POTERE & POLTRONE

Crt, azzoppati i vice in pectore

Eletto il nuovo cda della Fondazione. Irrera e Canavesio surclassati nelle preferenze dalle due donne: Di Mascio, che la Regione voleva sostituire, e Bima. L'uovo di Quaglia si è rivelata una frittata per Cirio e Appendino, ma è una vittoria mutilata

L’uovo di Quaglia è servito. Come ampiamente previsto passa lo schema voluto dal presidente Giovanni Quaglia per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione della Fondazione Crt: sono stati promossi, infatti, i consiglieri d’indirizzo con maggiore anzianità di mandato. Respinte le pretese di Comune di Torino, Regione Piemonte e Camera di Commercio di nominare esterni, richiesta motivata da ragioni squisitamente politiche giacché gli attuali loro rappresentanti sono espressione di amministrazioni precedenti. La sindaca Chiara Appendino, ad esempio, ha fatto di tutto per portare in cda Alessandra Siviero, presidente della Fondazione per l’Architettura, il suo dirimpettaio in Regione, Alberto Cirio, insisteva per una nomina più affine alla nuova maggioranza. Un intervento a gamba tesa, vissuto (male) dai vertici di via XX Settembre, quasi un vulnus della loro autonomia, che Palazzo civico e piazza Castello maldestramente intendevano scalfire per contrastre quello che ai loro occhi è una eccessiva autoreferenzialità.

Quaglia salva le penne, ma la sua pare una vittoria mutilata, come testimonia la votazione. La lista era unica, certo, ma a fare il pieno di preferenze non sono stati, come si aspettava, l’avvocato Maurizio Irrera e l’imprenditore Davide Canavesio, “il gatto e la volpe” come li definiscono i detrattori, considerati i favoriti per le due poltrone di vicepresidente. La più votata è stata invece Anna Maria Di Mascio – nonostante l’ostracismo dichiarato della giunta regionale di centrodestra – che ha preso 17 voti. Subito dietro, a una sola lunghezza, c’è l’altra donna, la notaio Caterina Bima. Qualche regia esterna e manovre interne al consiglio d’indirizzo avrebbero azzoppato le candidature di Canavesio (15 voti così come Antonello Monti) e ancor più di Irrera (14), davanti solo a Marco Giovannini (13). Ogni elettore aveva un massimo di sei preferenze da esprimere, diciotto i componenti del consiglio d’indirizzo chiamati al voto e – fatto più unico che raro – nessuno dei candidati in lista ha ottenuto l’unanimità.

Difficile a questo punto stabilire chi saranno i vicepresidenti: l’esito delle urne consiglierebbe a Quaglia di premiare almeno una delle due donne prime classificate, se non addirittura entrambe com'era nel board uscente in cui era affiancato dalla novarese Anna Chiara Invernizzi e dalla torinese Anna Ferrino. Le trattative sono in corso.

Durante la seduta di oggi il Consiglio d’indirizzo ha anche approvato il bilancio della Fondazione, con un avanzo di esercizio superiore a 55 milioni di euro, il patrimonio netto di oltre 2,27 miliardi, la posizione finanziaria netta di 387 milioni e il fondo di stabilizzazione delle erogazioni di 144 milioni.