Salone Libro: Petrini, al Lingotto? Torino non offre altro

Quando si tratta di organizzare grandi manifestazioni fieristiche "al chiuso" la città di Torino "non offre molto" dal punto di vista dell'adeguatezza delle sedi. Lo ha affermato Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, nel corso della testimonianza che oggi ha reso in tribunale al maxi-processo (dove fra i 19 imputati compaiono l'ex sindaco Piero Fassino, l'ex patron Rolando Picchioni, l'ex assessore regionale Antonella Parigi e Giovanna Milella, ex presidente della Fondazione) per la vecchia gestione del Salone del Libro. Fra le circostanze al vaglio dei giudici ci sono i retroscena dell'affidamento della gestione della kermesse libraria del 2015 alla società francese Gl Events l'allestimento nei padiglioni di Lingotto Fiere. A richiesta delle difese, Petrini ha dedicato un cenno al lungo periodo in cui il Salone del Gusto aveva trovato ospitalità al Lingotto. "C'erano delle criticità - ha raccontato - che esplicitammo più volte ai responsabili. Molte cose non funzionavano e i costi erano rilevanti. Nel 2016 decidemmo di portare la manifestazione all'aperto e andammo al Valentino, dove andò tutto bene. Per onestà devo aggiungere che nel 2018, dopo una ricontrattazione, tornammo al Lingotto. La città non offre molto. Ma quest'anno, in settembre, saremo al Parco Dora".

Le ragioni della scelta del Salone del Libro di proseguire il rapporto con Gl Events sono state affrontate nel corso della testimonianza di un avvocato, Andrea Castelnuovo, che lavorò ai contratti per conto della Fondazione per il Libro. "Picchioni - ha affermato - mi disse che non nutriva particolari simpatie né per il Lingotto né per la società francese. L'ipotesi di un cambio di sede lo attraeva. So che fu fatto un sopralluogo al Palalpitour, che pero' risulto' inadatto: fra l'altro, parcheggi e collegamenti con i mezzi pubblici erano insufficienti. Lo stesso Picchioni, peraltro, mi riferì che secondo l'assessore alla cultura dell'epoca, Maurizio Braccialarghe, il problema era che se le fosse stato tolto il Salone, Gl Events avrebbe lasciato Torino privando la città di un partner fondamentale. Probabilmente quello era un sentimento diffuso". Castelnuovo ha detto che già nel 2011 aveva manifestato perplessità sull'affidamento diretto del Salone a Gl Events. "Ero del parere che si dovesse procedere con una gara a evidenza pubblica. Lo ripetei nel 2014 e fui incaricato di preparare una bozza del bando. Dopo il contatto con il Palalpitour, Picchioni però fece presente che cominciando a novembre o dicembre la procedura sarebbe terminata troppo a ridosso dell'edizione 2015. Quindi decise di posticipare l'operazione al 2016. Il punto è che organizzare il Salone del Libro è una cosa enorme: bisogna tessere contatti a livello mondiale con soggetti che possono essere piuttosto complicati. Loro dicono che quando finisce un Salone, il giorno dopo bisogna già lavorare all'edizione successiva".

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