CENTRODESTRA

Il ricorso al Tar (per ora) rimane.
FdI tiene sulle spine gli alleati

Meloni usa la diatriba piemontese come ritorsione per le vicende nazionali. A livello locale nessuno ha interesse a rompere, a poche settimane dal voto. Quindi tutto viene rinviato: ritiro dell'esposto e decadenza di Bongioanni

È una calma apparente quella che si respira tra i banchi di Palazzo Lascaris. La pace imposta da Alberto Cirio si è rivelata ben presto una tregua (armata). Il ricorso al Tar di Fratelli d’Italia contro la modalità di elezione dell’Ufficio di presidenza (una ripicca per non aver ottenuto la vicepresidenza) non è ancora stato ritirato, anzi il capogruppo Paolo Bongioanni ha fatto sapere che non lo ritirerà finché da Roma non gli chiederanno di farlo. E per il momento pare proprio che l’ordine di Giorgia Meloni sia l’opposto: tenere alta la tensione con gli alleati finché non si saranno pacificati altri fronti a partire da quello siciliano. E da bravo soldato, Bongioanni in Piemonte sta tenendo duro a costo di indispettire ancora di più gli alleati, ma soprattutto di finire sotto le grinfie della Giunta per le incompatibilità, dal momento che con la sua azione giudiziaria di fatto il numero uno di FdI nel parlamentino piemontese ha aperto un contenzioso con l’ente che rappresenta. Posizione almeno potenzialmente sdrucciolevole stando alla legge.

Lo scorso 6 maggio, durante l’ultima giunta politica, il governatore aveva indicato la soluzione: ritiro del ricorso e stop alla procedura avviata dalla Giunta facendo disertare la seduta dai consiglieri di maggioranza. Un accordo suggellato a Novara da un incontro tra i segretari regionali dei due principali azionisti della maggioranza: Riccardo Molinari per la Lega e Fabrizio Comba di FdI, supportato dal deputato meloniano Gaetano Nastri (presenza dettata anche da esigenze novaresi, visto che i Fratelli iniziano a soffiare un po’ troppo sul collo del sindaco leghista Alessandro Canelli). Un giurin giurello che fatica a tradursi in un patto. E così tutto torna in stand by.

A livello locale nessuno ha interesse a far scoppiare il bubbone, soprattutto ora che mancano meno di tre settimane alle elezioni amministrative in cui il centrodestra è spacciato a Cuneo, vede traballare Alessandria e non sfonda ad Asti. Solo per citare i capoluoghi. Tra domani e mercoledì ci sarà un nuovo vertice a Roma tra i vertici piemontesi: per la Lega Molinari, per Forza Italia Paolo Zangrillo e per Fratelli d’Italia Comba assieme a Francesco Lollobrigida, potente responsabile dell’Organizzazione nazionale del partito, tra gli uomini più vicini alla ducetta della Garbatella, a dimostrazione di quanto per FdI questa disputa sia tutt’altro che una bega regionale. Un incontro dal quale difficilmente si uscirà con un appeasement e men che meno con una rottura: più probabile un ennesimo rinvio. Ben sapendo che tanto la sentenza del Tar non è questione di giorni né di mesi e che una eventuale sentenza difficilmente potrà essere pronunciata entro la fine della legislatura.

Ma il ricorso non è l’unica questione che tiene banco nel centrodestra. Anche su Allontanamento Zero, il provvedimento che nelle intenzioni dovrebbe stringere le maglie degli affidi (do you remember Bibbiano?) le acque non si sono affatto chetate. Dopo la promessa di dar vita a tavoli di mediazione e gruppi di lavoro non ci sono stati progressi e i rapporti tra l’assessore leghista Chiara Caucino e il collega di FdI Maurizio Marrone sono ancora ai minimi termini. Lei non ha intenzione di ridiscutere i quindici emendamenti con cui ha modificato il testo condiviso a suo tempo con la maggioranza, lui l’aspetta al varco pronto a dare battaglia, anche in aula se necessario. E infatti il provvedimento per ora giace in un cassetto e difficilmente verrà tirato fuori prima delle elezioni. Quanti nodi verranno al pettine dal giorno dopo. E se i risultati non saranno quelli sperati non è da escludere una ulteriore escalation.

print_icon