LOTTA AL COVID

AstraZeneca e piattaforma in tilt, caos vaccinazioni in Piemonte

Un "errore tecnico" del sistema informatico manda all'aria l'agenda per l'open day al Valentino. Csi sotto accusa. In alcuni hub somministrato il farmaco anglosvedese anche ai giovani. Cirio: "Ai nostri eventi non lo si utilizza". Nuove direttive del ministero

Un po’ di AstraZeneca e un po’ di Csi e il caos vaccini è servito. Come se non bastassero le incertezze e i conseguenti timori sulla fascia di età “preferibile” (per usare un termine delle circolari ministeriali) per ricevere o no il vaccino nato sotto la cattiva stella degli intoppi e cresciuto con pur rari episodi clinici anche gravi, in Piemonte a contribuire alla tempesta perfetta arriva un nuovo inciampo del Consorzio per i servizi informatici cui è affidata la piattaforma per la gestione delle prenotazioni.

Partiamo proprio da qui. “A causa di un errore tecnico, il suo appuntamento al Valentino è stato annullato. Seguirà in giornata sms con nuovo appuntamento”. Di messaggi come questi ieri ne sono arrivati a migliaia. Settemilacinquecento i posti messi a disposizione per il weekend di vaccinazioni nell’ex ospedale da campo, per il prossimo fine settimana. Martedì mattina l’agenda degli appuntamenti, aperta agli over 30, era già completa. Ma compilata male. Non certo per colpa di chi si è collegato alla piattaforma del Csi, ma proprio per il funzionamento a capocchia di questa. Anziché ripartire in maniera ordinata le prenotazioni si sono messe alla carlona, ingolfando un giorno piuttosto che un altro, riempiendo alcune fasce orarie lasciandone scoperte altre. Alla faccia della tanto declamata piattaforma che avrebbe dovuto accettare o rifiutare le prenotazioni in base alla disponibilità, mica fare calcoli quantistici. A provocare il caos nel cosmo delle vaccinazioni ci sono riusciti benissimo, però.

Il tentativo di minimizzare l’”errore tecnico” richiamando la necessità di “rimodulare” le prenotazioni si scontra con una realtà ben diversa che ha creato problemi a migliaia di persone e che, al di là dell’ufficialità, ha visto uscire il fumo dalle orecchie ai piani alti di corso Regina Margherita. Telefonate furenti partite dall’assessorato alla Sanità verso il Csi, per la “performance” che cade proprio in un momento particolare per la campagna vaccinale.

Già, perché la questione del vaccino AstraZeneca e il suo utilizzo al di sotto dei 60 anni, soglia raccomandata nella circolare del ministero tutt’ora in vigore, resta ancora senza una soluzione chiara e definita. Ieri Alberto Cirio ha messo se non un punto fermo, almeno una virgola in grassetto su una storia che, come dimostrano gli attesi pronunciamenti del governo con nuove indicazioni, resta complicata. «Noi siamo molto rigorosi e seguiamo le indicazioni Aifa in modo molto attento – ha spiegato il presidente della Regione –. Sono indicazioni che non danno regole perentorie ma che lasciano sempre un margine, però dato che usano il termine “preferibile” noi seguiamo questa indicazione, quindi quando organizziamo eventi nostri, come per esempio quello con Reale Mutua, abbiamo usato Pfizer». Ammette, però, che le cose funzionano diversamente per gli hub vaccinali dove si fa il vaccino che c’è. E così capita, com’è capitato lunedì scorso in via Artom che anche i giovani che si sono presentati all’open day si siano visti proporre l’AstraZeneca. Molti, soprattutto le donne, hanno rinunciato. Ma non solo è capitato nei giorni di vaccinazione aperte senza limiti di età. La scorsa settimana all’hub di Reale Mutua questo tipo di vaccino è stato somministrato al di sotto della soglia limite raccomandata. Anche in quel caso c’è stato chi ha girato i tacchi.

Situazioni non molto comprensibili: mentre la Regione, opportunamente, decide di utilizzare Pfizer laddove si vaccinano persone al di sotto dei 60 anni, in alcuni hub che ricadono sotto la responsabilità delle Asl che pure dipendono dalla Regione stessa si agisce in maniera completamente diversa. L’ipotesi di linee vaccinali con prodotti diversi all’interno dello stesso hub sembra essere al momento accantonata per evitare possibili confusioni, mentre si fa largo l’idea di differenziare proprio gli hub in base al tipo di farmaco.

A chiedere che questo vaccino e il gemello Johnson & Johnson, basato sullo stesso sistema dell’adenovirus modificato, vengano immediatamente sospesi per chi ha meno di 60 anni è un gruppo di scienziati, “assolutamente “si vax”, di cui fa parte anche Valeria Poli, professore ordinario di Biologia Molecolare all’Università di Torino e presidente della Società italiana di biofisica molecolare e biologia molecolare. “L’Aifa consiglia la somministrazione di questi vaccini sopra i 60 anni – ha spiegato la biologa –. In un momento in cui il virus circola così poco non ha senso sottoporre a questo rischio i giovani”, riferendosi agli episodi di trombosi che hanno riguardato soprattutto giovani donne,. Già oggi potrebbero arrivare dal ministero nuove indicazioni, più certe e oltre la semplice raccomandazione. Che, come si è visto, non sempre viene seguita.

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