LOTTA AL COVID

Vaccini, mancano all'appello ancora 237mila anziani

Il generale Figliuolo alle Regioni: "Cercateli e aiutateli a vaccinarsi". Il ruolo dei medici di famiglia. Intanto alcune Asl somministrano Astrazeneca anche agli under 60. Rinaudo: "Non è vietato, ma cautela in attesa di nuove indicazioni"

Ci sono 237mila piemontesi dai 60 anni in su che, ancora, non si sono prenotati per la vaccinazione. Nella fascia tra i 60 e i 69 anni sono circa 130mila, 69mila tra i 70 e i 79 e se ne contano 38mila tra gli ultraottantenni. 

“Si cerchino e si aiutino ad arrivare al vaccino”, ha esortato con fermezza il commissario Francesco Paolo Figliuolo rivolgendosi alle Regioni. “Si tratta spesso di persone titubanti o con problemi nell’utilizzo dei mezzi informatici”, ha aggiunto il generale ribadendo la necessità di mettere in campo anche team mobili, sia delle Regioni sia, se serve, della Difesa rimarcando quegli oltre 2 milioni di ultrassessantenni non ancora vaccinati, di cui un decimo secondo i dati sta proprio in Piemonte.

I dati indicano, inoltre, che nella fascia 60-69 su 478 mila residenti hanno aderito in 450 mila e 392 mila sono stati già vaccinati con prima dose, mentre tra i 70-79 anni dei 485mila totali l’adesione ha riguardato 417 mila e 391 mila hanno già ricevuto la prima dose. Infine, dei 407mila over 80, l’adesione è stata di 370mila e le prime dosi sono state somministrate a 349mila. Insomma, anche tra chi si è prenotato e ha più di 80 anni, quindi la categoria che per prima dopo i sanitari è stata sottoposta all’immunizzazione, c’è ancora una importante parte scoperta che si somma a quella composta da chi il vaccino non lo vuole fare o ha dei dubbi, oppure è rimasta fuori non per volontà né per colpa dal sistema.

La risposta all’appello, quasi un ordine, del generale deve esserci comunque da parte delle Regioni. Ma come e con quali mezzi? “Abbiamo messo in campo i vaccine day al Valentino”, risponde il commissario dell’Unità di Crisi Antonio Rinaudo, anche se chi ha problemi a prenotarsi sulla piattaforma con il sistema normale deve comunque seguire una procedura di fatto analoga anche per la vaccinazione last minute nell’ex ospedale da campo. E questo riguarda in particolare le fasce si età più alte, dove come osserva lo stesso Rinaudo, “importante è il ruolo dei medici di famiglia, un canale che abbiamo già attivato”, ma che forse non sempre ha funzionato e funziona a dovere.

“Il medico di medicina generale ha la possibilità di vedere sulla piattaforma chi, tra i suoi assistiti, è stato vaccinato e chi non ha neppure fatto l’adesione”, spiega Antonio Barillà, segretario regionale dello Smi, uno dei sindacati dei medici di famiglia. Alcuni di loro hanno giocato d’anticipo registrando tutti i loro pazienti over 80 lasciando poi loro la decisione se andare o meno a vaccinarsi, altri hanno atteso la chiamata degli assistiti e in questo caso la procedura, pur legittima, può aver creato sacche di no vax a loro insaputa, quelli che il generale Figliuolo chiede alle Regioni di andare a cercare. “Recentemente non abbiamo avuto alcuna indicazione”, spiega ancora il sindacalista dei medici lasciando dunque aperta la porta per una forse necessaria disposizione rivolta ai sanitari sul territorio affinché contattino i loro assistiti anziani che ancora non si sono prenotati. Di certo quel numero ancora molto non può certo comprendere tutte persone che hanno deciso di non vaccinarsi, piuttosto molte di esse si sono bloccate davanti a meccanismi non facili per tutti, o ancora non hanno trovato modo di avere chiarimenti per scegliere dubbi o fugare timori.

Dubbi e anche qualche timore suscitati, invece, su chi al centro vaccinale è arrivato e ha scoperto che a dispetto degli annunci e delle raccomandazioni ancora in essere, nonostante avesse meno di 60 anni è stato vaccinato con AstraZeneca. Non pochi i casi di chi ha rinunciato rinviando l’immunizzazione, altri hanno visto scombussolati i calcoli fatti per il richiamo basandosi su Pfizer (che ha un periodo più breve) per programmare le ferie. Pur continuando ad essere “raccomandato per gli over 60” dall’Aifa, l’Agenzia italiana del Farmaco, questo vaccino in questi giorni e in alcuni centri vaccinali del Piemonte viene somministrato anche a persone più giovani. Ieri è accaduto nell’hub Reale Mutua, ma non solo lì. È pur vero che si attende da un giorno all’altro un pronunciamento della stessa agenzia su un abbassamento a 50 anni dell’età minima, “ma su questo siamo molto cauti”, spiega Rinaudo. “Noi abbiamo ricordato alle aziende sanitarie la raccomandazione in essere, contenute nell’ultima circolare dei primi di aprile”.

E nella circolare del direttore della Prevenzione ministero della Salute Giovanni Rezza si legge: “Ribadendo che il vaccino Vaxzevria (AstraZeneca) è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da Covid-19 nelle fasce di età più avanzate, si rappresenta che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni”. Resta da capire perché in alcuni centri vaccinali in Piemonte venga somministrato questo vaccino al di sotto dell’età raccomandata e in altri no. Ma, soprattutto, perché non sia stata resa nota dalle Asl questa decisione, evitando che gli under 60 lo scoprissero al momento della vaccinazione.

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