Rsa, parenti degli anziani fuori e dipendenti novax (ancora) dentro
Stefano Rizzi 07:00 Giovedì 06 Maggio 2021I ritardi delle Asl impediscono di allontanare gli operatori non vaccinati. Situazione insostenibile per ospiti e famigliari. Lo scaricabarile delle responsabilità. Attesa l'ordinanza del ministro. Resterà il distanziamento. Vaccino o tampone per entrare
L’ennesimo paradosso, sulla pelle degli anziani al pari delle disfunzioni e dei ritardi che lo generano. Nelle Rsa gli ospiti, seppure vaccinati, non possono ancora incontrare i loro famigliari e se, come si va annunciando da parte del Governo, verrà presto consentito ci sarà sempre il distanziamento e altre misure per evitare contagi. Ma gli stessi anziani vengono accuditi, e dunque toccati, imboccati, messi a letto, lavati, anche da chi ha deciso di non vaccinarsi e, contrariamente a quanto previsto dal decreto del primo aprile scorso, sta ancora lì nelle strutture.
Le Asl avrebbero dovuto comunicare i nominativi degli operatori non vaccinati ai responsabili delle Rsa entro il 15 aprile scorso per avviare le procedure che prevedono incarichi non a contatto con gli ospiti o, se ciò non è possibile, la sospensione dal lavoro. “Questi ritardi rischiano di compromettere i nostri sforzi proprio nel momento in cui si profilano provvedimenti per regolamentare meglio le visite dei parenti all'interno delle nostre", avverte Michele Colaci, vicepresidente di Confapi Sanità.
Un ritardo di cui non si comprende la ragione, ma di cui le Asl dovrebbero rendere conto e la Regione chiederlo. Non pochi giorni, ma quasi un mese per fornire elenchi di nomi che, ci si augura, non dovrebbero neppur essere così corposi. Se poi si considera che la procedura per evitare il contatto tra operatori non immunizzati e ospiti delle strutture prevede ulteriori passaggi, l’annunciata linea dura della Regione nell’applicazione del decreto al momento non sembra affatto tale e i novax possono continuare tranquillamente (per loro) restare dove sono. Vicino agli anziani, per i quali nel migliore dei casi la visita dei famigliari avviene con un vetro o una tenda di plastica di mezzo. Perché nelle aziende sanitarie chi avrebbe dovuto comunicare entro il 15 di aprile i nomi dei non vaccinati non lo ha fatto? I direttori generali hanno chiesto una verifica di questo lavoro? E se ci sino stati dei problemi sono stati rappresentati all’assessorato? Domande che purtroppo si ripetono anche in altre circostanze, ma questa non è certo meno importante. Anzi.
Fino a ieri sembrava dover essere un emendamento da inserire nella conversione del decreto chiusure a stabilire le nuove regole, meno restrittive, per le visite nelle case di riposo. Poi è l’ex sottosegretaria alla Sanità Sandra Zampa, oggi consulente di Roberto Speranza ad annunciare “per le prossime ore” un’ordinanza del ministro. Che cosa ci sarà scritto ancora non si sa con certezza. A fare la differenza sarà la presenza o meno della discrezionalità delle direzioni sanitarie delle strutture alla base dell’applicazione delle nuove disposizioni. Se continuerà a rimanere non è azzardato ipotizzare che in alcuni casi le riaperture possano essere più limitate di quanto atteso. E i criteri che saranno indicati nell’ordinanza prevista probabilmente per domani, anche quelli registrano reazioni non del tutto positive da parte delle associazioni dei famigliari. “Nelle bozze leggiamo di entrate contingentate, plexiglass, green pass obbligatorio e discriminante, visite mediche esterne e uscite dalle strutture regolate a discrezione della direzione sanitaria e ci chiediamo: che senso ha avuto vaccinare tutti gli ospiti delle Rsa se ancora devono vivere agli arresti domiciliari?”, sostengono diversi comitati costituiti dai parenti degli ospiti.