EMERGENZA SANITARIA

"Preparare gli ospedali per tornare alla normalità"

Lettera del Dirmei alle aziende sanitarie: entro pochi giorni i piani per riprendere le prestazioni interrotte e gestire le liste d'attesa. I dati dei ricoveri in calo alimentano un cauto ottimismo

Un piano per il ritorno all’attività ospedaliera ordinaria e uno per il recupero delle liste d’attesa. È ciò che chiede il Dirmei a ogni singola azienda sanitaria del Piemonte. Tempi stretti: entro il 20 aprile per quanto riguarda le liste d’attesa, tre giorni in più per programmare un progressivo ritorno alla normalità nei nosocomi.

Ma sono solo queste due date a essere certe. Nessuno, a oggi, sa quando sarà davvero possibile superare, almeno in parte, l’emergenza e tornare pur gradualmente a occuparsi delle patologie No Covid, con i tempi e i modi di prima della pandemia. Da giorni il numero di letti occupati da malati Cvoid si sta riducendo con una certa continuità che lascia sperare: ieri i ricoverati si sono ridotti di 96 rispetto a martedì per quanto il numero complessivo resti alto: 3430. In calo anche le terapie intensive con un decremento di 5 posti rispetto al giorno precedente, anche se il bollettino del ministero attesta a 11 i nuovi ingressi.

Non si contano gli allarmi che da mesi vengono lanciati sui rischi che il blocco dell'attività ordinaria o i fortissimi ritardi provocano su una vasta quota di popolazione. Un danno collaterale, ma non certo di lieve entità, provocato dalla pandemia. Malati cronici e pazienti fragili sono i primi ad aver dovuto sospendere cure ed esami di controllo, per non parlare dell'attività di prevenzione, quasi ovunque interrotta. “I nostri colleghi ci hanno segnalato un diffuso aggravamento nei pazienti che, nei mesi scorsi, avevano dovuto rinunciare a controlli, diagnosi e cure per la sospensione dovuta alla seconda ondata, così com’era accaduto per la prima”, spiegava non più tardi di un mese fa Chiara Rivetti, segretario regionale di Anaao-Assomed, la principale sigla sindacale dei medici ospedalieri.

Proprio ai primi di marzo il Dirmei aveva dato disposizione ad Asl e Aso di sospendere temporaneamente i ricoveri No Covid, escluse le urgenze, le ospedalizzazioni oncologiche e quelle in cosiddetta fascia “A”, cioè da effettuare entro 30 giorni. Differite anche tutte le attività ambulatoriali, a eccezione di quelle contrassegnate con codice “U”, ovvero quelle urgenti, da garantire entro 72 ore e “B”, da assicurare entro i 10 giorni. Esclusi dal provvedimento anche gli screening oncologici. Una decisione arrivata dopo un breve periodo di parziale ripresa tra la seconda e la terza ondata.

Adesso è lo stesso dipartimento, con una lettera alle direzioni generali delle aziende sanitarie, a prevedere “appena possibile, localmente, di ripristinare le attività ordinarie al momento sospese o ridotte” e per questo richiedere ad Asl e Aso di trovarsi pronte. Lo stesso vale per le liste d’attesa che dai primi mesi dello scorso anno si sono allungate in maniera impressionante, essendo purtroppo già un grave problema ancor prima della pandemia. Della necessità di tornare più in fretta possibile a fornire quelle prestazioni interrotte aveva parlato ancora l’altro giorno l’assessore alla Sanità Luigi Icardi.

Se oggi è impossibile prevedere quando lo scenario auspicato potrà tradursi in realtà, tra i camici bianchi si fa strada un’altra previsione meno vaga: l’aver trasferito, in questa terza ondata, decine di pazienti dagli ospedali torinesi ad altre strutture delle province, potrebbe avere come conseguenza un ritardo nel ritorno alla normalità proprio di questi presidi ospedalieri.

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