Il rilancio è nella filiera

Mi tocca (e mi costa) dare ragione a Bonomi, presidente di Confindustria, quando dice che la transizione ecologica sull’automotive o è mondiale o rischia di mettere in crisi il sistema produttivo europeo e italiano in particolare. Che occorra rivedere i tempi della transizione che sono troppo stretti al 2035 e che vada ridata dignità tecnologica sulle emissioni del diesel abbinandola all‘elettrico è un passo da fare e sostenere. D’altra parte, il 77,9% della componentistica italiana lavora ancora sui motori diesel mentre la quota che lavora anche su ibrido e elettrico arriva al 47,5%.

Parto da questa considerazione perché a Torino si incrociano, in questi giorni, importanti appuntamenti: dall’assemblea annuale dell’Unione Industriale alla nomina della nuova giunta comunale, all’incontro con Stellantis sul futuro di Mirafiori. In ognuno di questi appuntamenti si parla di come rilanciare Torino dopo i cinque anni di medioevo pentastellato.

Nel futuro di Torino tra auto e veicoli industriali la prospettiva non è solo in Stellantis ma risiede in una filiera che comprenda tutte le possibili evoluzioni e integrazioni che passano attraverso gli sviluppi motoristici, da Punch a Landi Renzo per fare due esempi significativi, fuori dalla sfera classica che comprenderebbe anche Fpt. Ma l’obiettivo è non precludersi nessuna strada. Anche perché i dati sulle vendite continuano a dare in crescita l’ibrido che non può essere inteso solo come benzina/elettrico. E se l’idrogeno è più visto sui veicoli pesanti, marini e industriali c’è chi studia anche il suo abbinamento su e con motori endotermici.

Purtroppo, non arrivano buoni segnali dalla filiera dell’automotive. I dati estrapolati dalla ricerca annuale sulla componentistica italiana non sono confortanti. Anche se le aziende intervistate sono circa il 25% (477 su 2203), quindi non è detto che sia rappresentativo ma è l’unico e interessante rapporto che abbiamo in Italia sul tema. Infatti, nel rapporto si nota che le aziende della componentistica hanno diminuito gli investimenti in innovazione di prodotto e di processo oltreché in ricerca e sviluppo. Non solo, appare un dato contraddittorio, perché se il 72% delle aziende intervistate dice che Stellantis rappresenta un’opportunità quando si analizzano i fattori di rischio su cinque domande, solo una è considerata un’opportunità: la presenza del Gruppo su più mercati, mentre i cambiamenti sui volumi di fornitura e i possibili cambiamenti rispetto al baricentro decisionale sono considerati altissimo fattore di rischio.

Che il Piemonte sia rimasto “Fiatcentrico” è una contraddizione in essere rispetto all’abitudine del “parlarne male” come al bar, in questo ultimo decennio. Dall’accordo di Mirafiori per intenderci. Poi se leggiamo i dati vediamo che l’80% delle imprese piemontesi della filiera ha Stellantis come cliente di cui Psa pesa il 2% e un fatturato dipendente sempre da Stellantis del 47,4 di cui solo il 4% è Psa. Ecco, bastano questi dati per sottolineare che quando il presidente dell’Unione Industriali dice che la rinascita di Torino ha bisogno di tutti, direi che ha bisogno soprattutto che le aziende facciano davvero quel salto di cultura d’impresa orientandosi al rinnovamento con nuovi investimenti e nuovi clienti.

Il 2021 ha confermato una certa ripresa, il 2022 presenta una possibile e limitata crescita dell’1% del mercato mondiale dell’auto, nonostante i rincari delle materie prime e la mancanza di componenti. Non bastano i “quattro punti” da tutti elencati su cui concentrare gli investimenti del Pnrr sull’industria piemontese. Per dirla più crudamente per fare impresa servono prima di tutto gli investimenti delle imprese, usando parte dei profitti perché se in Piemonte le banche sono “piene di risparmio” non credo sia grazie ai piccoli risparmiatori ma sia dovuto alla mancanza di coraggio d’impresa che ha assunto posizioni attendiste come si evince dai dati dell’Osservatorio.

Non basta essere dei bogianen che all’Assietta ha consentito di vincere la battaglia. Due secoli fa, però! Oggi serve intrapresa, intraprendenza d’impresa, certo accompagnata da una visione dell’amministratore pubblico e oggi con la nuova Giunta abbiamo la possibilità di rivalorizzare la Città Metropolitana quale soggetto che pensi, progetti e realizzi nel campo industriale il consolidamento delle filiere che ruotano intorno ai nuovi propulsori che esca anche dalla vecchia ottica sindacale del “ci vuole un motore a Mirafiori” ma pensando alle molteplici filiere di auto e veicoli pesanti presenti in Piemonte.

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