Lo specchio della solita politica

Andate a pagina 8 (credo, non sono numerate) del Censimento dei Progetti del territorio, Next Generation della Regione Piemonte del 3 maggio 2021 e vedrete dal quadro sinottico la suddivisione dei 2.968 progetti per ben 34 miliardi e 564 milioni e rotti, presentati per aspirare a ottenere finanziamenti dal Pnrr e dai fondi europei.

Ma una domanda sorge spontanea: se il Pnrr è centralizzato e i progetti sono già definiti, anche con le quote di spesa, nel Pnrr che fine faranno i 2.968 progetti presentati dalla Regione Piemonte? E presentati a chi? Infatti il Pnrr recita che “per quanto riguarda l’attuazione dei singoli interventi, vi provvedono le Amministrazioni centrali, le Regioni e gli enti locali, sulla base delle competenze istituzionali, tenuto conto del settore di riferimento e della natura dell’intervento. L’attuazione degli interventi avviene con le strutture e le procedure già esistenti, ferme restando le misure di semplificazione e rafforzamento organizzativo che saranno introdotte”.

Quindi la fantasia con cui molte amministrazioni locali e associazioni datoriali hanno risposto alle sollecitazione della Regione rischia di andare delusa. Infatti nella presentazione dei progetti si dice: “Con questo stesso approccio abbiamo letto l’opportunità, per il nostro territorio offerta da Next Generation EU e dagli strumenti che in tale quadro sono stati prefigurati dall’Unione Europea… Nelle pagine che seguono si riassumono principi, sistemi,modalità organizzative, partner, indirizzi che hanno concorso, con il coordinamento della Regione Piemonte, alla definizione di una strategia di sviluppo fondata sul cambiamento strutturale reso possibile dal Next Generation EU e dalle risorse regionali, nazionali ed europee a disposizione del territorio per il prossimo futuro”.

Torniamo al punto del Pnrr in cui si afferma che tutto è centralizzato e solo la parte di competenza, attuale, sarà decentrato nella gestione agli Enti Locali. Come dire che nessuno dei 2.968 progetti ha possibilità, se non già individuato dal Pnrr, di essere finanziato. D’altra parte nell’ultimo numero di Piemonte Impresa, report trimestrale dedicato allo scenario internazionale, nazionale e locale, dell’Unione Industriale di Torino si scrive: “Fondi europei in arrivo? Si è molto parlato dei fondi che nell’ambito del Pnrr nazionale sarebbero destinati al Piemonte. Un’interpretazione che non corrisponde alla realtà. Nella architettura del Pnrr, che risponde ai principi del piano europeo (NGEU) non c’è nessuna quota di spettanza delle regioni o dei territori, basati su un qualsivoglia criterio dimensionale o progettuale. Peraltro, va ricordato che la Regione Piemonte all’inizio di aprile ha presentato al governo una lunga lista di progetti (per la precisione 1.273) (erano fermi all’edizione regionale precedente, prima delle proteste degli Enti Locali, ndr) che, nelle intenzioni degli amministratori locali, avrebbero dovuto essere finanziati con i fondi del Pnrr. Progetti di rilevanza esclusivamente locale, spesso incompatibili tra loro, di nessun impatto sulla crescita e sulla competitività del nostro territorio. In sostanza, un ritorno alla logica più antica e perdente della polverizzazione delle risorse su micro-interventi. Fortunatamente, le proposte regionali sono state rinviate al mittente”.

Se dovessimo interpretare le parole appena lette dovremmo dedurre che siamo di fronte a un’operazione mediatica inconcludente perché senza sbocco se non quella di riversare poi sul Governo la mancata approvazione di progetti locali. Siamo all’annuncite.

I dati sono chiari perché chiunque con un minimo di personalità politica  e esperienza sa benissimo che 2.968 progetti dimostrano l’abdicazione del ruolo di coordinamento, progettazione e sviluppo del territorio organico da parte della Regione Piemonte ma sono la summa, un  elenco senza priorità, senza gestione. Insomma, fornire l’illusoria speranza di una manciata di soldi e se non arrivano… pazienza la colpa è di altri! Tantomeno vi si ritrova lo spirito di questa frase estrapolata dalla presentazione regionale: “Lo logica di questo documento sta nella conversione della mappa dei fabbisogni concreti e spesso urgenti che i nostri territori esprimono (in alcuni casi, vere e proprie condizioni per la sopravvivenza a questa fase di crisi pandemica e di transizione economica e sociale) in una organica visione di progettualità assolutamente pratica e operativa, spesso già sostanziata in una progettazione formalizzata e con una calendarizzazione precisa”.

Dove ritroviamo tutto ciò? Nei progetti? Vediamo il documento: “Si noterà come circa il 77% degli investimenti venga assorbito dall’asse integrato dalla Missione 2 (Rivoluzione verde e Transizione ecologica) e dalla Missione 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile). Il dato di sintesi mette in risalto come la progettualità dal basso esprima un preciso orientamento all’investimento in priorità sulle nuove tecnologie per la produzione e l’ambiente e sull’infrastrutturazione del territorio.”

Ecco, dopo questa affermazione consiglierei la lettura dei progetti, in cui la parte del leone in termini di valore dei progetti la fanno la Regione, vari Enti Locali e associazioni datoriali e professionali. Leggendo scopriamo che, purtroppo, le due Mission più vicine alla cittadinanza, ai lavoratori che possono perdere il lavoro, agli anziani e ai malati come M5 con inclusione e coesione come Mission  (1 mld e 969 mln) e M6 Assistenza sanitaria come Mission (solo 258 mln) sono quelle che hanno meno progetti e meno stanziamenti conseguenti. Ancor meno soldi e progetti su M3 (istruzione e ricerca con 1 mld e 461mln). Mentre nella M1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura) spopolano con 4 mld e 532 progetti in cui potrete verificare la fantasia illimitata nell’inserire progetti che poco o nulla hanno a che fare con la Mission reale. Ma è M2 (rivoluzione verde e transizione ecologica) la Mission in cui si perdono i freni inibitori del fantastico con 1551 progetti è ben oltre 19 mld.

Potremmo riassumere il progetto pantagruelico della Regione con la frase attribuita a Eduardo Scarpetta che chiamato a rispondere in tribunale dell’accusa di avere plagiato Gabriele D’Annunzio disse dopo avere ascoltato l’arringa dell’avvocato: “neh, ma che cacchio m’accocchia stu cacchio de Cocchia?” riassunto: ma che ciaccocchia… tutto ciò con il Pnrr? Amaramente bisogna constatare che al di là delle dichiarazioni del documento che sostiene come i progetti rappresentino il fabbisogno dei territori bisogna constatare che sono progetti lontani dai bisogni primari per uscire dalla pandemia; lontani dai giovani, dai lavoratori, dagli anziani e malati.

Lo specchio fedele di una certa politica.

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