Appalti, non si torni indietro

È paradossale ma non troppo, per il nostro Paese, che proprio l’immane sciagura che ha colpito il Piemonte non faccia riflettere il Parlamento e il Governo sul Decreto Semplificazioni laddove si parla di allentare le garanzie sul Codice Appalti. Si esprime in coro solidarietà e sostegno alle famiglie colpite, si chiedono indagini serrate e pronte verifiche sui sistemi di sicurezza della funivia e poi si va a Roma e si vota per “il massimo ribasso” sugli appalti, aprendo così alle mafie ma soprattutto aprendo la possibilità di aggiudicarsi lavori inerenti il Pnrr ad aziende che operano con materiali scadenti e riducendo le sicurezze sia per l’utente finale sia per i lavoratori. Più o meno gli stessi politici, per lo più a destra, poi, invocano il “modello Genova” che ha ricostruito in tempi record il Ponte Morandi. Modello inapplicabile! A Genova gli occhi del mondo erano puntati su quel ponte, una delle più grandi imprese di costruzioni a livello mondiale era la capofila e c’era una pletora di politici, giornalisti, magistrati, forze dell’ordine a controllare la celerità e la correttezza dei lavori e materiali. Non si può applicare lo stesso metodo al Pnrr, a meno che maggioranza e opposizione non siano d’accordo a assumere centinaia di ispettori del lavoro, rilanciare lo Spresal, aumentare i controlli della Guardia di Finanza. Credo proprio di no.

Siamo al tutto e il contrario di tutto contemporaneamente, mentre nei primi tre mesi di quest’anno all’Inail sono arrivate 185 denunce di infortunio mortale, 19 in più del 2020. Lo scorso anno ci sono state 1.270 morti bianche, oltre 3 al giorno. In un anno di piena pandemia, di milioni di ore di cassa integrazione abbiamo un numero altissimo di morti sul lavoro. E riflettere, anziché invocare improbabile “metodo Genova” tanto caro alla destra e a Confindustria? Magari non tutta, ma… 

Nelle settimane scorse ho vissuto in prima persona un incidente, per fortuna poi non mortale, di ribaltamento di trattore. Però l’unione dei contoterzisti, Uncai, propone di avviare la revisione dei trattori da quelli più moderni, già dotati di sistemi di sicurezza, anche se poi molti “contadini” non li usano, lasciando per ultimi quelli immatricolati prima del 1984 che, di solito, non hanno sistemi antiribaltamento. Vincono gli affari, ovvero le revisioni, penalizzando l’agricoltore con mezzi agricoli già dotati di roll bar, anziché tutelare la salute e la sicurezza tendenzialmente di agricoltori anziani.

Questo è il panorama, crepuscolare, della sicurezza in Italia, sapendo che la maggior parte degli incidenti sono, appunto, in agricoltura a causa mezzi antiquati e nelle aziende,sia in edilizia che nell’industria, dovuti al sistema degli appalti.

“Piccolo è bello” è lo slogan italico, salvo poi scoprire che è proprio lì dove si annidano i maggiori incidenti mortali a causa della violazione di norme sulla sicurezza. Casualmente dove è meno presente il sindacato.

Se il decreto semplificazioni di cui si sta discutendo in queste ore e si spera che i rumors di una sua modifica si concretizzino, dovesse prevedere massimo ribasso generalizzato e liberalizzazione dei sub appalti, vorrà dire tornare indietro di decenni. Torniamo a  prima delle impalcature!

Semplificare non è sinonimo di deregolamentazione, soprattutto quando va a colpire la legalità e la qualità del lavoro. Qualità intesa anche come sicurezza, prevenzione e certezza salariale. Altro che contrasto ai morti sul lavoro la liberalizzazione dei sub appalti, vorrà dire tornare alla giungla nei cantieri, all’apertura agli illeciti, al cottimo. Snellire le procedure viene sempre interpretato dalle imprese, senza generalizzare, come modifica delle procedure degli appalti anziché come semplificazioni e miglioramenti amministrativi e tecnici, perché così si mantiene buona occupazione in sicurezza sui luoghi di lavoro, qualificare le imprese e sconfiggere mafie e burocrazia.

Cito RaiNews24 perché sintetizza bene. Il punto dolente è il ritorno di istituti che erano stati superati dal codice degli appalti di Raffaele Cantone. Col decreto Semplificazioni ritornano i subappalti senza soglia. L’attuale limite del 40% – introdotto come deroga al Codice degli appalti e in vigore per tutto il 2021 – scompare per lasciare spazio ad una dicitura più generica sulla cessione totale dei lavori: “il contratto non può essere ceduto”, recita la norma ricalcando fin qui il vecchio codice e “non può essere affidata a terzi – questa la novità – l’integrale esecuzione delle prestazioni o lavorazioni oggetto del contratto di appalto”. La soglia è abrogata anche per gli appalti specialistici “di notevole contenuto tecnologico”. L’aggiudicazione – si legge nella bozza del decreto – può avvenire sulla base del criterio del prezzo più basso. Il massimo ribasso è un criterio che storicamente ha avvantaggiato attività illecite, senza garantire la qualità dei lavori e nemmeno un risparmio di costi, dato che poi il “gioco” delle varianti in corso d’opera fa lievitare i costi. Per le opere del Recovery viene poi abrogato il divieto di affidamento congiunto previsto dal Codice degli appalti. Con il cosiddetto “appalto integrato” si torna al general contractor, l’appaltatore che si occupa in un colpo solo di progettazione, esecuzione e collaudo. Era previsto dalla Legge Obiettivo del governo Berlusconi, definita “criminogena” da Cantone, ma fu reintrodotta dal decreto Sblocca cantieri del Conte Uno.

Conte Uno, se non sbaglio è quando i Grillini si sono “sbagliati” alleandosi con la Lega? Si, certo, un momento di confusione può capitare a tutti, naturalmente, se però poi si persiste a scapito dei lavoratori, “Houston, abbiamo un problema”. E noi sindacalisti torneremo ai vecchi attrezzi del mestiere...

print_icon