ENTI LOCALI

La Città metropolitana resta zoppa

Effetto collaterale delle elezioni comunali: decadranno molti consiglieri che non potranno essere sostituiti. Provvedimenti a rischio. L'ennesima dimostrazione di una riforma incompiuta che ha "emarginato" decine di Comuni. L'appello della seconda cintura

Un ente zoppo almeno per tre mesi. È ciò che capiterà alla Città Metropolitana quando molte amministrazioni, tra cui il Comune di Torino, avranno rinnovato il proprio Consiglio comunale e buona parte degli attuali rappresentanti dell’ex Provincia saranno decaduti perché non rieletti. Tra coloro che perdono il posto ci sono la grillina Barbara Azzarà, il moderato Silvio Magliano, l’azzurro Mauro Fava. Ma non sono gli unici. Il problema è che le liste in cui alcuni di loro sono stati eletti (prima fra tutte quella di centrosinistra denominata Città di Città) non hanno più nessuno in coda che possa subentrare e dunque semplicemente perderanno un rappresentante.

Bella grana per un ente che ha in calendario l'approvazione di una variazione di bilancio. La norma dà tempo sessanta giorni al nuovo sindaco di Torino per avviare le procedure relative alle elezioni di secondo livello per poi aprire le urne entro i successivi venti giorni. Si rischia di sbrodolare fino all’anno nuovo e in questo momento non c’è una maggioranza in grado di approvare alcun atto. Secondo i calcoli degli uffici di corso Inghilterra dovrebbero essere 11 i superstiti di questa tornata elettorale, il quorum sarà raggiunto al pelo, in attesa delle prossime elezioni. Certo, a onor di logica, è difficile immaginare che, con un’assemblea monca, qualche forza politica si metta a fare le bizze bloccando provvedimenti importanti, ma questa situazione evidenzia, ce ne fosse ancora bisogno, tutte le storture di una legge, la famigerata Delrio (da tempo ribattezzata Delirio) che rappresenta una perenne incompiuta nel quadro istituzionale italiano.

Un ente che ancora oggi risulta impalpabile per decine di sindaci che faticano ad aprire un’interlocuzione e a districarsi nel dedalo di competenze a scavalco tra municipio, città metropolitana e regione. Per questo è nato un documento/appello promosso da alcuni primi cittadini in gran parte della seconda cintura di Torino per richiedere maggiore attenzione ai due candidati a sindaco di Torino e dunque anche alla sua area metropolitana. “La sola gestione burocratica e protocollare (dell’ente ndr) non è più sufficiente” si legge nel documento promosso dal sindaco di Pragelato (ed ex deputato di lungo corso) Giorgio Merlo, assieme ai colleghi Francesco Casciano di Collegno, Gianluca Blandino di Rubiana, Loredana Devietti di Ciriè, Alberto Rostagno di Rivarolo Canavese e altri. “Le ultime due gestioni dell’area metropolitana torinese sono state ispirate e condizionate da una logica e da una cultura torinocentrica” provocando una “crescente emarginazione dei territori della seconda cintura” affermano i sottoscrittori, secondo i quali il nuovo sindaco metropolitano dovrà avere due vice, uno per la prima cintura e uno per la seconda. E infine l’appello in vista del ballottaggio: “La Città metropolitana non potrà più ridursi, com’è stato in questi anni (…) a un ente sostanzialmente e politicamente inutile. I candidati a sindaco di Torino dicano con chiarezza cosa intendono fare”.

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