Soccorrere la democrazia

Quando un sistema degenera subisce un processo simile al disfacimento del corpo umano. Alla fine della decomposizione rimane solamente uno scheletro a testimoniare quella che un tempo era un struttura biologica viva.

La rappresentanza democratica ha superato la fase del rigor mortis, poiché la sua vitalità è scomparsa da tempo. La stessa libertà di cui la democrazia si nutriva voracemente dal secondo dopoguerra (tempi in cui provava a muovere i primi passi) si è quasi estinta del tutto, lasciando al proprio ricordo il compito di legittimare i valori dettati dalla Costituzione. Di conseguenza la Democrazia è morta per mancanza di alimentazione.

Le radici della volontà popolare sono state recise negli anni con colpi di accetta ben assestati. Il primo violento fendente venne inferto dalla strategia della tensione (realizzata facendo esplodere bombe nelle piazze e sui treni), ma quello letale fu opera delle relazioni “pericolose” del potente Licio Gelli: autore del “Piano di rinascita democratica”.

L’idea del piduista ed ex fascista toscano era semplice, poiché consisteva nello svuotamento di ogni luogo di rappresentanza, a partire dai sindacati e dai partiti della sinistra marxista, sino a determinare lo scollamento tra il popolo e le sue istituzioni, ormai libere queste ultime di agire in ossequio agli interessi di lobby e potentati vari.

Il forte astensionismo che ha caratterizzato l’ultima tornata elettorale amministrativa è la cartina tornasole del successo del piano dei piduisti di Gladio, portato avanti anche oggi con grande diligenza dai tanti eredi politici dell’ex gerarca fascista di Pistoia. Il non voto è il certificato di un decesso ampiamente annunciato della democrazia stessa.

L’entropia ha assestato alla Democrazia il colpo di grazia, ossia la conseguenza di una classe politica allo sbando totale e non più in grado di leggere i reali bisogni della società che dovrebbe sostenere e rappresentare. Mire personali, manie di grandezza e assenza di memoria storica, mescolate a un pizzico di arroganza, hanno letteralmente soffocato la partecipazione dei cittadini sino gettarli nel disinteresse puro.

In un tale contesto non ci si stupisce della semplicità con cui un Ministro della Repubblica auspica quello che è un atto eversivo nei confronti della nostra Carta. E’ davvero preoccupante che un membro dell’esecutivo Draghi indichi nell’attuale premier del governo, per l’appunto Mario Draghi, l’uomo che potrebbe incarnare un duplice ruolo: Presidente del Consiglio dei Ministri e Presidente della Repubblica.

L’ipotesi paventata dal ministro leghista è in pratica il ribaltamento dell’attuale repubblica parlamentare in uno stato retto dal presidenzialismo. Magicamente, senza neppure varare una riforma costituzionale, tra qualche mese potremmo racchiudere tutte le istituzioni in un solo uomo, ripercorrendo così esperienze drammatiche già vissute dal Paese un secolo fa. 

Passano i decenni ma l’abitudine italica di ricorrere all’uomo della provvidenza non passa mai. Abbiamo sempre vivo in noi il desiderio di metterci nelle mani di colui a cui affidare il nostro destino, rinunciando senza rimorso alcuno alla fatica di partecipare alla vita pubblica.

Una trappola che il leader del governo dovrebbe evitare, ma in cui invece è cascata rovinosamente tutta la politica: una classe oramai non più in grado di esprimere neppure il presidente del governo prelevandolo tra le proprie fila, e adesso neanche il Presidente della Repubblica.

Di certo leggere sulla carta stampata dei voli su arei privati fatti da un Renzi in piena sindrome napoleonica, oppure dell’ennesimo scandalo che ha colpito parlamentari vari, non aiuta a far recuperare credibilità alle istituzioni. Allo stesso modo, è molto sospetto l’attacco subito massicciamente dal “Reddito di cittadinanza” in questi mesi: una misura sociale già avviata con successo in molte nazioni dell’Europa, ma derisa in Italia dove lo Stato non è minimamente in grado di fare controlli, se non dopo che il danno è irreversibile.

Da una parte quindi migliaia di euro spesi dal leader di se stesso per un viaggio negli States, e dall’altra la reiterata negazione della dignità a molti cittadini che, con le briciole date dal sistema sociale, riescono a malapena a mettere insieme il pranzo con la cena. I truffatori, immancabili in Italia anche negli alti livelli dirigenziali, sono niente altro che il risultato di un Pubblico sempre meno propenso a onorare il proprio dovere e pronto in ogni occasione a rinnegare il ruolo a cui è demandato. 

La moltitudine di cittadini liberi e informati vale cinquanta milioni di volte qualsiasi “Uomo della Provvidenza” di turno: è ora di prendere coscienza della nostra forza e di quanto siamo essenziali per rianimare (se ancora possibile) la Democrazia.

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