EMERGENZA COVID

Tamponi ogni 24 ore, le farmacie rischiano il collasso per i No Vax

All'esame del Governo una riduzione della validità dei test. Mana (Federfarma): "Provvedimento giusto per indurre a vaccinarsi, ma insostenibile. Siamo già ora in difficoltà". Chi rifiuta il vaccino provoca disagi anche per le terze dosi in farmacia

Il crash delle farmacie, sul fronte del Covid, è dietro l’angolo. “Impossibile reggere il numero di tamponi che ci si troverebbe a dover fare se si ridurrà il tempo di validità dei test, da 48 ore a 24 per i rapidi e da 72 a 48 per i molecolari”. Massimo Mana, presidente di Federfarma Piemonte, non lascia spazio a dubbi circa lo scenario che si prospetta in vista della non improbabile decisione del Governo di abbreviare la durata della certificazione che si ottiene sottoponendosi a questo o quel tipo di tampone. 

Ma, attenzione, il presidente dell’associazione che rappresenta le farmacie piemontesi non mette in discussione la validità e l’opportunità della misura allo studio dell’esecutivo: “il tema non è quello, ma il numero ancora troppo alto di persone che rifiutano il vaccino”. Sono loro, i No Vax per scelta (ai quali non vanno, ovviamente, assimilati i pochissimi che hanno ragioni mediche certificate tali da impedire la vaccinazione) a rischiare concretamente di provocare il collasso del sistema delle farmacie, oltre che pesare come detto più volte sul sistema ospedaliero. Già adesso il ricorso ai tamponi per ottenere il Green Pass senza sottoporsi all’immunizzazione di problemi ne provoca eccome. “È vero che i farmacisti hanno dimostrato di trovare delle risorse impensabili per far fronte alla pandemia e anche a questo compito di effettuare i temponi, ma raddoppiare il numero dei test prefigura una situazione molto, molto difficile, direi impossibile da sostenere”.

Oggi delle circa milleseicento farmacie piemontesi quelle che effettuano i tamponi sono milleduecento, “ci sono molti miei colleghi che ormai allo stremo per la gestione quotidiana di queste ulteriori incombenze che, inevitabilmente, riducono i tempi che normalmente i professionisti dedicano ai clienti”, ammette Mana. 

L’eventualità di ridurre a un solo giorno la validità del test rapidi è sul tavolo del ministro Roberto Speranza sostanzialmente per due motivi: ridurre i rischi di falsi casi negativi evidenziati dagli esperti e indurre almeno una parte dei No Vax a rivedere la loro posizione, seguendo l’esempio della stragrande maggioranza dei cittadini che si sono vaccinati e ora, seguendo i criteri fissati, stanno ricevendo o s’apprestano a riceve la terza dose. 

Un aspetto collaterale a quello principale dato da un collasso del sistema delle farmacie, che si produrrebbe con la riduzione del tempo di validità dei test, è anche economico: 15 euro, tanto costa il tampone in farmacia, ogni ventiquattr’ore alla fine del mese somma una cifra considerevole. Contribuirà anche questo a sgretolare in parte il muro di chi si ostina a non immunizzarsi, spesso manifestando contro il vaccino mascherando la protesta dietro al rifiuto del Green Pass?

“Il ruolo del farmacista per le piccole patologie, per quelle indicazioni che gli sono proprie e riconosciute, viene sacrificato già oggi per far fronte alla enorme richiesta di tamponi. E trovare professionisti di supporto – spiega Mana – è ormai un’impresa impossibile, non ci sono più farmacisti disponibili. Anche volendo assumere, non si trovano colleghi”. E poi, a rendere ancora più pesanti le conseguenze che derivano da coloro che non vogliono vaccinarsi c’è il sovrapporsi, nelle farmacie, dei tamponi ai vaccini stessi. La necessaria accelerazione della terza dose vede impegnate oltre cinquecento farmacie, un numero che potrebbe salire se si riducesse il numero di persone che ogni giorno si mettono in fila per il test, ma che, invece, rischia addirittura di scendere nel caso il tampone rapido dovesse essere ripetuto ogni ventiquattr’ore. “Per le farmacie il problema non è la vaccinazione, lo è quella parte della popolazione che non vuole vaccinarsi continuando a ricorrere ai test. Non riesco a pensare che, raddoppiando i temponi, si riesca a fare entrambe le cose, tenendo presente che c’è tutta un’attività rispetto ai cittadini che non può essere pregiudicata solo perché c’è chi si ostina a rifiutare il vaccino”.

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