C'è novità al Centro

L’unica novità politica ed elettorale che caratterizzerà le prossime elezioni politiche sarà la presenza di un partito di centro, riformista, democratico e plurale. Pertanto, tutte le rilevazioni demoscopiche che vengono compiute in queste settimane sono destinate, puntualmente, ad essere puramente virtuali perché ci saranno, appunto, altri soggetti politici in competizione per la distribuzione dei seggi alla Camera e al Senato. Oltre, ma questo appartiene alla normalità, al peso dei rispettivi partiti al momento del voto.

Ora, come è già emerso da vari organi di informazione, la presenza di un partito di “centro” che declinerà una “politica di centro” sarà una sorta di “federazione” tra i vari soggetti che oggi sono già in campo e che, naturalmente, daranno vita ad un soggetto unitario. Si tratta di tutte quelle forze lontane dal massimalismo della sinistra che continua ad inseguire, misteriosamente, il populismo dei 5 Stelle ormai sempre più in crisi e destinato, come hanno rilevato le recenti urne e quasi tutti i sondaggi, ad un epilogo elettorale irreversibile. Una alleanza, appunto, sempre più singolare e anomala ma che, tuttavia, vede i due capi dei rispettivi partiti quantomai entusiasti nello stringere una alleanza che il “guru” della sinistra romana, Goffredo Bettini, definisce addirittura “storica”. Sul versante della destra, permane ancora in alcuni settori – per la verità con sempre minor convincimento – la volontà di proseguire una strategia sovranista che è destinata, com’è evidente a quasi tutti, a non avere alcuna possibilità di interlocuzione a livello europeo. Cioè dove si prendono le reali decisioni destinate ad incidere pesantemente nei singoli stati.

Ma, per ritornare al “centro”, la vera partita è iniziata sabato 4 dicembre al teatro Brancaccio di Roma con il varo del partito “Noi Di Centro” promossa da Clemente Mastella e con la presenza di moltissimi esponenti politici e, soprattutto, di amministratori locali provenienti da quasi tutte le regioni italiane. Un convegno che ha segnato, concretamente, l’avvio del progetto. È del tutto evidente, come è emerso dal Brancaccio, che si tratta di un progetto federativo – simile a quello che fu, all’inizio degli anni duemila, della Margherita – capace di unire in un unico disegno politico i vari soggetti che gravitano in quell’area e che mal si conciliano con la logica degli “opposti estremismi” che caratterizzano la logica e il comportamento politico dell’attuale sinistra e destra.

Un soggetto politico che comprenderà movimenti, partiti e soggetti politici che i sondaggisti più accreditati valutano attorno ad una cifra che si aggira tra l’8 e il 12%. È appena sufficiente ricordare questo elemento per mettere radicalmente in discussione tutti i sondaggi che vengono commissionati in queste settimane. E, quel che più conta per quanto riguarda il progetto “centrista”, sono gli ingredienti che contiene al suo interno e che mettono in discussione quella radicalizzazione del conflitto che ha caratterizzato la politica italiana in questi ultimi anni. E quindi, cultura della mediazione, cultura di governo, senso dello Stato, rispetto delle istituzioni democratiche, qualità della democrazia, competenza della classe dirigente, rispetto dell’avversario senza criminalizzarlo politicamente, ricetta riformista e, soprattutto, rappresentanza sociale di un ceto medio che in questi ultimi tempi si è progressivamente impoverito ed è rimasto ai margini dello sviluppo. Elementi che in un contesto di sostanziale assenza della “politica dei partiti” vanno lentamente ma progressivamente reintrodotti.

Questo è il lavoro “costituente” su cui le forze di centro saranno impegnate di qui alle prossime elezioni politiche. Certo, è persin troppo semplice ricordare che le novità non arriveranno né dal populismo antipolitico e giustizialista dei 5 Stelle, né dal massimalismo della sinistra e né, tantomeno, dal sovranismo di alcuni settori della destra. Dopodiché, se dovesse restare questa legge elettorale e non ritorna il proporzionale, è del tutto evidente che si dovranno stringere alleanze politiche ed elettorali. Ma, comunque sia, saranno alleanze che vedranno anche e soprattutto la presenza politica, culturale e programmatica di un “partito di centro” che declina “una politica di centro” seria e credibile e non più piccole sigle funzionali agli interessi degli “opposti estremismi”.

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