In vetrina un bel wc

La stangata è in arrivo. Le festività quest’anno coincideranno con un ulteriore aumento dei costi fatturati in bolletta. Il rincaro internazionale delle materie prime usate in campo energetico, avvenuto in estate, ha colpito i bilanci familiari nel mese di ottobre scorso. Appena ammortizzato in qualche modo il primo colpo alle finanze domestiche, per gennaio è già previsto un ulteriore adeguamento. Quest’ultimo andrà quindi a incrementare il rincaro del 30% circa della luce contenuto sulla bolletta di novembre, e l’aumento del 14,4% del prezzo al metro cubo del gas ad uso privato e delle imprese.

Nei primi giorni del nuovo anno sarà ufficiale un dato che molti in realtà conoscono da tanto tempo: le famiglie non ce la fanno più mantenersi con un solo stipendio da dipendente. Alla cappa nera che avvolge di angoscia collettiva questi anni dominati dal virus, si affiancherà il buio, negli alloggi di coloro impossibilitati a pagare le utenze essenziali.

La classe dirigente del Paese sembra non avere piena consapevolezza della complessa effettiva situazione in cui versano le nostre città. A fronte di una minoranza di persone molto benestanti, qualcuno adesso ancor più ricco grazie al business garantito dal Covid, vi è la stragrande maggioranza di madri e padri di famiglia che a metà mese devono fare una scelta: pagare la luce, le spese condominiali, il gas, oppure comprare i libri per i ragazzini che vanno a scuola.

Quanto sin qui scritto non è il quadro pessimistico disegnato dal solito commentatore in crisi esistenziale, ma al contrario è un dato di fatto che trova la cartina tornasole pure sulle vie e sulle piazze auliche torinesi: luoghi pubblici dove miseria (tanta) e nobiltà (poca e sempre la solita) convivono ignorandosi vicendevolmente; strade da shopping compulsivo in cui regna lo struscio tra chi può e chi invece non può e guarda, oppure dorme all’addiaccio.

Un esempio arriva dalla manifestazione internazionale tennistica che si sta svolgendo a Torino (Atp). Piazza San Carlo ospita per l’occasione una struttura coperta progettata per l’evento sportivo. Il ruolo di salotto cittadino riconsegnato alla piazza che divide in due via Roma ha comportato l’allontanamento di alcuni senza tetto accampati su piazza Cln. La piccola comunità di clochard non spiccava certamente per pulizia e cura dell’area che ha occupato per oltre tre anni (forse addirittura quattro). L’intervento di ricollocazione del gruppo, si augura in un luogo caldo e coperto, è avvenuto però esclusivamente in funzione della “vetrina internazionale”, più che per la cura delle persone, in primis, e della città poi.

Non è dato sapere se si tratta di uno spostamento temporaneo, neppure se a manifestazione finita torneranno o meno liberi di essere abbandonati a se stessi: sdraiati sul solito mucchio di cose raccolte in giro e ammassate in un angolo che è un insulto alla dignità umana. La miseria è stata spostata e tanto ci basta, lontana dai nostri occhi.

Stranamente, sulla stessa area insiste un cantiere approntato per la ristrutturazione del negozio di una grande firma della moda italiana. Il wc chimico adoperato dagli addetti al rifacimento dei locali funge da sfondo all’allestimento in piazza San Carlo dedicato agli Atp, poiché occupa una porzione della stessa sul lato di via Maria Vittoria. Da questo si deduce che secondo i responsabili della manifestazione, politici o privati essi siano, un senza casa disturba l’immagine della città, mentre un parallelepipedo arancione (una latrina circondata dalla recinzioni di cantiere) che manda cattivo odore rappresenta un tocco di grazia allo scenario. Metri di valutazione a cui risulta difficile adeguarsi.

La questione sociale prima o poi qualcuno dovrà affrontarla, e possibilmente senza proporre il taglio delle tasse agli alti redditi e in parallelo l’eliminazione del reddito di cittadinanza. Al contrario, sarebbe tempo di aggredire situazioni note e qualificabili con i loro reali termini. Povertà, abbandono, solitudine, disperazione sono vocaboli che tutti dovremmo imparare di nuovo a usare e collocare nella società, magari uscendo dalla visione edulcorata della vita data in pasto a noi tutti da molti, troppi, canali televisivi pieni di banalità.

È curioso, toccando il tema tv, come tutti i giorni lo schermo di casa mostri una schizofrenia in cui si alternano famiglie felici, seppur con qualche delitto e alcuni vampiri o zombie qui e là, a serie televisive caratterizzate da moralismo e tristezza infinita: finzione che manda molti abbonati in un’esistenza parallela. Vite distanti da quella reale, lontane da un quotidiano fatto di solidarietà, sconfitte e qualche vittoria.

L’ideologia edonista degli anni ’80 e quella neoliberista di sempre vivono un periodo di grande espansione: quarantene e lockdown hanno dato loro addirittura un’ulteriore spinta in avanti. L’immagine si accompagna costantemente al denaro: forse un wc chimico è null’altro che un simbolo di apparente opulenza.

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