ECONOMIA DOMESTICA

È ripresina ma non basta

Tutti gli indicatori restano positivi ma la crescita subisce una battuta d'arresto. I dati dell'indagine congiunturale delle piccole imprese di Torino. Il presidente Alberto: "Non abbassare la guardia"

“Ci sono segnali postivi, ma sono meno diffusi e più selettivi rispetto a sei mesi fa: la conferma parziale che un recupero c’è stato, ma non basta”. È soddisfatto a metà il presidente dell’Api di Torino Corrado Alberto, dopo la pubblicazione dei risultati dell’ultima indagine congiunturale condotta dalla sua associazione. “Complessivamente – spiega il numero uno delle piccole imprese – tutti gli indicatori rimangono positivi, ma su livelli marcatamente inferiori al semestre precedente e anche lievemente al di sotto delle aspettative di ottobre. È la dimostrazione che non bisogna abbassare la guardia”.

Nel secondo semestre dell’anno la produzione è cresciuta del 17,6%, gli ordini del 17,2%, il fatturato del 13,9%. Il saldo tra ottimisti e pessimisti, cioè tra chi intravvede una crescita in futuro e chi invece una contrazione dell’attività, è pari a +20,6%: rispetto alle precedenti rilevazioni il grado di fiducia degli imprenditori subisce un significativo ridimensionamento, di circa venti punti (+46,3% a giugno 2021 e +41,8% a ottobre 2021). Fanno eccezione le imprese fortemente orientate verso i mercati esteri (il 18,7% del campione, che esporta oltre il 30% del fatturato), il cui saldo “ottimisti-pessimisti” segna +41,2%.

Dopo il significativo recupero degli ultimi 12 mesi, che ha portato il saldo della produzione a +43,8% a giugno 2021 (il massimo valore storico degli ultimi 11 anni), i livelli di produzione del settore manifatturiero segnano un fisiologico e atteso rallentamento tra luglio e dicembre. Se il saldo attuale della produzione è pari a +17,6%, con riferimento al prossimo semestre sono attesi livelli di produzione in ulteriore contrazione, fino a +6%. Sono ripresi anche gli investimenti da parte delle pmi (60,8% del campione). Si tratta di una ripresa selettiva che esclude la maggior parte delle micro imprese: solo il 35,5% delle realtà con meno di 9 addetti ha realizzato nuovi investimenti.

“Anche per il primo semestre del prossimo anno è prevista un’ulteriore contrazione degli indicatori congiunturali – spiega Alberto –. L’impressione è che ci sia una generalizzata diminuzione della fiducia nel futuro da parte degli imprenditori, c’è attesa degli sviluppi. Pesano, d’altra parte, in modo sempre più incisivo le persistenti difficoltà intervenute in questi ultimi tempi relativamente alle materie prime e al caro-bollette”.

Il ritardo medio dei pagamenti diminuisce da 5,8 a 4,6 mesi. La quota di imprese che vanta crediti scaduti è pari a 60,6% del campione: una percentuale che rimane elevata, benché in diminuzione rispetto all’ultima rilevazione di ottobre 2021 (65,7%). Stabile la quota di imprese con crediti scaduti da oltre 60 giorni (28,3% a dicembre 2021 e 28,7% ad ottobre 2021). Il 52,5% degli imprenditori prevede nuove assunzioni in azienda per il prossimo semestre. Le forme di inserimento privilegiate sono: contratto a tempo indeterminato (22,8%); contratto di apprendistato (20,8%); contratto a tempo determinato (11,9%); contratto di somministrazione (7,9%). Per i prossimi sei mesi le previsioni sui livelli occupazionali si attestano al +1%. Nell'ultimo semestre il 18,8% delle imprese ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali (-25% rispetto alla prima parte dell’anno), dato che tende a stabilizzarsi nella prima metà del 2022.

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