VERSO IL VOTO

I Moderati meditano lo strappo, "siamo pronti a correre da soli"

Disertano l'incontro odierno di coalizione in attesa dell'impegno formale che escluda accordi con il M5s. Una rottura tra ragioni politiche e risentimenti personali. Dopo 15 anni con il centrosinistra Portas vuole riposizionare la sua creatura per il futuro

I Moderati sono sul piede di guerra. In poche settimane la formazione ideata e diretta da Giacomo Portas da fedele e leale alleato del Pd si è trasformata in una spina nel fianco del centrosinistra, in particolare del candidato sindaco Stefano Lo Russo. Tra “ragione” e “risentimento” il rapporto si è talmente sfilacciato che pare ormai sul punto di rompersi, riducendo al lumicino le possibilità di una ricomposizione. Al momento, il barometro segna tempesta. E la possibilità che i Moderati corrano da soli al primo turno si fa di ora in ora più concreta. I toni della nota diramata e sottoscritta dalla coordinatrice cittadina Carlotta Salerno e dal capogruppo regionale e comunale Silvio Magliano lasciano poco spazio ad alternative.

“Il 4 agosto i Moderati hanno posto alla coalizione il tema dell’alleanza col Movimento Cinque Stelle, chiedendo al candidato sindaco Lo Russo di mettere per iscritto l’impegno a non formalizzare alcun accordo coi pentastellati. Tale impegno – scrive la coppia che in caso di rottura Portas presenterà quali candidati sindaco e vicesindaco – non è stato firmato, ma il 12 agosto, in un’intervista, il candidato sindaco ha dichiarato di volerlo inserire nel programma sottoscritto da tutte le forze politiche”. Una mossa escogitata nel tentativo di sminare il terreno. “Abbiamo accolto con soddisfazione tale volontà e abbiamo atteso, consapevoli del periodo vacanziero, ma ad oggi, 23 agosto, nulla si è mosso”, tant’è che “per questo motivo non riteniamo utile partecipare all’incontro della coalizione convocato in data odierna”.

Difficile non interpretare queste parole come l’orientamento del leader dei Moderati di sbattere la porta e, come detto, presentarsi agli elettori con una propria lista, ma anche con un proprio candidato o candidata sindaco. Una decisione che se si concretizzerà avrà alla sua base più che solide ragioni politiche, spesso agitate come pretesto, una serie di motivazioni che attengono più ai sentimenti e ai rapporti personali. Portas che in questi mesi non ha mai costruito quel che si può definire un feeling con Lo Russo, né con il suo inner circle e gli esponenti della coalizione, sembra soffrire di una sindrome di Calimero.

Trascurato, non valutato appieno per quello che con il suo partito, storico alleato centrista del centrosinistra, l’uomo che ebbe la felice intuizione di un brand politicamente azzeccato si sentirebbe messo da parte o comunque non trattato come riterrebbe giusto. Addirittura, vittima di sgarbi e torti. Di sicuro non ha ingoiato di buon grado il rospo rappresentato dalla lista civica di Mario Giaccone, scordando o facendo finta di farlo, che questa formazione non è altro che l’ennesima versione della lista chiampariniana del Monviso. Così come non è andato in brodo di giuggiole per la corte e il pressing di Lo Russo sui renziani di Italia Viva e i calendiani di Azione, altri suoi concorrenti in quella parte di elettorato cui si rivolge e sul quale non nasconde di voler rivendicare una sorte di opzione e primazìa.

C’è tutto questo, soprattutto più che ragione c’è risentimento in Portas che nelle prossime ore potrebbe prendere la decisione che nessuno si sente, adesso, di escludere. Lo stesso oggetto del contendere – la messa nero su bianco del no a qualsiasi alleanza con i Cinquestelle – richiesta provocatoriamente all’inizio del mese era irricevibile come egli stesso ben sapeva, ma la soluzione intervenuta con il lodo Chiamparino – la dichiarazione da inserire come preambolo nel programma – pone a Lo Russo e agli alleati un’ulteriore riflessione. Conviene riaprire una questione, quella delle intese con i grillini, che dopo aver lacerato a lungo la coalizione è stata superata dai fatti, escludendola a ogni livello (compreso nelle Circoscrizioni), con il rischio di agitare le frange più di sinistra dello schieramento? Dunque, perché rimettere nell’agenda una questione di fatto archiviata? Concetto ribadito in serata dal fronte compatto del centrosinistra. Mimmo Carretta (Pd), Matteo Cantamessa (Articolo 1), Francesco Tresso (Torino Domani), Marco Grimaldi (Sinistra ecologista) e Mario Giaccone (lista civica per Lo Russo) in un comunicato congiunto hanno intimato a Portas di smetterla con ultimatum su “questioni abbondantemente archiviate, noi vogliamo parlare di città e di futuro”. Tradotto: il tempo è scaduto e non ci prestiamo a dare corda a chi utilizza pretesti per alzare la posta nelle richieste di posti (leggi: presidenze delle Circoscrizioni).

La sensazione, insomma, è che Portas la pace non la voglia proprio e sia in cerca dell’incidente per sancire lo strappo. Probabilmente ritiene esaurita la lunga stagione di collaborazione con il centrosinistra e, scommettendo sulla scomposizione del quadro politico, pensa che solo riposizionando la sua creatura possa assicurarle un futuro. Di certo è consapevole che una sua corsa solitaria non ammaccherebbe soltanto il centrosinistra ma avvantaggerebbe Paolo Damilano e il centrodestra. E ciò senza voler dar credito a voci che circolano in città di intese sottobanco tra il deputato e l’entourage dell’imprenditore. In serata Portas farà il punto della situazione con i suoi e nel giro di massimo 48 ore comunicherà la sua decisione.

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