CAMALEONTI DELL'URNA

La disfatta dei voltagabbana

Dai Verdi finiti tra le braccia dei grillini ai transfughi del centrosinistra passati con Damilano: la fine ingloriosa di partiti ed esponenti politici troppo volubili. Risultati da prefissi telefonici e totale irrilevanza

Hanno cambiato casacca a partita in corso, qualcuno sperando di salire sul carro dei vincitori qualcun altro magari in preda a un sincero travaglio politico. Fatto sta che i cosiddetti voltagabbana – e quanti ce ne sono stati in questa tornata elettorale – sono precipitati nella più totale irrilevanza. In primis i Verdi-Europa Verde di Antonio Fiore e Tiziana Mossa che a fatica raggiungono l’1 per cento in coalizione con il Movimento 5 stelle di Valentina Sganga. Il partito ambientalista aveva partecipato attivamente alle primarie del centrosinistra sostenendo il candidato dem Enzo Lavolta, ex assessore all’Ambiente. Già in quel caso erano stati irrilevanti, ma a colpire fu la decisione pochi giorni dopo di rovesciare il tavolo del centrosinistra e affiancare il proprio simbolo a quello del Movimento 5 stelle. Non è bastata neanche l’eco del “bla bla bla” lanciato da Greta Thunberg in faccia ai politici di tutto il mondo durante lo Youth4Climate di Milano. La stessa lista nel capoluogo lombardo, dove pure godeva delle simpatie del candidato sindaco Beppe Sala, veleggia intorno al 5%.

Non è andata meglio agli animatori di Progresso Torino, la lista nata da un manipolo di fuoriusciti del centrosinistra. A capitanarla la madamin Giovanna Giordano Peretti, anche lei prodigatasi nel salto della quaglia dopo aver pubblicamente (e inutilmente) sostenuto il radicale Igor Boni alle primarie del centrosinistra ed essere stata candidata nel listino di Sergio Chiamparino alle scorse elezioni regionali. A scrutini ancora in corso la lista si attesta stabilmente sotto l’1% (siamo intorno allo 0,7), senza possibilità di raggiungere il quorum, con buona pace dell’ex presidente della Circoscrizione 8 Davide Ricca, entrato in politica in groppa all’asinello dei prodiani poi passato alla Margherita e di lì ai Moderati per poi diventare un fanatico di Matteo Renzi, approdare al Pd e infine uscire con l’ex rottamatore per fondare Italia Viva. Ma mentre il suo partito si schierava con Lo Russo lui abbandonava la nave per seguire le sirene di Paolo Damilano, assieme all’ex segretario della Quercia Alberto Nigra, un altro che dopo varie peregrinazioni aveva ottenuto un ruolo in Azione (responsabile Enti Locali) da cui si è dimesso quando il partito di Carlo Calenda ha scelto il centrosinistra. 

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