Recovery per l'economia piemontese

Sono circa tremila i progetti che la Regione Piemonte presenterà a Roma, appena il Governo indicherà le modalità di ingaggio per l’utilizzo dei fondi provenienti dalla quota di Recovery Fund destinata all’Italia, per un totale di 34 miliardi di investimenti.

Io confido che la nostra Regione abbia tutte le carte in regola per porsi come motore di ripresa nazionale. E non parlo con l’istinto di chiunque abbia a cuore la nostra terra, ma con profonda convinzione e cognizione di causa. L’economia piemontese ha basi solide e punti di forza. Abbiamo la forza imprenditoriale necessaria per cavalcare e dar vita ai nuovi trend tecnologici nel campo dell’intelligenza artificiale, dell’automotive e dello spazio; abbiamo la propensione all’export alimentare e manufatturiero che ci deriva dalla migliore tradizione dei nostri territori; abbiamo l’incontro virtuoso tra atenei e imprese, tra filiere territoriali e distretti locali. Quello su cui dobbiamo investire è la cultura digitale delle micro, piccole e medie imprese in un mondo che ormai corre nell’era del digitale, lo sviluppo e l’attrazione degli investimenti mediante meno burocrazia e un fisco che risponda alle esigenze di ciascun territorio. 

Ma le sfide più grandi, si sa, non si vincono da sole: la prosperità del Piemonte sarà possibile solo se guidata da una forte volontà politica, supportata dalla grande maggioranza dei cittadini che vede uniti la vecchia aristocrazia alla nuova borghesia cittadina, il tessuto industriale a quello produttivo e imprenditoriale, la fitta rete del commercio a quello della cultura. Solo così potremo creare opportunità per essere attrattivi e competitivi, all’interno dei confini nazionali ma soprattutto europei, sfruttando la nostra posizione geografica che ci colloca alle porte dell’Europa centrale, vero motore economico del Vecchio Continente. Noi vogliamo che il Piemonte torni ad essere “Capitale”, ovvero tra i luoghi di eccellenza civile ed economica d’Italia e d’Europa.

Il ritorno del Piemonte tra le regioni più fiorenti d’Europa richiede che si superi non solo una crisi economica, ma morale. Come diceva il presidente Luigi Einaudi, piemontese di spirito prima che di nascita, ogni crisi economica nasce da una crisi morale. Una crisi di identità, di fiducia, una crisi nelle proprie capacità creative e produttive che ha si è purtroppo acuita in questi tempi difficili per tutti di pandemia. Ed è in primo luogo questa crisi morale che, attraverso una nuova visione del futuro dei nostri territori, noi tutti siamo chiamati a superare se vogliamo tornare a guardare al futuro con rinnovata fiducia.

Il Recovery Fund non si riduca ad una mera somma di interventi volti a tamponare i bilanci di qualche ente locale, o ancora peggio ad alimentare lungaggini e cavilli della macchina amministrativa della Regione. Bisogna ambire a fare dei fondi a noi destinati l’occasione perfetta per riacquisire fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità imprenditoriali, abbandonando logiche conservative che ci hanno ridotto a recitare il ruolo di timide comparse tra le grandi regioni produttive d’Europa. Al passato bisogna rivolgere lo sguardo solo per essere più consapevoli delle sfide del futuro.

Quello che serve è una rinnovata coscienza di cooperazione che superi le strette logiche di divisione partitica, e che coinvolga la parte migliore della nostra città e della nostra Regione. Il tempo non è dalla nostra parte. Perché altre città, altre regioni, altre nazioni del mondo hanno già ripreso a marciare veloci, e la distanza con loro aumenta ogni giorno, se noi rimaniamo immobili.

I piemontesi, di nascita e di adozione, hanno tutte le qualità, le competenze e l’orgoglio per tornare a correre, forti di quella tenacia che è la nostra matrice originaria.

* Gianna Gancia (Eurodeputata Lega - Gruppo ID)

print_icon