Fisco, l'inganno delle statistiche

Ogni tanto torna alla ribalta una statistica che mette in evidenza il fatto che in Italia esistano pochi contribuenti che dichiarano un reddito Irpef superiore ai centomila euro per anno e ciò contrasterebbe con la ricchezza posseduta dagli italiani. Obiettivamente facendo una passeggiata per una qualsiasi città d’Italia si possono notare sia case bellissime, sia auto di una certa importanza. I più, questa contraddizione, la spiegano con l’evasione fiscale, ma è proprio così?

In realtà, come detto altre volte, le statistiche possono ingannare se non adeguatamente approfondite. Questa apparente contraddizione più che all’evasione è dovuta alla struttura del sistema fiscale italiano. Il numero di italiani che dichiarano un reddito superiore a centomila euro si riferisce al reddito sottoposto all’Irpef che è una tipologia di reddito, ma ne esistono altre. Nel calderone dell’Irpef finiscono principalmente i redditi da lavoro, ma ovviamente questi non sono la totalità delle entrate di una persona. Immaginiamo il caso più banale ed estremo di un contribuente che non lavori, ma che possegga un milione di azioni Banca Intesa. Quest’anno la società darà un dividendo di 0,0789 per azione che per il milione prima ipotizzato, garantiscono un’entrata lorda di 78.900 euro. Da questi bisogna sottrarre il 26% che si prende lo Stato e otteniamo un introito di 58.386 euro. Una cifra di tutto rispetto. C’è da notare che i dividendi subiscono una doppia tassazione, una prima volta come utili aziendali e una seconda volta quando vengono incassati in cui si paga un altro 26% come ritenuta alla fonte. In questo caso particolare, il contribuente potrebbe versare zero Irpef, ma vivere più che dignitosamente. Questo è un caso particolare, ma ci sono mille combinazioni possibili da cui potrebbe derivare un reddito Irpef basso, ma un reddito complessivo alto e in ogni caso pagando le imposte.

Altro caso è la cedolare secca sugli immobili, ma quello che può succedere frequentemente è che il reddito principale di una persona sia quello di impresa e che quindi prenda vie diverse rispetto alla tassazione dell’Irpef. Un imprenditore potrebbe decidere di avere uno stipendio basso come amministratore della sua società e lasciare gli utili in azienda o decidere di avere una parte del reddito in natura, per esempio, acquistando un’auto tramite la società e così via. Esiste il caso di alcune aziende più grandi che gratificano i dipendenti con alcuni compensi accessori che vanno dalla polizza sanitaria per la famiglia fino all’uso quasi gratuito di un’auto per quadri e dirigenti o borse di studio per figli fino al caso degli amministratori delegati che ricevono come compenso le azioni della società. In questi casi lo stipendio che finisce nella dichiarazione dei redditi è una parte del reddito complessivo del lavoratore. Potendo usufruire di un’auto aziendale per esempio si può fare una vacanza in più o acquistare un’auto più costosa da usare nei fine settimana.

Non siamo esperti fiscali, ma è evidente che le imposte colpiscono tutti, con l’Irpef che rappresenta solo una parte della tassazione complessiva a cui è sottoposto il cittadino italiano. Una semplificazione del sistema fiscale tornerebbe piuttosto utile.

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