LOTTA AL COVID

Caccia alla variante Delta

In un mese solo 120 analisi e 6 casi. Dopo altre Regioni, deciso il sequenziamento di tutti i test positivi. Di Perri: "Più si cercano le mutazioni meglio è. In Inghilterra lo si fa a tappeto". Il laboratorio di Candiolo può analizzare oltre mille campioni al giorno

Su 2.364 casi positivi al Covid, dal primo al 27 giugno, in Piemonte sono stati fatti 120 sequenziamenti per individuare le varianti del virus, senza escludere di poterne individuare di nuove. L’esito, al 21 giugno è stato di 6 casi di variante indiana o Delta come viene ormai classificata, uno di sudafricana, 4 di nigeriana, ben 19 di variante brasiliana, mentre il resto dei tamponi positivi analizzati ha confermato l’ancora predominante diffusione della variante inglese. 

Ieri Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità ha avvertito della necessità di “effettuare un sequenziamento massivo per individuare precocemente e controllare l’evoluzione di varianti genetiche nel nostro Paese”. Ma si può definire massivo un sequenziamento di 120 tamponi positivi su oltre duemila, nell’arco di un mese?

Sicuramente in Piemonte non c’è un problema tecnico ad impedire di aumentare i tamponi da sottoporre agli esami per accertare il tipo di variante. Spiegando che, “naturalmente più sequenziamenti si fanno meglio è”, il primario di Infettivologia dell’Amedeo di Savoia, Giovanni Di Perri, ricorda che “il laboratorio dell’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, possiede attrezzature avanzatissime in grado di processare oltre mille campioni al giorno”. Una potenza di fuoco, quella dell’Irccs, utilizzata al minimo e non certo per l’indisponibilità dell’istituto. L’applicazione alla lettera della circolare ministeriale che indica il sequenziamento dall’1 al 5 per cento dei tamponi positivi, privilegiando i casi che riguardano persone vaccinate, casi reinfezione, individui in arrivo da Paesi con alta diffusione di varianti, ha portato a quei numeri effettivamente esigui, rispetto al richiamo di Brusaferro. 

Richiamo che, tra l’altro, arriva dopo che alcune Regioni hanno già deciso di aumentare i sequenziamenti, accelerando sulla ricerca di varianti per poter giocare d’anticipo e cercare di arginarne la diffusione con quel tracciamento dei contatti, ugualmente definito prioritario dal presidente dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Da lunedì scorso in Lazio tutti i tamponi positivi finiscono nei laboratori per sequenziare il virus, l’Emilia-Romagna ha incominciato una settimana prima, in Lombardia l’assessore Letizia Moratti ha anticipato anche lei il cambio di passo rispetto alle direttive ministeriali, mentre l’epidemiologo Pierluigi Lopalco che guida la sanità pugliese ha stabilito che le Asl ogni settimana inviino 60 tamponi positivi al laboratorio per il sequenziamento.

“Sappiamo che la variante Delta c’è e sta pian piano aumentando, dico pian piano perché i numeri sono bassi e si amplifica poco – spiega Di Perri –. Questo accade proprio perché i casi sono pochi ed è stato possibile applicare il contact tracing nella maniera più producente, isolando tempestivamente le persone in modo da interrompere subito i contagi, cosa che non è attuabile quando i numeri sono molto alti”. Ma il rischio che quelle cifre ora estremamente basse possano crescere è molto concreto, specialmente guardando all’autunno. Da qui il cambio di strategia indicato da Brusaferro e anticipato da molte Regioni. Formalmente il Piemonte, nell’ultima circolare del Dirmei ai direttori dei Sisp e dei dipartimenti di prevenzione ha richiamato “il rafforzamento del sequenziamento dei casi sospetti”.

Nessuna indicazione, nella lettera, circa il sequenziamento di tutti i tamponi positivi che invece, come spiega l’assessore con delega ai laboratori Covid Matteo Marnati, “è stata data verbalmente ai direttori delle Asl nel corso della riunione”. Probabilmente una sorta di anticipazione per le vie brevi di una disposizione che, al pari delle altre Regioni, anche il Piemonte formalizzerà con un atto. 

“Il sequenziamento è molto importante – ribadisce l’infettivologo dell’Amedeo di Savoia –. In Inghilterra sequenziano a tappeto e sono sempre i primi ad individuare nuove varianti”. Il recentissimo studio dell’Istituto superiore di sanità e del ministero insieme alla Fondazione Bruno Kessler attesta che al 22 giugno la variante Delta era già al 22,7% nella media nazionale, con punte fino al 70,6% come nel caso del Friuli Venezia Giulia, mentre per il Piemonte si scende a 5%. Nella regione guidata da Massimiliano Fedriga solo la scorsa settimana sono stati sequenziati 96 campioni, più della metà di quelli analizzati in un mese in Piemonte. E tornano in mente i numeri dei casi positivi quando, ormai più di un anno fa, salivano con l’aumentare del numero dei tamponi e viceversa.

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