GIUSTIZIA

Parco Dora, Pasquaretta e Giordana verso l'assoluzione

Il 3 dicembre la sentenza sulla proiezione "abusiva" di Juventus-Real Madrid in quella tragica sera del 2017, un evento parallelo a piazza San Carlo. Secondo il pm Pacileo i due ex collaboratori di Appendino non hanno commesso il fatto

Non hanno commesso il fatto. Con questa motivazione è arrivata la richiesta di assoluzione da parte del pubblico ministero Vincenzo Pacileo per Paolo Giordana e Luca Pasquaretta, rispettivamente ex capo di gabinetto ed ex capo ufficio stampa della sindaca di Torino Chiara Appendino. Le accuse erano legate alla proiezione su maxischermo della finale di Chiampions League tra Juventus e Real Madrid, la sera del 3 giugno 2017. Un evento parallelo a quello di piazza San Carlo in cui persero la vita tre persone e in centinaia rimasero feriti.

La sentenza verrà pronunciata il 3 dicembre. Il magistrato ha proposto di condannare a nove mesi di reclusione Francesco Capra, responsabile della società Multicom Events, e l’architetto Giancarlo Dell'Aquila. Le indagini attenevano a presunte irregolarità riconducibili all’invasione di suolo pubblico e all’organizzazione abusiva di spettacoli, giacché nessun permesso ufficiale era arrivato da Palazzo Civico per questo evento. Per Giordana (difeso dall'avvocato Maria Turco) e Pasquaretta (avvocati Claudio Strata e Stefano Caniglia) la richiesta di assoluzione è arrivata “per non aver commesso il fatto”.

Al termine del dibattimento la procura ha concluso che l’evento di Parco Dora fosse stato organizzato senza tutte le indispensabili autorizzazioni, ma che questa circostanza non può essere addebitata ai due collaboratori della sindaca. La difesa di Capra ha replicato che l'imprenditore “credeva in buona fede di non essere lui a dover chiedere i permessi” e ha detto che “se c’è stato un difetto di coordinamento non significa che ci sia stata la volontà di organizzare una manifestazione abusiva in modo arbitrario”. Gli avvocati di tutti gli imputati hanno fatto osservare che l’evento, ampiamente pubblicizzato, si svolse alla presenza delle forze dell’ordine, sostenendo inoltre che non sussiste il reato di invasione di luoghi pubblici se c’è il consenso dell'avente diritto (in questo caso il Comune).

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