Torino capitale della cultura?

Torino capitale europea della cultura 2033? Magari, sarebbe una bellissima prospettiva su cui lavorare per favorire la rinascita della città. A condizione però di uscire dallo schema mentale che vede la cultura come semplice intrattenimento, un comparto autonomo che vive di vita propria. Questo modello non è mai stato sostenibile e la prova definitiva l’abbiamo avuta con l’effetto dirompente della pandemia Covid-19 che ha completamente azzerato ogni attività culturale.

Se vogliamo veramente che Torino possa fare un salto di qualità, la cultura deve essere ripensata in un’ottica di integrazione sistemica che parte proprio dalla città e che si sviluppa sugli assi portanti della tecnologia, dei servizi e del territorio. Partire dalla città significa da un lato sfruttare i punti di forza costituiti dalla storia e dal posizionamento geografico; dall’altro assumere consapevolezza delle aspettative espresse dalle diverse fasce di popolazione residente e tipologie di visitatori. La tecnologia deve essere considerata come fattore abilitante di innovazione, di inclusione e di semplificazione. I servizi devono essere in grado di offrire una user-experience di alto livello. Il territorio deve essere valorizzato nelle sue espressioni che riguardano gli aspetti naturali e paesaggistici, architettonici e monumentali, enogastronomici e persino archeo-industriali che devono essere trasformati in elementi di attrattività.

Solo su questi presupposti la cultura, intesa come arte e spettacolo, può trovare una sua collocazione sostenibile quale elemento che incrementa il richiamo del territorio, sfrutta la tecnologia per offrire servizi educativi e per rendere ancora più piacevole e variegata la user-experience, contribuisce a creare giro d’affari e occupazione stabile. Avere una visione di Torino come capitale europea della cultura equivale ad avere un progetto per Torino città del futuro, un treno che abbiamo già perso con le Olimpiadi del 2006 e con il mito della smart-city che si è arenato sulla digitalizzazione incompiuta dei servizi, sui droni di San Giovanni e sui monopattini elettrici. Non può esserci innovazione vera se non c’è un progetto di lungo termine e di ampio respiro, una strategia di sviluppo e di governo che possa dare un senso anche a iniziative al momento estemporanee come il centro di ricerca per l’intelligenza artificiale. Il 2033 può sembrare ancora lontano, ma se non si comincia a lavorare subito in questa direzione Torino perderà anche questa opportunità.

*Giorgio Irtino, esperto di project-management culturale

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