GIUSTIZIA

La cricca non c'era, Padalino assolto

Il magistrato piemontese che secondo la Procura di Torino avrebbe beneficiato di favori è stato assolto a Milano: il fatto non sussiste. "È la fine di un incubo durato 4 anni". Sullo sfondo la guerra interna tra pm a Palazzo di Giustizia

“Il fatto non sussiste”. È stato assolto l’ex pm di Torino Andrea Padalino, difeso dall’avvocato Massimo Dinoia, al termine del processo con il rito abbreviato in cui era co-imputato, a vario titolo, per tre casi presunti di corruzione in atti giudiziari e abuso di ufficio. Lo ha deciso il gup di Milano Carlo Ottone De Marchi. La Procura con gli aggiunti Eugenio Fusco e Laura Pedio aveva chiesto una condanna a 3 anni di reclusione. Secondo l’accusa – istruita dalla Procura di Torino che aveva delineato l’esistenza di una “cricca dei favori” – il magistrato piemontese, oggi giudice civile a Vercelli, avrebbe ottenuto cene e soggiorni gratuiti e una prestazione oculistica gratis per la madre. Tutte situazioni sempre negate con forza dallo stesso Padalino. Accuse che sono cadute oggi con la sentenza di assoluzione con rito abbreviato (motivazioni tra 15 giorni). Per tutti gli imputati non ha retto l’accusa di corruzione: innocenti anche l’ex finanziere Fabio Pettinicchio, l’oculista Gianluigi Nuzzi e il presidente della bocciofila Crimea Angelo Marello. Per l’appuntato dei carabinieri Renato Dematteis, condannato a 2 anni 5 mesi il reato è stato riqualificato in abuso d’ufficio perché avrebbe consigliato a due persone offese l’avvocato, Pierfranco Bertolino (nel frattempo deceduto) a cui rivolgersi per costituirsi parte civile, e in concorso in falso: un collega, Cesare Amori (a sua volta condannato a sei mesi), non scrisse nel verbale che nel corso di un interrogatorio era presente anche lui.

La vicenda prese le mosse nel 2017. Padalino all’epoca era conosciuto come un pm rigoroso e battagliero: sue erano alcune delle inchieste più clamorose e importanti sulla galassia No Tav, sulla criminalità di strada, sulle degenerazioni della movida. I magistrati torinesi che indagarono su di lui si convinsero però che fosse al centro di un gruppo composto da elementi delle forze dell’ordine, giornalisti, un avvocato (ora deceduto) e un viceprocuratore onorario che lavoravano a stretto contatto in maniera quanto meno inopportuna. In un caso, Padalino avrebbe offerto “consigli” a un militare della guardia di finanza sotto processo ottenendo in cambio soggiorni e cene gratis in un hotel a Orta San Giulio e al ristorante dello chef Cannavacciuolo. In altri, una cena a una bocciofila e una visita oculistica gratuita per i figli del carabiniere e per la mamma. Vicende travisate o del tutto inesistenti. “La cricca – commenta uno dei legali, Stefano Castrale – non è mai esistita e siamo stati noi a portare i testimoni che hanno smontato la tesi accusatoria”.

“È la fine di un incubo – scrive in una nota l’avvocato difensore Dinoia –. Dopo ben quattro anni di autentico massacro mediatico è stata proclamata la totale innocenza del dott. Padalino. Non appena la sua vicenda processuale è arrivata sul tavolo di un giudice, questi ha solennemente ed ufficialmente decretato che questi quattro lunghi anni di autentica sofferenza per lui e per la sua famiglia sono stati una pena ingiusta”. Un calvario che però, anche a fronte di una piena assoluzione non si cancella facilmente. “Ma se può trarre un insegnamento ed è proprio ciò che conforterà il dott. Padalino: ancor più di quanto abbia avuto a cuore finora, egli avrà ben vivo nella sua mente che, alla semplice pendenza di un processo penale, si accompagnano sempre dolorose conseguenze per le persone indagate e per le loro famiglie”.

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