ECONOMIA DOMESTICA

La rivolta dei sindaci contro Cirio: "Tagliati fuori dal Recovery Plan"

La cintura torinese è in fermento. Comuni amministrati da destra e sinistra scrivono al governatore contestando la gestione del dossier da sottoporre al Governo. E in aula del Consiglio regionale scoppia la polemica. Il Pd: "Manca una regia e un'idea" - LETTERA

“Siamo stati tagliati fuori”. La rivolta dei sindaci sul Recovery Plan è partita all’indomani della pubblicazione del lunghissimo elenco di progetti che la Regione Piemonte ha consegnato al Governo, salvo poi riaprire i termini per la presentazione fino al 16 aprile. In tutta la cintura Ovest di Torino – un’area che comprende mezzo milione di abitanti – ha trovato spazio un solo piano: quello del Comune di Grugliasco sulla conversione dell’ospedale psichiatrico in residenze universitarie. Eppure in quell’ampio territorio che comprende bellezze quali la Reggia di Venaria e il Castello di Rivoli, un polmone verde come il parco della Mandria, intere aree industriali da convertire lungo l’asse di corso Allamano, i percorsi montani della Valsusa di progetti e idee di sviluppo ce ne sarebbero. “Siamo stati dimenticati” attacca il primo cittadino di Rivoli Andrea Tragaioli. La convocazione di un webinar è stato lo strumento attraverso il quale la Regione ha comunicato ai suoi sindaci questa opportunità. Nulla più. E chi non ha partecipato a quel webinar è stato tagliato fuori.

La protesta è quanto mai trasversale. In calce alla lettera (LEGGI) predisposta dal sindaco di Grugliasco Roberto Montà (Pd) ci sono anche le firme di due colleghi del centrodestra come Fabio Giulivi (Venaria Reale) e lo stesso Tragaioli di Rivoli. “Ad oggi – si legge nella missiva – molti comuni sono stati di fatto “tagliati fuori” dalla possibilità di inviare loro proposte, mentre ne sono state raccolte da altri comuni con dossier che, a prima lettura, non appaiono coerenti con gli obiettivi del programma.

Come spiega il primo cittadino di Collegno Francesco Casciano “c’è stato un problema sia sul livello tecnico-organizzativo sia su quello politico-strategico. In entrambi i casi è mancata una regia”. Così Alberto Cirio è finito nell’occhio del ciclone e con lui anche altre associazioni che avrebbero dovuto fare da collante tra i vari municipi, come Anci, Ali o Uncem. “Alcuni comuni, magari sollecitati, hanno preso dal cassetto e inviato tutto ciò che era rimasto indietro, ma così non ha senso, stiamo buttando via un’occasione fondamentale” dice Giulivi di Venaria.  “Sarebbe stato utile che la Regione avesse individuato dei filoni d’investimento, penso per esempio alle regge sabaude, indicato delle filiere su cui intervenire e invece si è limitata a inoltrare tutto ciò che le è arrivato” si lamenta Carlo Vietti, sindaco di Druento. È lungo il cahier de doleances anche perché sono la maggioranza i Comuni rimasti fuori.

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Di qui la decisione della Regione di posticipare i termini per consentire a tutti di inviare il proprio dossier, ma la sostanza non cambia. Manca un’idea complessiva di sviluppo. La Città Metropolitana di Torino, ad esempio, lavora da mesi a un piano strategico che sarebbe potuto diventare il veicolo per proporre una serie di interventi su ampia scala che coinvolgessero un numero ampio di Comuni.

In aula, Cirio ha provato a difendersi sostenendo che quei progetti finiti nel Recovery Plan “non li condividiamo, li abbiamo solo censiti”. Eppure sono nel lungo elenco che con il logo della Regione, sotto la dicitura “Next Generation Piemonte” è stato inviato al Governo (in attesa delle integrazioni). Intanto anche le opposizioni a Palazzo Lascaris puntano l’indice contro il governatore: “Se possibile, la versione piemontese del recovery di marzo è peggiore di quella di gennaio. Sono aumentati i progettini, arrivati a oltre 1.200, che però ricadono sempre sugli stessi, pochi, comuni, scelti con non si sa quale criterio. Almeno mille gli esclusi, mentre altri ricorrono anche decine di volte” afferma Daniele Valle (Pd). A gennaio era previsto 1 miliardo sulla scuola, ora c’è un elenco senza criteri di istituti che vengono proposti per una riqualificazione. E ancora “ciclabili e cantieri sulla banda larga in centinaia di progetti isolati, senza una regia regionale che li renda utili. Non sarebbe stato meglio, per entrambi gli ambiti, un grande progetto regionale?” si chiede ancora Valle. “Il tour dell’ascolto – attacca il collega Domenico Rossi – diventerà il tour delle illusioni: un conto da 26 miliardi di euro quando al Piemonte potrebbero esserne destinati nella migliore delle ipotesi la metà. Ma è la missione dedicata alla sanità che dimostra plasticamente come la Giunta non abbia colto il mandato e l’opportunità che avevamo davanti. Ad essa sono state dedicate solo lo 0,61% del totale e di queste il 74% alla sola provincia di Vercelli, che probabilmente è stata più veloce e brava a chiedere risorse. Nulla per Alessandria e Vco. Ma soprattutto nessun riferimento all’action plan richiesto dal governo con il quale le regioni dovrebbero ridisegnare l’assistenza socio-sanitaria a partire da Case della Comunità, Ospedali di Comunità, telemedicina e Assistenza domiciliare. C’è da sperare che il governo rimandi indietro il documento e si sostituisca alla Regione o la costringa a fare ciò che è necessario”.

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