LOTTA AL COVID

Gli strafalcioni dei prof no green pass

Il costituzionalista Cavino contesta lo storico Barbero, collega all'Università del Piemonte Orientale, per aver firmato il documento contro il certificato verde. E definisce questo atto "un segnale preoccupante del declino dell'Accademia"

“I contenuti del manifesto No Green Pass sottoscritto da diversi docenti universitari sono un segnale preoccupante del declino dell'Accademia”. Lapidario nel giudizio il costituzionalista Massimo Cavino. Pungente nella risposta al collega, fiero oppositore della carta verde, il quale citando Dante s’era detto convinto che il Poeta avrebbe colmato di politici il girone degli ipocriti: “Se Dante potesse riscrivere oggi la Commedia forse introdurrebbe un girone per professori avidi che pur di vendere una copia in più sottoscrivono ogni tipo di scemenza”, la replica del docente di Diritto Costituzionale dell’Università del Piemonte Orientale. La stessa dove insegna Alessandro Barbero – sua l’immagine del girone pieno di politici ipocriti a suggello della firma al manifesto – e il cui rettore Gian Carlo Avanzi sottolinea come l’opinione di alcuni docenti sul Green Pass non deve essere confusa con quella della stragrande maggioranza di professori e studenti favorevole all’obbligo e allineata alla prevalenza della libertà collettiva. 

Allora, professor Cavino, mancava solo più Dante nello scontro tra Guelfi e Ghibellini del Green Pass? 
“Ma no, è che quando si leggono certi strafalcioni…”.

E se a scriverli sono professori universitari, stiamo freschi. 
“Guardi, quello che trovo irritante, anche dal punto di vista personale essendo professore di Diritto Costituzionale, è questo continuo richiamo alla Costituzione del tutto sbagliato e fuori luogo. Forse i colleghi di altre discipline dovrebbero avere l’umiltà di capre che non sono in grado di ricavare tutte le implicazioni che da quel testo arrivano. Capisco che magari chi si occupa di Dante può avere la tentazione di qualche cortocircuito culturale”.

Il suo collega Barbero, se l’aspettava da lui una posizione così dura contro l’obbligo del Green Pass negli atenei? 
“No. Devo dire che un po’ mi ha sorpreso. Proprio in ragione della sua grande e meritata popolarità forse avrebbe dovuto essere più cauto. Va detto che lui non frequenta i social e quindi può avere una perfezione diversa delle ricadute delle sue posizioni. Però una persona della sua intelligenza dovrebbe essere più cauta”.

Da altri invece se l’aspettava? Non sono pochi i nomi dei suoi colleghi piemontesi: da Andrea Triscioglio a Ilaria Zanazzi, da Salvatore Rizzello a Ugo Mattei, quest’ultimo candidato sindaco a Torino, e altri ancora.
“Trovo, scorrendo la lista, che ci sono professori che hanno fatto della provocazione e delle posizioni sopra le righe la propria cifra. Credo che un docente che candidandosi alle elezioni non ha difficoltà a vilipendere il Presidente della Repubblica poi possa pure sottoscrivere un documento pieno di sciocchezze giuridiche”.

Professore, ne citi qualcuna.
“Prediamo il presunto contrasto con il regolamento europeo, richiamato nel manifesto. Quel contrasto, come è già stato chiarito, non c’è. Poi la discriminazione tra vaccinati e non vaccinati, anche qui falso visto che il green pass lo si può avere anche senza vaccinarsi, facendo un tampone. Fanno rifremento all’articolo 32 della Costituzione dicendo che solo la legge può imporre la disciplina dell’accesso alle aule, ma questo è disciplinato da un decreto legge. Insomma un sacco di strafalcioni giuridici. E anche di pericolose falsità. Una mi irrita e mi preoccupa molto”.

Di cosa si tratta?
“Nel manifesto si sostiene che il Green Pass senza obbligo vaccinale sottrae lo Stato dalle sue responsabilità in termini di eventuali indennizzi per conseguenze a causa del vaccino. Un’altra sciocchezza: la giurisprudenza costituzionale ormai costante riconosce il diritto all’indennizzo anche a quanti si siano sottoposti a una vaccinazione non obbligatoria, purché inquadrata in una campagna vaccinale riconoscibile e questa ne ha tutte le forme. Se poi a raccontare le bugie sono professori universitari è gravissimo”.

Senza azzardare paragoni inappropriati e lontani, converrà che dal mondo universitario non di rado germogliano idee che possono portare verso situazioni complicate, per usare un eufemismo? 
“La categoria dei cattivi maestri non la scopriamo oggi, ogni tanto emerge qualche figura che vede nella possibilità di sostenere posizioni estreme una scorciatoia per la propria affermazione personale e questo in un contesto come quello accademico è molto più grave. Prima di tutto bisognerebbe servire la conoscenza”. 

Quanto è grave quel che emerge dal manifesto contro il Green Pass?
“Va deto che quest manifesto è sottoscritto da qualche centinaio di docenti su una popolazione di diverse decine di migliaia, quindi la prima cosa che io non farei è ritenere che sia rappresentativo della posizione dell’accademia italiana che ha tutt’altro orientamento. Sono poche centinaia di persone tra le quali gli studiosi di diritto sono poche decine”.

Però fa rumore e tanto. 
“Fa rumore perché il tema è stato molto agitato, poi il fatto che ci siano professori come il mio collega Alessandro Barbero che sono ormai delle celebrità a tutti gli effetti, la ricaduta del manifesto è dovuta proprio a questo. Tutti sottolineano la firma di Barbero”. 

Crede che la presa di posizione di questo suoi colleghi possa rafforzare il fronte contrario alle misure assunte dal Governo e, diciamo, anche contro il vaccino giacché spesso dietro il rifiuto del certificato c’è quello del vaccino?
“La parola giusta è responsabilità. Bisognerebbe essere tutti consapevoli del ruolo che si riveste. Il professore universitario viene considerato ancora un riferimento dal punto di vista culturale del Paese. Il fatto che ci siano dei professori che assumono posizioni oscurantiste, perché è di questo che stiamo parlando, effettivamente è preoccupante”.

Professore abbiamo parlato fino ad ora di voi docenti, ma gli studenti come hanno reagito?  
“Hanno avuto e hanno un atteggiamento di grande comprensione e collaborazione sulle disposizioni. Hanno capito che in queste disposizioni c’è la volontà e l’obiettivo di potersi ritrovare in aula, che il green pass non è uno strumento per chiudere fuori qualcuno, ma per consentire di ritornare in aula. Da loro sì è arrivata una grande lezione di responsabilità”.

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