OPERE & OMISSIONI

Passione civica a prezzo d'oro, madamin Sì Tav pagata da Telt

Il caso di Simonetta Carbone che poco prima di promuovere le mobilitazioni di piazza Castello aveva ottenuto un contratto da 90mila euro dalla società che gestisce appalti e lavori della linea ad alta velocità. La denuncia sul sito del movimento notav.info

Tanta passione civile, certo, ma forse c’era anche qualche concreta convenienza dietro quelle mobilitazioni di piazza che oltre due anni fa portarono migliaia di torinesi a manifestare per la Tav. Era il 10 novembre 2018, quando 40mila torinesi si diedero appuntamento in piazza Castello per dire Sì alla Torino-Lione in una manifestazione che per certi versi indirizzò le successive decisioni del primo governo Conte. Tra le promotrici di quelle iniziative c’erano le fino ad allora sconosciute madamin, sette donne in carriera che scosse da un moto civico decisero di scendere in piazza contro il lassismo dell’esecutivo giallo-verde e soprattutto contro un’amministrazione cittadina che aveva votato in Consiglio comunale l’uscita dall’Osservatorio.

Tra loro c’era Simonetta Carbone, la stessa che, pochi mesi prima di quelle mobilitazioni, aveva ottenuto un contratto di 90mila euro da Telt, la società che gestisce gare d’appalto e lavori del tunnel di base, per dei preziosissimi “servizi di rassegna stampa” come si legge sul portale dell’Anticorruzione (CLICCA QUI). A rivelarlo è il sito organico al movimento che si oppone al super treno, notav.info. “In sostanza – si legge – i flashmob spontanei organizzati per il SÌ al Tav, salutati da tutti i giornali come risveglio democratico e civile, erano pagati direttamente dalla società che dovrebbe realizzare il Tav”. Simonetta Carbone è un’esperta di pubbliche relazioni ed è stata tra coloro che sono state fin dall’inizio in prima linea a sostenere l’alta velocità: ora c’è chi sostiene che dietro tanta passione civica ci fossero anche ben più prosaiche ragioni. 

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