POTERE & POLTRONE

Fondazione Crt, Cirio e Appendino
non digeriscono l'uovo di Quaglia

Governatore e sindaca contro il piano proposto dal presidente per il rinnovo del Cda: promuovere nel board gli attuali consiglieri più anziani. Con i vertici delle istituzioni anche il numero uno della Camera di commercio Gallina. Diplomazie al lavoro

Aveva scodellato l’uovo di Colombo risolvendo il problema del rinnovo del cda, precluso a tutti gli attuali componenti per limite di mandato, senza immaginare che alla fine ne sarebbe uscita fuori una frittata Raccontano di un Giovanni Quaglia scuro in volto all’uscita del Palazzo della Regione, giovedì scorso. Poco prima, nell’ufficio del governatore, sia Alberto Cirio, sia la sindaca Chiara Appendino, così come il presidente della Camera di Commercio Dario Gallina gli avevano, di fatto, bocciato il suo progetto – frutto della consumata abilità ed esperienza maturata alla veccia scuola democristiana e adeguata al mondo delle casseforti territoriali – per una transizione di incarichi senza eccessivi scossoni e, soprattutto, evitando assalti alla diligenza di incerto destino e sicuro rumore.

Il piano predisposto dal presidente della Fondazione Crt, in vista dell’imminente rinnovo del board, era ed è tutto sommato semplice: la “promozione” nel cda dei componenti più anziani per incarico del Consiglio di indirizzo, facendo terminare loro il secondo giro nel ristretto board, la cui durata è fissata in 4 anni. Una sorta di premio al cursus honorum interno all’ente, che risolverebbe la corsa alla spartingaia che si presenta ad ogni occasione del genere. 

Nessuna sorpresa sui nomi. Pur con qualche rinuncia (come quella annunciata da Giuseppe Pichetto, figura storica del mondo camerale) in base allo schema Quagli nel nuovo Cda dove ci sono sei poltrone da occupare dovrebbero entrare Caterina BimaDavide Canavesio, proiettato sulla poltrona di vice, Marco GiovanniniMaurizio Irrera (altro aspirante numero due), Antonello MontiPierluigi Poggiolini. E se su quest’ultimo pare ci siano perplessità da parte del Politecnico, in rampa di lancio ci sarebbe sempre Anna Maria Di Mascio, incarichi  nel mondo della cooperazione e del terzo settore e soprattutto indicata dalla Regione quando l’ente era governato dal centrosinistra.

Nomi e schemi che sarebbero finiti come foglie al vento dopo l’incontro di Quaglia in piazza Castello. La tesi sostenuta all’unisono da Regione, Comune e Camera di Commercio si può sintetizzare in questo concetto: non possiamo essere rappresentati da figure figlie di un’altra stagione, indicati da altri. In effetti il meccanismo studiato da Quaglia senza averne discusso prima con i grandi elettori – fatto questo che ha suscitato perplessità anche all’interno della stessa fondazione dove ci si chiede perché un politico navigato come il presidente abbia omesso questo passaggio – priva di fatto i principali enti della possibilità di esprimere i loro rappresentanti nel vertice. Da qui la controproposta di Cirio, Appendino e Gallina: una lista di esterni da sottoporre al voto del consiglio di indirizzo che si riunirà il prossimo 13 aprile, nel pomeriggio. Detta così sembra facile, ma per presentare la lista servono non meno di sei firme di altrettanti componenti del consiglio di indirizzo della fondazione. Si troveranno? Ci saranno almeno sei componenti del pur pletorico organismo che di fatto trasgrediranno lo schema elaborato dal loro presidente e, soprattutto, si trasformerebbero in altrettanti tacchini che festeggiano il giorno del ringraziamento, giacché sostenere candidati esterni significherebbe privarsi, per alcuni, della possibilità di salire il gradino verso il Cda e comunque bloccare l’eventuale ingresso di nuovi componenti nello stesso consiglio di indirizzo?

Se per un verso emerge l’ormai inadeguatezza di più di una norma contenuta nello statuto, dall’altro – dopo l’incontro di giovedì – la tensione tra i vertici degli enti cui spetta indicare i rispettivi rappresentanti e il presidente della fondazione è più che palpabile. I giorni che separano il voto del 13 vedranno le varie diplomazie, più o meno palesi, al lavoro per evitare uno strappo più largo di quello che potrebbe ancora essere ricucito. Chissà che governatore, sindaca e presidente della Camera di Commercio, nel frattempo non colgano il concreto segnale che Quaglia aveva inserito, senza nasconderlo nemmeno troppo, nel suo piano: liberare sei posti nel consiglio di indirizzo dove i king maker avrebbero nominato persone di loro fiducia, incamminandoli verso una futura possibile promozione nel cda. Cirio, Appendino e Gallina prenderanno in considerazione questa via, oppure terranno il punto? Nel secondo caso resterà da vedere se troveranno i consiglieri pronti a firmare la loro lista di esterni. Una volta che i tre avranno trovato l’accordo sui nomi.

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