Elezioni 2023, si può voltare pagina

C’è poco da fare. Il cambiamento anche nella politica italiana sarà profondo, molto profondo dopo questa assurda guerra in Ucraina e in vista delle ormai prossime elezioni politiche che, purtroppo per i 5 stelle che pur di non votare sarebbero disposti a fare di tutto, ci saranno agli inizi della primavera del 2023. Elezioni che non saranno neanche lontanamente paragonabili a quelle del marzo 2018 quando la forza populista per eccellenza, cioè i 5 stelle di Grillo, e il partito principe del sovranismo, ovvero la Lega di Salvini, ebbero un successo elettorale straordinario. Una pagina che ormai è alle nostre spalle perché quelle due sub culture sono destinate lentamente ma inesorabilmente al tramonto. Non a caso, se non fosse politicamente grave e molto nocivo per la salute della nostra democrazia, sarebbe divertente se non addirittura comico registrare i cambiamenti quotidiani di ciò che hanno detto i 5 stelle per svariati lustri e il rinnegamento totale e radicale di tutto quello che hanno urlato, sbraitato, detto e giurato in tutte le piazze italiane. Un trasformismo che fa restare basito qualsiasi osservatore e qualsiasi commentatore che non sia fazioso o che non voglia nascondersi dietro a ciò che è capitato realmente. Per non parlare di Salvini che, dopo questa guerra, diventa sempre più curioso ascoltare per le cose che dice. Che, puntualmente, rappresentano l’esatto opposto di ciò che ha predicato in tutta Italia sistematicamente negli ultimi quattro anni. E forse anche prima.

Ora, di fronte a questa situazione oggettiva, assistiamo anche a ridicoli cambi di casacca di alcuni parlamentari che, pur di aggrapparsi disperatamente ad ottenere ancora uno straccio di seggio, devono rinnegare tutto ciò che hanno detto per molti anni quando, come si suol dire, “Berta filava”. Adesso non resta che cambiare partito, o meglio cartello elettorale, ad ogni stagione meteorologica sperando che nessuno ricordi il proprio passato, anche solo recente.

Ma, al di là di queste miserie umane che, del resto, ci sono sempre state e sempre ci saranno, quello che conta rilevare è che i due pilastri di fondo che hanno caratterizzato con forza la politica italiana in questi ultimi anni sono destinati ad essere per il momento archiviati. Non per motivi polemici ma perché sono politicamente falliti. E se sono fallite le rispettive sub culture – e cioè, lo ripeto ancora una volta, il populismo e il sovranismo – è molto difficile che i cosiddetti capi politici che li hanno interpretati, cavalcati, sbandierati e propagandati per molti anni possano essere tranquillamente riproposti nel futuro. Ovvero, alle prossime elezioni politiche. Ma, per fare un solo esempio concreto, ve li immaginate i capi dei 5 stelle e della Lega ripetere alle elezioni del marzo 2023 gli stessi slogan e le stesse parole d’ordine che hanno lanciato in tutte le piazze italiane almeno negli ultimi dieci anni? O fingono di dimenticare il repertorio classico che ha fatto la loro fortuna politica e personale nel tempo oppure sperano che i cittadini/elettori siano affaccendati in altre faccende in molto tale che le future parole d’ordine e i nuovi slogan siano nuovamente digeriti e accolti da coloro che si sentono poi di condividerli. Con una dose di trasformismo e di opportunismo politico ovviamente senza limiti e senza confini.

Ecco perché il cruento evento bellico russo/ucraino da un lato e il cambiamento radicale del nostro panorama politico dall’altro, sono destinati a mutare in profondità gli stessi equilibri politici italiani. E, probabilmente e quasi sicuramente, anche con nuovi leader più credibili e più coerenti nel loro messaggio politico ed elettorale. Lungo questo solco le forze di “centro” riformiste, democratiche, liberali e cattoliche storicamente lontane dal sovranismo leghista e dal populismo grillino, avranno sicuramente un ruolo politico decisivo e determinante da giocare. E il progetto politico di dar vita ad una “federazione di centro” promossa da vari leader politici come Mastella, Renzi, Toti e molti altri ancora, può essere la strada giusta per invertire definitivamente la rotta e contribuire ad emarginare definitivamente quelle sub culture e quelle mode che hanno contribuito a dequalificare la politica, ad impoverire la democrazia e a peggiorare la stessa azione di governo in questi ultimi anni.

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