Basta illusioni sull'Embraco

Quanti hanno illuso i lavoratori della ex Embraco? Molti. Troppi, a partire dagli ex ministri dello Sviluppo Economico, Calenda e Di Maio per arrivare a Giorgetti; i politici nostrani a partire dal candidato sindaco del centrodestra che aveva promesso in piazza, davanti al presidio dei lavoratori, che con i suoi amici imprenditori avrebbe trovato dei posti di lavoro. Dove sono quei posti? Non ultima la Regione, con l’assessore al Lavoro che non sa fare altro che buttare la palla a qualcun altro, il suo mantra è: chiederemo un incontro urgente al Governo. Poi la luce si spegne. Anche il Sindacato ha avuto difficoltà a gestire perché in questi anni la fila di chi passava ai cancelli della ex Embraco e prometteva, demagogicamente dell’aria fritta, sono stati tanti creando uno spiraglio di speranza prima e illusione poi tra i lavoratori.

Purtroppo, in una situazione del genere, non è facile dare indicazioni concrete e anche difficili da spiegare ai lavoratori perché il lavoro sindacale viene distrutto sistematicamente da questi illusionisti da strada. Però bisognava almeno fare tesoro dell’esperienza passata, soprattutto a partire dalla Fiom, che per anni ha portato sotto le finestre della Regione i lavoratori ex Pininfarina con il solo risultato che scaduti tutti gli ammortizzatori i lavoratori non hanno avuto nulla. Non imparare nulla dal passato, dalla propria storia, è un limite forte. Ripetere la storia è dannoso.

Lo slogan, tutti o nessuno, non serve più per risolvere il problema occupazionale, anzi lo vincola, lo limita e sovente (vedi anche vicenda ex Pininfarina) impedisce la soluzione del problema. Anche perché trovare una soluzione industriale, a parte per i truffatori, è ben difficile. C’è stato un solo caso: la ex Bertone acquisita da Fiat.

Purtroppo, anche chi vuole fare del bene rischia di disilludere i lavoratori, perché le troppe apparizioni e dichiarazioni vescovili, anziché il lavoro silente e dietro le quinte come dovrebbe fare un mediatore, hanno creato speranze non realizzate. Poi c’erano anche i sindacalisti fanfaroni, ovvero con la fanfara dichiarante: andremo dal Papa! E poi? Nessuno che si preoccupava di trovare una soluzione, men che meno al Mise, anzi “inciuccando le quote” sulle proposte dalla joint venture del polo dei compressori italiano, dimostrando poca competenza. Oltretutto l’unica proposta credibile che avrebbe occupato una parte dei lavoratori è stata praticamente cassata facendo transitare prima tutti i lavoratori nella ex Ventures. Nemmeno Whirpool può aiutare considerando che ha una vertenza in corso in Campania con la chiusura di uno stabilimento sarà ben difficile che impegni risorse a Torino.

Da dove ripartire? Dalla consapevolezza e dalla chiarezza di tutti quelli che vogliono risolvere il problema dai politici a vari livelli, ai sindacalisti soprattutto non confederali, ai prelati. Occorre dire che non c’è una soluzione unica per tutti ma bisogna lavorare per singolo o gruppi creando progetti. In questo può dare una mano il terzo settore con la cooperazione e occorre riflettere, tutti, sul fatto che occorre “creare” una soluzione. Penso al mercato dell’usato nell’elettrodomestico a tutto campo, anche attraverso la cogenerazione. Ovvero un’impresa che utilizzi anche il sistema del ricever in donazione dal singolo privato gli elettrodomestici che andrebbero in rottamazione nella discarica, penso alle convenzioni dei negozi e catene di negozi che ritirano l’usato.

Non ci sarà lavoro per tutti, almeno subito, ma se i 9 milioni di Whirpool ci sono ancora, può metterli a disposizione di un progetto di reindustrializzazione. Anzi, può fare di più: può promuovere e sostenere il mercato dell’usato, ormai diffuso in tanti settori e che non è concorrenziale al mercato del nuovo.

Purtroppo, l’allargarsi del divario sociale e del benessere economico favorisce la crescita del mercato dell’usato, comunque un mercato nuovo con spazi di domanda e offerta e se questo può servire proprio per creare occupazione per chi sta per perdere il posto di lavoro, allora abbiamo centrato un buon obiettivo anche di economia circolare e di transizione ecologica.

Se ci sono altre idee ben vengano, prego astenersi quelli che danno la colpa agli altri del perché non si è trovata una soluzione o di quelli che si lamentano e basta. Chi parla senza proporre nulla fa solo, ancora, del male ai lavoratori e alle lavoratrici della ex Embraco.

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