LOTTA AL COVID

Situazione critica negli ospedali, "ma il Valentino non va riaperto"

Continuano i trasferimenti di malati in altre province, il Dirmei, però, boccia l'utilizzo dei 455 posti letto nell'ospedale da campo di Torino. "Riusciamo a ricoverare in tempi ragionevolmente rapidi". Stretta sulle ferie nelle festività di Pasqua

“Situazione delicata”. Usa proprio questo aggettivo il Dirmei per descrivere cosa sta succedendo ormai da giorni negli ospedali torinesi, sempre più congestionati. Che le immagini dei pazienti in barella sui pianerottoli o in attesa per ore nei Pronto soccorso non siano proprio quelle della delicatezza risulta difficile smentirlo. Ma tant’è, per il dipartimento che gestisce l’emergenza e che da giorni coordina i trasferimenti di decine e decine di malati da Torino in altre province questa è la definizione di quanto succede.

E mentre i pazienti continuano a essere sballottati da un ospedale all'altro, i vertici del Dirmei puntualizzano che le maggiori criticità si riscontrano proprio riguardo i pazienti a media e bassa intensità. Gli stessi, soprattutto gli ultimi, per i quali è stato realizzato l’ospedale da campo del Valentino. Che, però, come si evince dalla nota firmata dal capo del dipartimento Emilpaolo Manno, dal coordinatore dell’area sanitaria Elide Azzan e da quello dell’area ospedaliera Sergio Livigni, non va riaperto. Questo perché, a fronte del quadro di cui si è appena detto e fortemente denunciato dai sindacati dei medici e degli infermieri “è stato garantito il ricovero necessario sia di pazienti Covid, sia non Covid, in tempi sufficientemente rapidi”. (Qui la nota del Dirmei sul Valentino)

Quale sia il parametro per misurare i tempi, non è chiaro. Sempre più chiara, in attesa di smentite concrete, appare la vera ragione della mancata riattivazione dei 455 posti letto del Valentino, ovvero la mancanza di personale per farlo funzionare o, comunque, la scelta da parte di Città della Salute che ne ha assunto dall’inizio la gestione di non utilizzare quella grande disponibilità di posti, preferendo lasciare che i pazienti vengano trasferiti in strutture delle altre province.

Come se non bastasse questa, va aggiunta un’altra situazione "paradossale" denunciata dal sindacato degli infermieri Nursind. Riguarda la lettera inviata sempre dal Dirmei alle direzioni delle aziende sanitarie con la quale si chiede di “mantenere invariate le condizioni che permettono una sicura e e continua assistenza ai pazienti Covid e non Covid. In particolare si richiede di garantire le turnazioni del personale medico, di assistenza e supporto previste, anche nel periodo delle festività pasquali”. (Qui la nota del Dirmei sulle turnazioni del personale sanitario)

Immediata la reazione del sindacato: “Credevamo di averne viste tutte, ma questo ha dell'incredibile. – sbotta il segretario provinciale di Nursind Giuseppe Summa -  Nella comunicazione si chiede alla direzioni di mantenere lo stesso standard clinico e assistenziale durante le festività pasquali, come se non ci si rendesse conto che il personale ormai stremato lo sta facendo da un anno  a questa parte. Non c'era bisogno certo di una  comunicazione da parte del Dirmei per specificarlo”. Polemica anche la replica dell’Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri: “Rispediamo al mittente l’offensiva Circolare del Dirmei con cui si richiede alle Aziende di garantire le turnazioni del personale medico, in relazione alle necessità delle condizioni dei pazienti, anche in periodo delle Festività Pasquali. La Circolare richiede di limitare le ferie, in pratica. Come se i medici, e tutto il personale ospedaliero, non avessero dato prova a sufficienza del loro spirito di servizio, della loro abnegazione, ma fossero al contrario pronti per le gite fuori porta.Sarebbe forse il caso che il Dirmei si occupasse di garantire il potenziamento dell’attività territoriale, anziché quella ospedaliera. E di verificare che nessuno dei vertici dell’Unità di Crisi o assessorato abbia intenzione di partire per qualche viaggio, per esempio di nozze”.

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