Un Piano Marshall sui diritti sociali

Ha ragione Damilano ma voterò Lo Russo. Concordo, parzialmente, con Damilano quando dice che dobbiamo pensare alle periferie e alle pensioni minime anziché spostare il dibattito sulle violenze fascio-no-green pass-no vax. Però le periferie – e qui tocca al centrosinistra torinese tenerlo bene a mente – sono strettamente legate al disagio no green pass guidato dalle avanguardie di estrema destra.

I fatti nazionali dei giorni scorsi sono molto legati alla campagna elettorale delle amministrative perché da come si affronterà il problema dei disagi sociali, nel tempo, si governerà anche il dissenso. Gli scontri di piazza nelle città, l’assalto alla sede Cgil, i cortei no-vax e no-green pass hanno un’avanguardia precisa come detto prima, ma sono composti da un mondo variegato di cui i gruppi di estrema destra hanno saputo prenderne la guida e usarli a loro tornaconto politico.

Mi stupisce che la segretaria della Fiom, Francesca Re David, si stupisca del fatto che abbiano assaltato la sede della Cgil che è stata in prima linea contro il green pass, per il vaccino obbligatorio e per i tamponi gratuiti e quindi di conseguenza usi lo slogan dell’attacco ai luoghi della democrazia. Una analisi molto limitata, parziale, che non è capace di autocritica né di andare in profondità ma si ferma allo slogan, bello ma uno slogan. Il problema vero è stata la debolezza del sindacato nell’assumere una posizione intransigente proprio sul green pass.

La Cgil ha pensato di “coprire” uno spazio politico in cui c’era estrema destra, estrema sinistra, terrapiattisti e no vax. È una vecchia storia quella della Cgil di coprire spazi politici variegati, ricorda il movimentismo degli ultimi vent’anni che ha portato i lavoratori a votare la Lega e anche più a destra e non più la sinistra. Le lezioni non servono mai per alcuni. Non avere neanche capito che se è vero che con il green pass l’accordo tra sindacato, aziende e Governo ha consentito di non licenziare il lavoratore che rifiuta la vaccinazione nel caso, invece, di una Legge sull’obbligo vaccinale, come invocato più di tutti da Landini, le aziende non accetteranno mai quel comma e quindi chi viola la legge non vaccinandosi, sarà licenziato.

Se non si arriva a comprendere questo, suma bin ciapà!

Il punto è questo: servono amministratori locali, sindaci che abbiano programmi in cui il recupero del degrado sociale sia una priorità perché è dentro quei disagi che l’estrema destra pesca, guidandoli in modo strumentale verso i loro obiettivi. Allora la campagna elettorale per i ballottaggi che ormai volge al termine, andrebbe fatta non sul “pericolo fascista” ma sulle buone qualità di un sindaco che riprenda in mano il proprio territorio affrontando le sofferenze sociali presenti. Anche le manifestazioni torinesi della galassia no-vax si recuperano e si sottraggono alla guida “a destra” con un Piano Marshall sui diritti sociali (anche qualche dovere sociale, perché la pandemia ci ha fatto diventare un po’ più rispettosi delle regole ma ha accentuato il rifiuto di regole di una parte dei cittadini). E non basta “invadere” le periferie perché il mondo variopinto che è in piazza dietro le avanguardie nere è fatto anche di categorie sociali che vanno dal commercio a chi lavora in proprio sino al lavoratore dipendente e, non mi stupirei, anche qualche sindacalista confederale. Cittadini di ogni quartiere.

Ecco perché, sapendo benissimo che Damilano è una persona onesta e sincera ha il limite, invalicabile, che la sua coalizione è composta anche e in parte da quel mondo che cavalca il disagio, che nel malcontento sguazza per costruirsi il consenso sino a assaltare le sedi sindacali, a minacciare sindacalisti anche della Cisl. Quel centrodestra dietro a Damilano, nel caso vincesse le elezioni, sorgerebbe un minuto dopo imprigionandolo. Avremmo, cinque anni dopo, un Appendino “due” che piace agli industriali ma oggi come allora zeppo di estremismi. Magari con una giunta più presentabile ma su cui pesano i precedenti regionali di una mancanza di competenze nel governare. E lo vedremo dopo le comunali quando il presidente Cirio licenzierà un assessore. Abbiamo già dato in Comune con i Cinquestelle e poi in Regione con il Centrodestra.

Se è così ed è così, hanno ragione i fan di Damilano: “Proviamo a cambiare”, non resta che votare il centrosinistra. L’unico che oggi non governa su questo territorio, ops!

Ps: e sabato tutti a Roma a manifestare…

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