VERSO IL VOTO

La remuntada di Lo Russo,
i partiti trainano Damilano

Il divario tra i due principali concorrenti si è ridotto fino quasi ad annullarsi. A Torino la partita è più che mai aperta, spiega il sondaggista Noto che avverte: il 20% dell’elettorato decide chi votare nell’ultima settimana e il 7% addirittura nella cabina

I sette giorni che non sconvolgeranno il mondo, ma potranno stravolgere previsioni e speranze sul voto per dare un nuovo sindaco a Torino. Si parla sempre, in queste occasioni, del rush finale e come tale importante per recuperare o rafforzare la posizione. Ma stavolta è ancora diverso: “Non meno del 20 per cento dell’elettorato decide chi votare nell’ultima settimana e il 7 per cento fa la sua scelta addirittura in cabina elettorale”, ricorda Antonio Noto, il sociologo attivo da anni nell’analisi delle intenzioni di voto (con la Noto Sondaggi) rimarcando come “questo porta a dire che i giochi sono più che aperti”, ancor di più sotto la Mole dove la remuntada del centrosinistra, pur nel silenzio imposto sugli ultimi sondaggi, fa dire che il divario tra Paolo Damilano e Stefano Lo Russo fino a non molti giorni fa a favore del primo si sarebbe ridotto quasi ad annullarsi. E che, per quanto paradossale possa sembrare, è il candidato civico, l’imprenditore scelto da Matteo Salvini, a poter contare di più sul traino dei partiti

Se un quinto dei torinesi che andranno ai seggi ancora non ha deciso quale dei 13 candidati sindaco votare e lo farà da qui al momento di tracciare il segno sulla scheda, proprio per i due contendenti saranno giorni di cui non perdere neppure un’ora. “Nel 2013 nel fine settimana il 5 per cento dei voti passò dal Partito Democratico ai Cinquestelle”, ricorda Noto osservando come sia muova molto rapidamente una quota di elettori e questo confermi l’importanza per i candidati di concentrarsi al massimo nell’ultimo miglio.

Ma quali messaggi, quali temi possono fare la differenza e a spostare i voti incerti quanto concorre la politica nazionale con i suoi leader in campo a supportare gli aspiranti sindaci? “I leader nazionale hanno la loro presa se affrontano temi che i cittadini sentono vicini, quelli della città insomma. I messaggi che valgono per le politiche qui non funzionano o funzionano poco. Tant’è che non è affatto escluso che il voto alle amministrative sarebbe diverso da quello politico se si votasse per il Parlamento in quello stesso giorno”.  Per il sondaggista “i prossimi giorni saranno basilari, i candidati in lizza dovranno considerare ancora di più il rapporto umano con gli elettori, l’empatia. Altrettanto saranno i progetti per la città che dovranno spiegare nella maniera più chiara e convincente possibile anche se lo hanno già fatto per settimane, perché l’attenzione degli elettori cresce in maniera notevole con l’approssimarsi del voto”.

Messo, come si dice, il fieno in cascina dei voti sicuri, quelli su cui le forze politiche (pur sempre con un margine di incognita) pensano di aver ormai conquistato, c’è quell’ampia fetta di elettori che innanzitutto deve trasformarsi in votanti riducendo un astensionismo che per ora sembra ancora piuttosto consistente e dunque preoccupante (tradizionalmente più per il centrodestra) e che resta poi da convincere. Compito che è in gran parte in capo proprio al candidato sindaco, visto che gli elettori politicizzati sono tradizionalmente quelli che la decisione la prendono per tempo. “In queste campagne elettorali e non parlo solo di Torino, si è perso un po’ l’attenzione al progetto di città, privilegiando la figura del candidato e anche questo – per Noto – può essere un elemento che può condizionare una parte dell’elettorato”.

Se stando alle rilevazioni più recenti e ancora pubblicabili Damilano e lo schieramento di centrodestra era avanti di circa 3 punti su Lo Russo, ma non arrivava al 45% la prospettiva del ballottaggio appare molto probabile, se non data da molti per certa. E, si sa, il secondo turno non è il secondo tempo di una partita, ma una partita nuova e diversa. Arrivarci piazzati bene, anche se come la storia insegna non assicura nulla, è comunque importante anche sotto l’aspetto psicologico, del candidato e degli elettori. Il centrodestra su una vittoria al primo turno ha puntato e punta molto, ben sapendo che allargare il bacino di votanti due settimane dopo non è impresa facile sulla carta.

E poi c’è un altro fattore che porta Torino a essere importante per lo schieramento a sostegno di Damilano: Matteo SalviniGiorgia Meloni e Silvio Berlusconi sanno che non sono molte le città dove, sempre in base ai sondaggi (e alla scelta del candidato) hanno concrete possibilità di vincere. Una di queste è proprio il capoluogo piemontese. “In base ai sondaggi di quindici giorni dal voto, Torino insieme a Trieste è una delle poche grandi città dove il centrodestra ha più chance”. Da quelle rilevazioni qualcosa certamente è cambiato, portando il divario tra i due avversari a ridursi di parecchio. Molto, come avverte lo stesso Noto, potrà cambiare nei prossimi giorni, durante il countdown che dovrà essere sfruttato al meglio dai candidati per convincere quel 20 per cento degli elettori torinesi. Che potranno fare la differenza. 

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