IL ROSSO E IL NERO

Fondi anti-discriminazione, duello Marrone-Grimaldi

L'assessore di Fratelli d'Italia toglie 100mila euro ai corsi per i dipendenti pubblici sul tema gender e li assegna a un servizio di interpretariato nella lingua dei segni. Poi esulta: "Vittoria". L'esponente della sinistra all'attacco: "Vaneggiamento idiota"

Il rosso e il nero (anzi, in questo caso Marrone).  Non è Stendhal, sono più prosaicamente i protagonisti del duello rusticano in scena a Palazzo Lascaris. Stoccate al limite dell’insulto in un gioco delle parti tra gli ultimi epigoni di storie politiche che hanno avuto negli anni ben altri quarti di nobiltà: da una parte il capogruppo di Liberi uguali verdi Marco Grimaldi, dall’altra l’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone. La rivoluzione corre sul crinale dei diritti, quelli civili degli omosessuali e quelli dei disabili, in particolare sordi: a quanto pare i primi sono di sinistra, gli altri sono di destra; fosse vivo Gaber avrebbe potuto aggiungere una strofa a uno dei suoi ultimi successi. 

A innescare la miccia è stato Marrone che ha rivendicato di aver distratto 100mila euro destinati ai corsi di formazione alla pubblica amministrazione sui temi gender per destinarli al servizio Lis che assiste le persone sorde. Parliamo di briciole in un bilancio, quello regionale, che cuba per quasi 10 miliardi di euro. Un’inezia. La questione è esclusivamente ideologica. “Vittoria” esulta Marrone che finalmente è riuscito a rimuovere un po’ di risorse fino a ieri destinate all’“indottrinamento del personale” della Regione. Grimaldi ribatte parlando di “un delirio paranoico in cui (secondo Marrone ndr) esisterebbero una lingua violata dalla presenza del femminile e di altre forme inclusive”, in altre parole il genitore 1 e genitore 2 di boldriniana memoria.

I due, va detto, masticano bene l’arte della retorica e sono tra i pochi a saper comunicare con efficacia. È Grimaldi ad affondare: “Per la destra esistono discriminati buoni e veri, ossia le persone portatrici di disabilità, purché eterosessuali e italiane, e altri cattivi, perniciosi, e anzi non discriminati affatto, che vanno estirpati come le erbacce”. Poi conclude: “Tutto questo ha sempre due nomi possibili: vaneggiamento idiota o falsa coscienza, ossia colpevole e consapevole mistificazione della realtà, che rovescia il rapporto fra aggressori e aggrediti, discriminanti e discriminati, per poter discriminare ancora di più”.

Accuse che l’assessore bolla come “patetici latrati” in cui Grimaldi si dimentica “che tra le persone sorde, tagliate fuori finora dall’accesso ai servizi pubblici solo perché non rientrano nell’immaginario ideologico della sinistra, vi sono ovviamente persone di ogni nazionalità, genere e orientamento sessuale”. Insomma, anche negri e gay possono perdere l’udito. “A loro dovremmo forse dire che non meritano un servizio di interpretariato in lingua dei segni per insegnare invece ai dipendenti pubblici a scrivere genitore 1 e 2 piuttosto che mamma e papà oppure assessora al posto di assessore? E queste sciocchezze in che modo dovrebbero aiutare chi subisce discriminazioni reali?”.

Un botta e risposta a tratti stucchevole che in questa commedia dell’arte consente ai due di sventolare le proprie bandiere e tenere la posizione di fronte ai rispettivi supporter. “Marrone – conclude Grimaldi – dice che i miei sono latrati, ma non mi offende: i cani sono spesso migliori di certi umani, per esempio non sono capaci di odiare come loro”. Potrebbero andare avanti per giorni ancora in un dialogo tra sordi (loro sì) cui neanche il migliore interprete potrebbe porre rimedio.

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