LOTTA AL COVID

Mancano 60mila dosi di Pfizer, appello di Cirio a Figliuolo

Lo stop di AstraZeneca per gli under 60 fa saltare i piani. Il governatore al generale: "Indispensabile aumentare le forniture per non rallentare il ritmo delle vaccinazioni". Il cambiamento rende sempre più marginale il ruolo dei medici di famiglia

“Generale, qui mancano le munizioni”. Al di là delle dichiarazioni dai toni contenuti con cui si riferisce della richiesta al commissario di “tenere conto, nella distribuzione alle regioni delle dosi di Pfizer Moderna, del numero di richiami di AstraZeneca che devono essere riprogrammati”, in Regione è allarme rosso dopo lo stop alla somministrazione dei vaccini a vettore virale, quindi anche Johnson & Johnson, a chi ha meno si 60 anni, compresi i richiami di chi ha avuto la prima iniezione con Astrazeneca. “Solo per giugno mancano non meno di 50mila dosi, tra Pfizer e Moderna”, dice senza giri di parole l’assessore Luigi Icardi al termine di una giornata in cui si è cercato di far tornare i conti, convenendo sul fatto che l’unico modo per riuscirvi è avere, in fretta, quelle decine di migliaia di vaccini. Da qui la telefonata di Alberto Cirio al commissario Francesco Paolo Figliuolo.

Le scorte si assottigliano: di Pfizer ce ne sono soltanto 67mila, mentre di Moderna 35.229 comprendendo le 25mila in arrivo in queste ore.  Del primo, dopodomani, dovrebbero arrivarne 194.220 e 249.210 il 24 giugno, del secondo sono attese 26.800 dosi il 22 e 28.500 il 29. Ma anche con questi rifornimenti i conti non tornano e servono, almeno, quelle 50mila dosi supplementari di cui parla Icardi. Non stupisce se nei magazzini piemontesi di Astrazeneca ce ne siano ben 107.507 dosi cui se ne aggiungeranno altre 37.200 venerdì prossimo. Numeri più piccoli per l’altro prodotto bloccato per gli under 60: di Johnson & Johnson ce ne sono 57.180 dosi e il 24 ne arriveranno 10.200.

“La decisione dell’Aifa è arrivata all’improvviso costringendo a una serie di cambiamenti della campagna vaccinale che richiedono però una cosa fondamentale: avere le dosi necessarie”, spiega Icardi. E in Piemonte stando alla programmazione attuale delle forniture, per il mese in corso, non ci sono.

Il traguardo dei 3 milioni di dosi somministrate raggiunto non può far passare in secondo piano il problema che già sta provocando ripercussioni: l’open day al Valentino di venerdì, sabato e domenica ha visto ridurre da oltre 7mila a 5mila le vaccinazioni disponibili, peraltro con prenotazioni esaurite inpochi minuti. Tagli anche per gli hub delle aziende e nelle farmacie appena inserite nella campagna. Per non dire dei medici ci famiglia che, ormai, stanno per uscire dall’esercito delle vaccinazioni: i problemi della catena del freddo (sia pure meno stringenti rispetto a quanto inizialmente annunciato) di fatto impediscono ai sanitari sul territorio di somministrare questo vaccino.

“Ormai, la platea degli over 60 si sta sempre più riducendo. Ovvero quella parte della popolazione – ricorda l’assessore – cui è possibile somministrare AstraZeneca”. In questa fascia di età sono 221mila i piemontesi che non hanno ancor aderito alla campagna vaccinale, di cui 36mila ultraottantenni, 65mila over 70 e 120mila tra i 60 e i 70 anni. Ma sono un milione i piemontesi che potrebbero chiedere di vaccinarsi e non lo hanno ancora fatto. Un rapido conto e semmai si decidessero tutti, sarebbero 800 mila i piemontesi da vaccinare con Pfizer o Moderna e, al momento, null’altro. 

Nella richiesta avanzata dal governatore al commissario Figliuolo, ancora in attesa di risposta, c’è anche lo strascico di una questione apertasi nella Conferenza delle Regioni. Lì il presidente della Campania aveva provato a forzare la mano chiedendo più dosi di vaccini adducendo la motivazione di una maggior popolazione giovane. Respinta all’unanimità la richiesta di Vincenzo De Luca, il tema della ripartizione delle forniture persiste, complicato dalle nuove disposizioni dell’Aifa e del Governo, mentre l’Ema, l’agenzia europea del farmaco riconferma la somministrabilità di AstraZeneca senza vincolo di età. E se, parlando in Commissione sanità, Icardi ha annunciato l’intenzione della Regione di "vaccinare i giovani nella fascia di età dai 12 ai 23 anni per ottenerne l'immunizzazione entro settembre, allo scopo di evitare il più possibile chiusure di classi all'apertura dell'anno scolastico", adesso la necessità è “avere le 50mila dosi in più che servono per questo mese”.

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