Ambiente e lavoro sono conciliabili

La vicenda dell’ex Trombini di Frossasco è un caso esemplare di economia circolare/transizione ecologica, ovvero di recupero di materiali di scarto/rifiuti industriali da lavorazione e il loro riciclaggio per rivivere in un nuovo prodotto.

L’economia circolare finalizzata alla transizione ecologica può superare quel dualismo contraddittorio nel dover scegliere a volte tra occupazione e ambiente. Attraverso nuovi processi produttivi si può raggiungere sia l’obiettivo occupazionale sia il riuso dello scarto, del rifiuto tutelando l’ambiente.

Chi pensava che l’economia circolare e la transizione ecologica fosse la raccolta differenziata in casa non ha capito nulla; i processi di riuso e recupero dello scarto e del rifiuto per dar loro nuova vita prevedono processi industriali, chimici, con l’uso anche di prodotti a loro volta inquinanti ma, a differenza di prima, bisogna vigilare anche sul processo produttivo che sia pulito e integrato. Insomma, ai processi industriali bisogna applicare la sorveglianza del 41/bis trasposta in tema ambientale!

L’economia circolare è un modello nuovo di produrre e di consumare che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento, trasformazione di materiali da rifiuto e da smaltire. Molti usano i termini riciclo o recupero, anziché trasformare, ma dietro affermazioni più “politicamente corrette” è sempre necessario un processo produttivo che deve essere a sua volta controllato e meno inquinante e dove possibile che si autoproduca l’energia necessaria al processo.

È il caso della ex Trombini di Frossasco che è stata acquisita dalla Kastamonu Italia, controllata dalla multinazionale turca, realtà che opera nella produzione di pannelli per l’industria dell’arredamento e che prevede anche la realizzazione di un inceneritore. Solo per informazione ricordo che al Gerbido, praticamente in Torino, è attivo un inceneritore realizzato anche attraverso il confronto con la cittadinanza locale. Se invece si è contrari a prescindere basta dirlo…

Kastamonu Italia intende raccogliere e recuperare rifiuti legnosi da raccolta differenziata e demolizioni, dall’Italia e dall’estero per produrre pannello truciolare per 350mila metri cubi l’anno. È altresì previsto il recupero energetico, il coincenerimento, di parte dello scarto dei rifiuti legnosi, si stima 90mila tonnellate l’anno, da effettuarsi sia con il vecchio impianto di combustione esistente e sia con un nuovo inceneritore da costruire. Inoltre, si punta all’ampliamento dell’attuale impianto con 20mila metri quadrati di nuova costruzione, rispetto agli attuali 43mila metri quadrati.

La Città metropolitana di Torino ha chiesto alla Kastamonu ulteriore documentazione prima di avviare in sede di Conferenza dei servizi l’istruttoria per la Via, valutazione di impatto ambientale, e l’Aia, autorizzazione integrata ambientale per la gestione dei rifiuti, le emissioni in atmosfera e le acque di dilavamento e scarico. La Kastamonu ha chiesto 120 giorni di tempo per produrre tutta la documentazione chiesta.

Siamo alla solita domanda: siamo pregiudizialmente contro ogni ipotesi di reindustrializzazione? E allora non lamentiamoci se il Paese arretra. Siamo tra coloro fintamente disponibili al dialogo, come la ex candidata sindaco del centrosinistra pinerolese, che si nasconde dietro mille ragionamenti ma poi si dice contraria? Oppure vogliamo capire che la cosiddetta economia circolare non è una “bella frase” ma prevede impianti industriali, di recupero, riciclo e rimessa in commercio di materiali e/o prodotti? Sono coscienti i verdi, ambientalisti e nimby che l’economia circolare non è fare la differenziata, non solo, ma è poi trattare gli scarti? Tutti gli scarti a partire da quelli industriali, sennò lo smaltimento dei fanghi velenosi, che fanno crescere dei cavoli di dimensioni pazzesche che poi mangiamo (immagino i crudisti e i vegani), saranno sempre gestiti dalle mafie con il “loro” ciclo produttivo: un deposito in un capannanone industriale abbandonato, un bell’incendio e infine un ottimo inquinamento incontrollato. Ma così possiamo sempre indignarci.

Invece, avere un inceneritore controllato da Arpa, un’azienda a cui vanno chiesti tutti gli interventi previsti dalla legge e che recupera materiali di scarto facilmente abbruciabile, questo sì che richiede un’assunzione di responsabilità e decisione diretta. Non ci si può indignare ma bisogna scegliere, decidere, assumersi una responsabilità.

Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti. L’Ue sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti per promuovere la transizione verso un’economia circolare, in alternativa all’attuale modello economico lineare. A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, sotto il Green Deal europeo in linea con la proposta per la nuova strategia industriale, il piano d'azione per una nuova economia circolare che include proposte sulla progettazione di prodotti più sostenibili, sulla riduzione dei rifiuti. A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare in cui sono incluse norme più severe sul riciclo.

La Kastamonu prefigura circa duecento posti di lavoro, quelli persi a causa del fallimento della ex Trombini sottraendoli alle famiglie e al reddito del territorio. Non servono più? Certo bisogna chiedere garanzie come dice il responsabile Coldiretti Torino, Andrea Repossini: “Gli agricoltori non sono pregiudizialmente contro questo progetto. Semplicemente chiedono la massima trasparenza rispetto al progetto di riattivazione dell’impianto esistente dell’ex Gruppo Trombini. Abbiamo chiesto di essere presenti in sede di Conferenza dei servizi per poter avere chiaro come stanno esattamente le cose e difendere al meglio il futuro degli imprenditori agricoli come dell’intero territorio.”

Quindi anche in questo caso bisogna avere il coraggio di mettere insieme, accantonando l’ideologia, il miglioramento dei processi produttivi controllando l’inquinamento di aria, acqua e terra che porterà alla tutela dell’ambiente anche attraverso la riduzione di scarti e rifiuti oltreché autoproducendo energia. Magari alla Kastamonu bisognerebbe anche chiedere di reinvestire una parte dei profitti in azioni sul territorio del Comune di Frossasco e quelli limitrofi con interventi di tutela ambientale dal rimboschimento alla gestione dell’alveo dei torrenti, dal mantenimento e cura della viabilità a quant’altro i Comuni possono chiedere e avere necessità. Reinvestire sul territorio in modo che si realizzi il binomio lavoro e ambiente. Se invece si scambia l’economia circolare con la decrescita infelice, con gli slogan belli e impossibili allora abbiamo messo la locomotiva della transizione ecologica sul binario morto.

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