Prezzi imposti, una follia

Il prezzo dei carburanti in seguito agli ultimi avvenimenti è volato alle stelle con grave danno per tutti i consumatori. Considerato che in Italia gran parte delle merci viaggia su gomma ci saranno ripercussioni in tutti i settori anche quelli meno toccati dai rincari dell’energia e delle materie prime. Come è successo altre volte per altri aumenti di prezzo, ci sono sempre quelli che invocano lo Stato per fissare un prezzo massimo, non conoscendo o dimenticando che nella storia i prezzi imposti non hanno mai funzionato e che l’unico effetto che hanno avuto è stato quello di creare scarsità del bene a cui è stato fissato un prezzo massimo con il collaterale della nascita di un mercato nero.

Un produttore o un commerciante non possono essere obbligati a vendere in perdita e a un certo punto smetterebbero di lavorare per non rimetterci, così è sempre successo e sempre succederà. Se si imponesse un prezzo massimo alla benzina e il petrolio continuasse a salire a un certo punto la produzione si interromperebbe e non avremmo più benzina. Bisogna anche un considerare anche un effetto psicologico non indifferente: una volta fissato un prezzo massimo chi ci assicura che in futuro quando il prezzo del petrolio dovesse scendere il prezzo della benzina scenderà? Ormai ci si è abituati a quel prezzo e i produttori faranno resistenza a diminuirlo.

Per spiegare ancora meglio, immaginiamo che lo Stato per venire incontro alle famiglie decida di fissare il prezzo massimo per ora per gli idraulici e sempre per meglio chiarire immaginiamo un prezzo esageratamente basso come quello di 5 euro all’ora. Trovereste ancora idraulici disposti a riparavi il rubinetto che perde? Potreste trovare solo degli idraulici che lavorano in nero a prezzi molti alti per il rischio di sanzione che incorrono.

Il prezzo ha una funzione importante nell’economia perché veicola un’informazione importante: ciò che il consumatore richiede. Un prezzo che sale comunica che c’è scarsità di quel bene, mentre al contrario un prezzo che scende ne indica una abbondanza.

Sul prezzo della benzina, e non è una novità, ha particolare incidenza la tassazione con accise e Iva calcolata anche su di esse. Non è mistero che a parità di prezzo del petrolio, la benzina costa meno nelle altre nazioni. Il carburante è il bancomat dello Stato da cui incassa ingenti introiti. L’aumento del prezzo della benzina comporta maggiori entrate per lo Stato che ha anche un altro vantaggio: l’aumento dei prezzi significa maggiore inflazione e ciò comporta che il suo debito in termini reali diminuisce. Se su un titolo paga il 2% di interesse e l’inflazione è del 6%, in realtà lo Stato non restituisce 100, ma 96 pari alla differenza fra il 6% d’inflazione e il 2% di interesse. È chiaro che l’unica cosa che lo Stato potrebbe fare per calmierare i prezzi è diminuire la sua ingordigia, intervenendo su accise e Iva: perché non dimezzare l’Iva per 3/6 mesi?

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