ECONOMIA DOMESTICA

Il Piemonte "vede" la ripresa,
ma le imprese restano caute

Resta positivo il saldo tra ottimisti e pessimisti in vista del prossimo anno. Cassa integrazione destinata ancora a calare e la produzione non subisce battute d'arresto. Meglio le grandi aziende che commerciano con l'estero

L'industria piemontese guarda al 2022 con ottimismo e si registra il progressivo consolidamento della fiducia del territorio. La rilevazione di dicembre condotta su un campione di 1.200 imprese, pur registrando un lieve raffreddamento delle attese, conferma per il primo trimestre 2022 la buona tenuta degli indicatori strutturali: tengono gli investimenti, diminuisce di due punti il ricorso alla cassa integrazione, aumenta l’utilizzo di impianti e risorse, restano buoni i tempi e le condizioni di pagamento. In crescita le attese sull’occupazione, con un saldo ottimisti pessimisti che sfiora il 15%. Per l’inizio del 2022, il 26% delle aziende prevede un aumento della produzione, mentre cala l’export, con un saldo ottimisti-pessimisti pari al 1,2%, dato che risente delle nuove restrizioni anti Covid. È  quanto emerge dall'indagine congiunturale trimestrale realizzata da Unione Industriali di Torino e Confindustria Piemonte.

Buono l’andamento per gli investimenti, grazie alle risorse del Pnrr, quasi il 30% le aziende con programmi di spesa di un certo impegno. A livello territoriale le previsioni si mantengono positive in tutte le aree, mentre per quel che riguarda i settori, nel manifatturiero le attese per il primo trimestre dell'anno sono più prudenti rispetto al terziario, con indicatori ancora positivi ma in assestamento rispetto a settembre. Per le circa 830 aziende del campione di questo comparto, le previsioni su produzione, ordini, export e occupazione, pur ancora positive, si assestano su un livello di maggiore prudenza.

“Questa ricerca – ha sottolineato il presidente di Confindustria Piemonte, Marco Gay – restituisce una regione che oggi guarda al futuro con ottimismo. E il segno verde in tutti i territori del Piemonte non era scontato. Ma non possiamo ritenerci soddisfatti”. “La sfida contro il Covid – ha aggiunto – non sarà vinta finché non ridurremo le forti diseguaglianze che ha generato: serve una crescente attenzione verso l'inclusione, di genere e anagrafica, che metta al centro formazione, riqualificazione professionale e trasformazione digitale delle aziende e delle filiere”. Anche il presidente dell’Unione Industriali di Torino, Giorgio Marsiaj, ha invitato a “non abbassare la guardia nonostante la brillante ripresa del 2021. Per noi non è sufficiente recuperare i livelli pre-Covid, dobbiamo avere come obiettivo una crescita del 2,5-3% nel 2023 per creare lavoro. E per creare lavoro, che è il nostro obiettivo, le aziende devono crescere, dobbiamo fare gli investimenti. Investire significa credere nel futuro”, ha concluso ricordando l’importanza dei fondi del Pnrr per creare investimenti. Infine Marsiaj ha annunciato che anche quest'anno l’Unione Industriali ha deciso di trasformare i regali natalizi di rappresentanza in donazioni, in particolare a sostegno della mensa Sacro Cuore di Gesù, per un valore di 50 mila euro. 

Nei servizi il clima di fiducia rimane favorevole, con indicatori di poco inferiori a quelli osservati a settembre. Il saldo relativo ai livelli di attività è pari al 19,8%, leggermente inferiore rispetto a quello di settembre (-2,6 punti percentuali), così come il saldo relativo agli ordinativi e all’occupazione (rispettivamente pari a 19,5% e 16,7%, con una variazione di -3,2 e -0,7punti percentuali). Cala il ricorso alla CIG, crescono gli investimenti, anche se in misura inferiore rispetto all’industria. Nel corso del 2021, inoltre, si è normalizzato il tasso di utilizzo delle risorse e si sono ridotti i ritardi nei pagamenti.

Nel manifatturiero, le attese per il primo trimestre 2022 sono più prudenti rispetto al terziario, con indicatori ancora positivi ma in assestamento rispetto a settembre. In particolare i saldi ottimisti-pessimisti per ordini e produzione sono pari a +12,9% e +14,1%, pur perdendo, rispettivamente, 6,7 e 7,9 punti percentuali rispetto alla scorsa rilevazione. Analogo trend per l’export, che perde oltre 8 punti. Bene, invece, l’occupazione, che guadagna quasi un punto. Si rafforzano gli investimenti, che interessano un’azienda su tre e il tasso di utilizzo delle risorse (78%). Cala ancora il ricorso alla cassa integrazione, che ritorna ai valori pre-crisi.

Torna l’incertezza per il prossimo futuro. Le previsioni per il I trimestre 2022 su produzione, ordini, export e occupazione, pur ancora positive, si assestano su un livello di maggiore prudenza. Rallenta ulteriormente il ricorso agli ammortizzatori sociali, che interessa ora il 12,8% delle imprese. In particolare, il saldo sulla produzione totale passa da +20,8% a +14,1% e quello sugli ordinativi totali da +20,8% a +12,9%. Le attese sull’export passano da +12,3% a +3,8%. Positive le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da +12,6% a +13,4%.

Pur in un contesto di ripresa, si conferma la correlazione tra produzione e propensione alle esportazioni: tutte le imprese, di ogni dimensione, presentano saldi positivi tra ottimisti e pessimisti, ma quelle che non commerciano con l’estero sono un po’ più prudenti. Le piccolissime esportatrici, che vendono all’estero meno del 10% del fatturato, registrano un saldo ottimisti pessimisti del +12,3%, le piccole che esportano dal 10 al 30% del fatturato totalizzano +12,1%. Per le medie esportatrici, che esportano tra il 30 e il 60% del fatturato il saldo è +14,2%, mentre per le grandi (oltre 60% del fatturato) il saldo è +18,8%.

Resta ampio il divario tra la performance delle imprese con oltre 50 addetti e quelle più piccole, con saldi rispettivamente pari a +20,4% (era +29,0% a settembre) e +10,9% (era +16,6%). Si attenua il ricorso alla Cig, per la quale fa richiesta il 12,8% delle aziende (dal 13,9% della scorsa rilevazione, a settembre). Una impresa su tre ha programmi di investimento di un certo impegno. Recupera il tasso di utilizzo della capacità produttiva, che passa dal 76,1% al 77,6%. Varia di poco la composizione del carnet ordini, il 15,8% delle aziende ha ordini per meno di un mese. Quelle con visibilità 1-3 mesi sono il 48,8%, quelle che hanno ordinativi per un periodo di 3-6 mesi sono il 20,5% e per oltre i 6 mesi il 14,9%. Stabili i tempi di pagamento che sono in media di 80 giorni; per la Pubblica amministrazione i tempi medi sono di 86 giorni. È fornitore degli enti pubblici circa il 18% delle aziende manifatturiere. Aumenta leggermente il numero di imprese che segnalano ritardi negli incassi (18,6%).

print_icon