambini, sulle studentesse e sugli studenti, sugli insegnanti, sulle famiglie, sulla scuola, non è solo fondamentale ma doveroso", spiegano. “Gli studi scientifici nazionali e internazionali sono concordi nel ritenere che il disagio psicologico in età scolare e adolescenziale è aumentato. La ricerca evidenzia che le problematiche legate alle fobie sociali, alle somatizzazioni, alle forme di evitamento relazionale, alle risposte depressive, se da un lato rinforzano la risposta comportamentale del rimanere a casa, utile al contenimento della diffusione del virus – si legge nello studio dell’Ordine degli psicologi del Piemonte – dall’altro creano ansie anticipatorie e malessere psicologico e relazionale in persone di sempre più giovane età”.

Famiglie e insegnanti squadernano studi che confermano come a scuola il rischio contagio sia estremamente basso, certo meno di quello che i ragazzi corrono stando uno appiccicato all’altro fuori dalle aule. “Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio”, sostiene uno studio degli epidemiologi dell’Ieo di Milano. 

Non c’è, questa volta una Regione più restrittiva dello Stato. C’è la decisione del Governo il cui premier si augura di poter rivedere dopo Pasqua. E forse, per far questo, potrebbero venire in soccorso quei tamponi salivari, invocati da molti guardando a un rapido ritorno nelle aule almeno per le scuole dell’infanzie e fino alla prima media. “È necessario istituire un monitoraggio capillare e tempestivo dell’andamento dei contagi nelle scuole, con test periodici per studenti e docenti”. Su questa ipotesi di lavoro, il commissario Francesco Paolo Figliuolo sta sicuramente valutando le modalità più efficaci per raggiungere l’obiettivo. A tal proposito – osserva Carlo Giacometto, deputato di Forza Italia – secondo uno studio realizzato da un team di ricercatori dell’Università Statale di Milano coordinati dal professor Gian Vincenzo Zuccotti, il sistema per riaprire in sicurezza le scuole esiste già, e basterebbe approvarne l’utilizzo a livello ministeriale. Giacometto si riferisce proprio al “test salivare molecolare, efficace al 98% per cento e quindi più attendibile del test salivare antigenico, per nulla invasivo ed eseguibile anche a casa da chiunque, cosa che lo rende particolarmente adatto ai bambini, nonché a basso costo. Negli Stati Uniti questo test è già in uso da mesi, e stati come Francia, Svizzera e Giappone ne hanno approvato l’utilizzo. Perché non partire da subito anche in Italia, condividendo con il Cts tale innovazione?– .

C’è da sperare che al test non accada quel che successe per i termoscanner mesi addietro quando dal mondo della scuola vennero sollevati problemi anche solo per misurare la temperatura agli alunni e che l’autorizzazione arrivi presto. Forse una parte della protesta, legittima e motivata, che porta oggi a scioperare contro la scuola chiusa nel Paese primo in Europa per giornate perse, potrebbe essere indirizzata proprio a sollecitare una rapida approvazione di questo test e di altre misure che possano sciogliere la riserva di Draghi, senza lo spettro concreto di nuove chiusure.

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