Pd-M5s, sarà vera alleanza?

Dunque, l’alleanza tra il Pd e i 5 stelle è rinviata. O meglio, non si fa per il rinnovo del governo delle città italiane più importanti che andranno al voto il prossimo ottobre e dovrebbe riprendere, invece, a tutto spiano in vista delle elezioni politiche generali. Detta così potrebbe far sorridere. Ma è proprio così. E cioè, i vertici nazionali del Pd e dei 5 stelle hanno preso atto di quello che tutti sanno. Ovvero, non basta pianificare a tavolino le alleanze che poi si devono calare dall’alto nella periferia ipotizzando “rifondazioni” radicali del partito – è il caso dei 5 stelle – oppure sognare alleanze “storiche, organiche e strutturali” – è il caso del Pd – che alla prima occasione utile vengono platealmente smentite e rinnegate.

Ora, si tratta di capire se le alleanze tra la sinistra e il partito di Grillo, o di Conte, sarà irreversibile e di lunga durata o se, al contrario, si tratta solo di plateali e roboanti enunciazioni che poi vengono altrettanto platealmente rinnegate quando devono essere concretamente declinate. E il caso delle future alleanze nelle grandi città, nello specifico Roma e Torino, sono quanto mai indicative al riguardo. E questo per un semplice motivo. Non sempre le operazioni dettate dal trasformismo politico e parlamentare possono essere tranquillamente riversate a livello locale. Se dopo cinque lunghi anni di insulti, attacchi politici e personali tra la maggioranza pentastellata e l’opposizione dei dem a Roma come a Torino si pensa di cancellare il tutto con un semplice tratto di penna e proporre una alleanza “organica, strutturale e storica” è del tutto evidente, nonché naturale, che i rispettivi elettorati si ribellino.

E così è stato. Perché, appunto, non basta il trasformismo e l’opportunismo momentaneo a cambiare le carte in tavola. Le alleanze, come l’esperienza storica politica italiana insegna e come dovrebbe sapere un partito governista e di potere come il Pd, si costruiscono quando c’è un percorso politico comune, un cammino culturale convergente e, soprattutto, una convinta e credibile condivisione programmatica sulle cose da fare per il futuro di una comunità. Ingredienti che, come ovvio, per lunghi cinque anni non si sono visti neanche con il binocolo né a Roma e né, tantomeno, a Torino.

Ed è proprio alla luce di queste persin banali riflessioni che emerge il vero nodo politico che prima o poi i due partiti dovranno sciogliere. E cioè, ma l’alleanza tra il Pd e i 5 stelle – e soprattutto tra i rispettivi elettorati – è una strada politica credibile e realisticamente percorribile o resta solo una illusione nel pensiero centrale dei rispettivi capi partito? E il tutto sempre al netto dei cambiamenti repentini di posizione che sono sempre dietro l’angolo, visti i precedenti di un passato neanche tanto remoto. A questa domanda, prima o poi, andrà data una risposta politica e programmatica seria e convincente. Per il momento restiamo fermi al fatto che l’alleanza tra questi due partiti si riaffaccerà dopo il primo turno delle amministrative e prima dei ballottaggi nelle grandi città che andranno al voto. Per chi ci crede, come ovvio.

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