ANGUSTA TAURINORUM

"Facciamo un patto per Torino"

Asvisio, rieletto con un vero e proprio plebiscito presidente dell'Ordine dei commercialisti, indica la rotta: "Basta con i piagnistei è ora di pensare al futuro". E offre la sua collaborazione al sindaco Lo Russo: "Quando si tocca il fondo bisogna trovare il modo per riemergere"

Più che un’elezione è stato un plebiscito e, forte di un successo personale che lui ora estende a tutta la squadra, Luca Asvisio – confermato presidente dell’Ordine dei commercialisti con il 70% dei voti, 1420 preferenze su 2035 votanti – parla di quello che lui stesso definisce il Modello Torino, un “Sistema che nel corso degli anni ha subito un’accezione negativa (il vituperato Sistema Torino) ma che nella sua declinazione più virtuosa rappresenta una imprescindibile relazione tra le forze vive della città per intercettare opportunità e realizzare progetti”.

In questo senso i commercialisti si mettono a disposizione?
“Come abbiamo detto anche al sindaco Lo Russo apprezziamo l’apertura di una stagione di confronto con i corpi intermedi e gli chiediamo un nuovo patto di collaborazione che noi avevamo promosso al forum Aldo Milanese al Lingotto, nel 2019, quando parlammo appunto di un Patto per Torino”.

Non a caso si rifà a Milanese, mentore e dominus di una generazione di professionisti.
“La nostra competenza è stata a lungo preziosa e può tornare a esserlo per fare crescere la città. A Lo Russo chiediamo di confrontarci preliminarmente per la risoluzione dei problemi. E attenzione non sto parlando di una spartizione di posti e incarichi ma di un coinvolgimento reale per il bene pubblico”.

E quali sono le vostre proposte?
“Penso che innanzitutto i torinesi debbano imparare a giocare per qualcosa e non sempre contro. Perché, si sa, a distruggere ci si mette poco, a costruire molto di più”.

Chi è che ha remato contro in questi anni?
“Parlo di un atteggiamento generale che ci ha portati a perdere tante occasioni. Ma non è più il momento di cercare i colpevoli degli errori del passato, dobbiamo guardare al futuro perché si sta aprendo una nuova grande stagione di opportunità”.

Parla della pioggia di quattrini che sta per cadere su Torino e il resto dell’Italia?
“Certo, ma dico anche che dovremo farci trovare pronti. Oggi per esempio il tessuto economico e industriale della nostra città è ancora molto polverizzato eppure non è più il tempo in cui piccolo è bello. Le aziende devono seguire processi di acquisizione o fusione, devo diventare più grandi e forti per competere su un mercato internazionale e noi abbiamo le competenze per affiancare questo processo. Non c’è molto tempo, il treno sta passando”. 

Se è per questo ne passano molti e sempre di più portano a Milano…
“Certo e ci facciamo ridere dietro se noi torinesi continuiamo a fare la guerra con Milano. Dobbiamo pensare al nostro territorio, alle nostre peculiarità e potenzialità. Altrimenti continueremo a essere terra di conquista e la nostra città è destinata a svuotarsi”.

Nella lettera di ringraziamento mandata a tutti gli iscritti in seguito alla sua rielezione lei ha auspicato che “il nostro Consiglio Nazionale possa tornare ad essere un vero supporto e non più un freno, come capitato soprattutto nell’ultimo periodo”. C’è un fronte aperto con gli organi nazionali?
“Io dico che a Roma non ci si può continuare a perdere dietro quella burocrazia che invece dovremmo combattere, essere noi stessi imprigionati in quelle prassi che bloccano il nostro Paese. Servono lobby di interessi che aiutino il legislatore ad approvare norme che facciano davvero gli interessi dei cittadini, che rendano l’Italia un paese attrattivo per le imprese, che semplifichino le procedure. E invece su queste questioni siamo assenti”.

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